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"Valtellina: sanità agonizzante", la denuncia dei medici

L'amara fotografia in una conferenza stampa intersindacale: "In tre anni persi 127 professionisti. Il personale medico, al 31 maggio, ha accumulato 256.127 ore lavorate non retribuite (più di 800 ore pro capite), mentre, al dicembre 2021, ha accumulato 15522 giorni di ferie non godute (49 giorni pro capite)"

Il diritto alla Sanità in provincia di Sondrio è in pericolo. A testimoniarlo, attraverso un incontro con la stampa, ritenuto un "atto dovuto", i rappresentanti sindacali dei dirigenti medici e sanitari di Asst Valtellina e Alto Lario, per "rappresentare l’opinione degli operatori qualificati di un settore oggetto di fortissime criticità, settore cruciale per le necessità di tutti i cittadini della nostra bellissima e mal servita Valle". 

La questione è complessa. È per questo che i medici - rappresentanti di ANAAO ASSOMED, AAROI EMAC, CGIL MEDICI, CISL MEDICI, FASSID, FESMED, FM UIL FPL e FVM FIALS MEDICI - hanno deciso di "metterci la faccia", per aiutare la popolazione a comprendere il difficile stato in cui versano gli ospedali locali, lontano dall'acceso dibattito pubblico che oramai da anni scalda gli animi dei valtellinesi e dei valchiavennaschi.

"Negli ultimi tempi abbiamo ritenuto poco costruttivo assumere pubblicamente posizioni che illustrassero il nostro punto di vista riguardo la sanità provinciale, ma di fronte al susseguirsi di pubbliche dichiarazioni provenienti dal mondo della politica, dalla direzione aziendale e da varie associazioni di cittadini, riteniamo ora opportuno intervenire in qualità di intersindacale della dirigenza medica e sanitaria tutta con l'intenzione di offrire un contributo all’analisi della situazione intercorrente, illustrando gli aspetti, che a nostro avviso, sono alla base del malessere che sta coinvolgendo la cittadinanza ma anche in egual misura gli operatori sanitari", hanno dichiarato. 

Contesto Nazionale 

Se la gestione degli ospedali oggigiorno è quanto mai complicata lo si deve a scelte sbagliate. "Dalla metà degli anni Ottanta ad oggi, si sono susseguite leggi nazionali e regionali che hanno determinato periodi di tagli lineari sulla spesa sanitaria, con conseguente progressiva diminuzione numerica di posti letto e di personale, in particolar modo nella sanità pubblica in Lombardia dove più forte è stata la spinta verso una sanità privata convenzionata. Da anni i sindacati della Dirigenza Medica e Sanitaria denunciano la carenza numerica di nuovi laureati e soprattutto di nuovi specialisti medici; la politica nazionale avrebbe dovuto infatti prevedere l’uscita dal SSN dell’enorme numero di medici specialisti che si sta verificando negli ultimi tempi; da anni, per mantenere le prestazioni da erogare, il personale medico e sanitario rinuncia a giorni di ferie e di riposo, accumulando milioni di ore di lavoro non retribuito. Questa condizione ha portato al progressivo allontanamento dei medici e dei sanitari dal servizio pubblico, non venendo più ritenuto sostenibile questo eccessivo carico di lavoro".

Difficoltà locali 

ASST Valtellina ed Alto Lario non si sottrae a queste dinamiche: dal primo gennaio 2019 al 31 luglio 2022 la dirigenza medica e sanitaria è passata da da 443 a 316 unità (127 unità, il 28,7% in meno) e sono già in previsione ulteriori uscite per pensionamenti e trasferimenti presso altre aziende ospedaliere. Il personale medico aziendale, al 31 maggio 2022, ha accumulato 256.127 ore lavorate non retribuite (più di 800 ore pro capite), mentre, al 31 dicembre 2021, ha accumulato 15522 giorni di ferie non godute (49 giorni pro capite). "Tale situazione si è tradotta e si traduce nel fatto che i servizi al cittadino sono stati sempre garantiti solo grazie alla fattiva presenza e all’abnegazione del personale tutto, che è riuscito tra enormi difficoltà ad evitare interruzioni del pubblico servizio", hanno aggiunto i sindacalisti. 

REPARTO 2019 2022
ANESTESIA E RIANIMAZIONE 34 24
CARDIOLOGIA 16 8
NEUROLOGIA 10 2
ORTOPEDIA 14 10
GINECOLOGIA OSTETRICIA 24 15
PNEUMOLOGIA 8 2
PRONTO SOCCORSO 15 12
RADIOLOGIA 21 13
UROLOGIA 10 5
Il numero di medici presenti attualmente in alcuni reparti di ASST Valtellina e Alto Lario rispetto all'anno 2019

"Non si può certo imputare alla Direzione Aziendale il fatto di non aver cercato di sanare la situazione; sono stati indetti molteplici concorsi pubblici, che nella maggior parte dei casi sono andati e vanno deserti; inoltre, la maggior parte dei pochi candidati vincitori di concorso e accettanti, appena ne ha la possibilità, si trasferisce presso altre destinazioni meno disagiate, dove l’attività lavorativa viene svolta in un unico presidio ospedaliero e non su più presidi distanti tra loro decine di chilometri. Di conseguenza, alcune unità operative garantiscono tuttora i servizi su più presidi ospedalieri, pur avendo i numeri sufficienti per poterli garantire a malapena in uno solo di questi. Il lavorare costantemente a organico ridotto ha inevitabilmente pesanti ripercussioni sull'utenza: sia nell'allungamento delle liste d'attesa per visite ambulatoriali, prestazioni diagnostiche strumentali ed interventi chirurgici, sia nell'allungamento dei tempi di attesa nei Pronto Soccorso e nei Punti di Primo Intervento" hanno spiegato i medici. 

La mancanza di personale ha obbligato l'azienda sanitaria guidata da Tommaso Saporito, data la gravità della situazione, "per cercare di mantenere gli standard minimi di accreditamento dei presidi ospedalieri", si è vista costretta ad ingaggiare professionisti extraziendali (cooperative e liberi professionisti) attraverso "onerosi appalti" con ulteriore aggravio di spesa. 

Attualmente, infatti, in ASST sono appaltati: i servizi di Pronto Soccorso di Sondalo e Chiavenna, la Guardia di Ortopedia di Sondalo e di Sondrio, la Guardia di Cardiologia di Sondalo e di Sondrio, la Guardia di Pediatria di Sondalo, la Guardia di Ginecologia di Sondalo, parzialmente il servizio di Emodinamica a Sondrio; a breve si aggiungeranno la Radiologia e parzialmente la Guardia anestesiologica di Chiavenna. "Malgrado ciò per alcune unità operative, come la Neurologia, neanche questa ricerca ha potuto garantire il reperimento del personale necessario al mantenimento delle prestazione precedentemente erogate (questo spiega la temporanea chiusura della Stroke Unit)". 

Cambiamenti necessari

Difficile immaginare un futuro  per gli ospedali della provincia di Sondrio senza un cambio di passo. "In queste condizioni pare del tutto evidente come non ci sia alcuna possibilità, nella nostra provincia, di mantenere l’organizzazione ospedaliera attualmente esistente; a livello nazionale, le strategie messe in campo negli ultimi due anni (in primis l’aumento dei posti nelle scuole di specializzazione) daranno i primi frutti non prima di 4-5 anni; a livello regionale, la tanto decantata “sanità di montagna” pare aver generato, fino ad ora, cittadini di serie B, ai quali non può venir garantito il rispetto dell’Art. 32 della Costituzione, che tutela come fondamentale il diritto alla salute; a livello locale, la mancanza di una vision comune tra tutte le istituzioni e i vari comitati nati negli ultimi anni, ha portato a nostro parere a prese di posizione che sono carenti di una progettualità razionalmente sostenibile, mancando una prospettiva globale che comprenda, in maniera aderente alla realtà, la medicina del territorio e il servizio di emergenza-urgenza".

È la gestione politica di Regione Lombardia il grande "imputato". "Negli anni abbiamo ascoltato una sequela di dichiarazioni 'politiche', valide forse in una campagna elettorale ma totalmente destrutturate dalla realtà quotidiana, con promesse che rimandano alla creazione di nuovi servizi che appaiono al momento come scatole vuote, o che garantiscono una capillarità dei soccorsi extraospedalieri che nessuno può garantire. Se è comprensibile la richiesta dell’utente di avere il più vicino possibile a casa un 'ospedale' con tutti i servizi, non è comprensibile nè giustificabile che chi ha un ruolo pubblico non spieghi alla popolazione che questa richiesta, pur legittima, non è, stante il momento, né razionale né percorribile". 

L'obbiettivo di "alzare la voce" è chiaro. "È nostro dovere fotografare 'dal di dentro' la situazione: al momento, non vi è nè la forza politica, né la capacità organizzativa, nè la disponibilità di risorse professionali per mantenere l’esistente. Ci ha fatto molto male leggere che i reparti chiudono 'per ferie'. Siamo passati, in meno di due anni dall’essere 'eroi' (e non lo eravamo, nè lo volevamo essere), all’essere additati come 'fannulloni' (e non lo siamo, nè mai lo saremo). Siamo semplicemente professionisti della salute, orgogliosi della nostra mission, consapevoli del nostro ruolo, e chiediamo a gran voce di essere messi nelle condizioni di poter dare il nostro meglio, senza dover ricorrere a ritmi e modalità di lavoro insostenibili, che ci stanno trasformando a nostra volta in 'pazienti'. Il nostro grido di allarme riguarda la messa in sicurezza del sistema sanitario provinciale, un principio di buon senso per poter garantire la salute del cittadino e anche la salute, la sicurezza e la dignità degli operatori della sanità".

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