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Soddisfazione molto parziale / Bormio

Tangenzialina dell'Alute: Italia Nostra non abbassa la guardia

Dopo la scelta di rinviare la decisione definitiva sul progetto a dopo il 2026, l'associazione ambientalista rilancia: "Solo un rinvio che non implica necessariamente la salvezza della piana"

Non canta vittoria la sezione di Sondrio dell'associazione ambientalista Italia Nostra dopo la decisione, emersa ieri nel corso di un incontro tra l'assessore regionale Massimo Sertori e l'amministrazione comunale di Bormio, con in testa il sindaco Silvia Cavazzi, di rinviare a dopo le Olimpiadi del 2026 ogni decisione sulla realizzazione della tangenzialina dell'Alute per dare priorità ad altre opere olimpiche.

Secondo l'associazione ambientalista, infatti, questo rinvio non significa automaticamente salvezza della piana: "Alla luce delle ultime dichiarazioni emerse a seguito del recente incontro avvenuto a Bormio tra il sindaco Silvia Cavazzi, gli assessori e i consiglieri di Bormio e Massimo Sertori, assessore regionale agli enti locali, montagna e risorse energetiche e utilizzo della risorsa idrica, Italia Nostra rinnova il suo impegno per la tutela della piana dell’Alute affinché rimanga intatta. L’incontro avvenuto l’8 agosto ha posto in luce una serie di questioni che sollevano dubbi sulla coerenza delle decisioni prese e sull'attenzione verso le priorità effettive in vista dei Giochi Olimpici - così si esprime Italia Nostra in un articolato comunicato stampa -. La scelta di concentrarsi su altre opere e rimandare la tangenzialina sembra avere implicazioni significative per la riuscita degli eventi e per il futuro sviluppo della comunità e del territorio. Il dietrofront politico sulla tangenzialina dell'Alute non implica automaticamente la salvezza della piana stessa, ma rappresenta soltanto un rinvio della realizzazione del progetto. Questo rinvio non offre garanzie definitive sulla risoluzione dei presunti problemi di traffico, i cui dati di impatto non sono stati resi noti al pubblico".

"Oltre alla polemica sull'opportunità di questa infrastruttura stradale, con la possibile considerazione di alternative, è cruciale focalizzarsi su un aspetto: il dietrofront sembra essere mosso principalmente da motivi organizzativi anziché dalla reale considerazione delle preoccupazioni della popolazione di Bormio, che si è opposta con determinazione a tale intervento - prosegue il comunicato -. Questa situazione rimette in discussione il concetto di democrazia partecipativa. Il fatto che il volere dei cittadini sia stato praticamente ignorato, nonostante la mobilitazione generale e la richiesta di un referendum, solleva interrogativi profondi sul processo decisionale. La bocciatura del referendum sulla base di un parere non vincolante, caratterizzato da argomentazioni giuridiche deboli, sembra non tenere in considerazione il desiderio dei cittadini di influenzare il destino delle proprie comunità".

"In ultima analisi, mentre il dibattito sulle infrastrutture e le opere viarie può essere legittimamente controverso, è essenziale garantire che le decisioni prese rispecchino adeguatamente la volontà dei cittadini e tengano conto dei loro interessi e delle loro preoccupazioni. La democrazia richiede un ascolto attento e rispettoso delle voci dei cittadini, soprattutto quando si tratta di progetti che possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana e sull'ambiente delle comunità coinvolte. Va sottolineato ulteriormente che opere viarie di portata devastante, come la proposta tangenzialina, non rappresentano affatto un vero sviluppo socio-economico del territorio, come spesso viene dichiarato. Al contrario, tali progetti possono avere effetti negativi profondi sull'economia locale e sull'ambiente circostante. L'idea che tali infrastrutture possano promuovere la crescita economica è basata su una visione limitata e superficiale dello sviluppo. Il consumo di suolo causato da queste opere può portare a una serie di conseguenze negative. La distruzione di terreni fertili e coltivabili può comportare una diminuzione della qualità e della quantità dei prodotti agricoli locali. Ad esempio, la riduzione della disponibilità di terreno per la coltivazione di foraggio di alta qualità minaccia la produzione di prodotti caseari pregiati come il casera locale, che richiede ingredienti prodotti in loco secondo rigorosi disciplinari europei. Un territorio che si basa sull'industria del turismo e sulla produzione enogastronomica dipende da un equilibrio delicato tra ambiente naturale e attività umane. Il consumo di suolo causato da infrastrutture su larga scala può danneggiare irreparabilmente l'ecosistema locale. La diminuzione di terreni coltivabili e la distruzione di habitat naturali possono influenzare negativamente la biodiversità e compromettere le risorse naturali su cui si basano molte delle attività economiche della zona".

"Pertanto, è importante considerare attentamente gli impatti a lungo termine di tali progetti e valutare se gli eventuali vantaggi a breve termine possano essere bilanciati dai danni ambientali e socio-economici a lungo termine. Invece di sacrificare terre fertili e risorse naturali per infrastrutture su larga scala, dovrebbe essere promosso un approccio sostenibile allo sviluppo che tenga conto delle esigenze dell'economia locale, della comunità e dell'ambiente. Solo così si potranno preservare le caratteristiche uniche del territorio e garantire un futuro prospero per le generazioni a venire. Italia Nostra continuerà a sostenere le iniziative introdotte e promosse dal comitato per l’Alute invitando tutti quanti a sostenere i ricorsi che stanno per essere depositati".

"A tal fine è stata organizzata una campagna di crowfunding cui ciascuno può contribuire anche solo con una donazione di 5 euro. Basta collegarsi al sito https://www.produzionidalbasso.com/project/vogliono-asfaltare-l-alute-la-piana-verde-dibormio/ e seguire le istruzioni per sostenere questa campagna che non è una lotta dei bormini, ma una lotta di tutti e un segnale agli amministratori che tante volte amministrano il bene comune come se fosse un bene privato". 

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