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Il garante dei detenuti tra ostracismo e disinteresse: "Intervenga il Ministro della Giustizia"

La denuncia della pedagogista Orit Liss: "Non mi è permesso muovermi liberamente nelle visite nel carcere di Sondrio mentre a cappellano e catechisti si. C'è qualcosa da nascondere?"

"Sembra di lottare contro i mulini a vento, ma io al mio fianco non ho nemmeno Sancho Panza". È con questa metafora che il garante dei diritti delle persone private nelle libertà personali del Comune di Sondrio, Orit Liss, descrive la sua attività all'interno e all'esterno del carcere cittadino. Un messaggio amaro a dimostrazione di come sia difficoltoso entrare in relazione con l'istituzione carceraria, oltre che con l'Amministrazione comunale, definita "incapace e immobile".

"Il garante, impossibilitato a svolgere il proprio ruolo in maniera indipendente, come sottolineato nelle precedenti comunicazioni, non è in grado di produrre una relazione oggettiva e pertanto ribadisce i concetti già esposti e i dubbi ai quali non ha ricevuto alcuna risposta. Chiede, come già fatto in altre comunicazioni, l'intervento del Ministro della Giustizia", ha scritto la pedagogista nella sua annuale relazione, indirizzata al Consiglio comunale, facendo riferimento a quanto già denunciato nel 2022.

Nelle ultime settimane, dopo una lunga assenza di oltre un anno, la garante è ritornata nel carcere di via Caimi ed ha potuto incontrare due detenuti dei circa 30 oggi presenti. Un numero esiguo che non soddisfa. "Nonostante il mio ruolo ed il mio background non vengo coinvolta nelle questioni, mi tengono all'oscuro di quanto avviene in carcere. La mancanza di coordinamento è assoluta, anche in progetti di indubbio valore in cui nessuno mi ha mai coinvolto. Il Comune dice che il mio è un ruolo importante, ma in realtà nessun muove un dito per migliorare le cose. Sono stufa di fare promesse che non mi è concesso mantenere", denuncia a SondrioToday Orit Liss.

All'interno del carcere Orit Liss non si può muovere liberamente e l'ostracismo ricevuto è evidente. "In ogni mia visita non vengo mai lasciata sola. Mi accompagnano in tutti i miei spostamenti, come se potessi rubare nelle celle. Eppure il cappellano della casa circondariale (don Alessandro Di Pascale, ndr) e i suoi collaboratori sono liberi di muoversi senza alcuna limitazione. Una volta addirittura ho visto una signora, una catechista, entrare nelle celle da sola e mi sono chiesta: 'Perchè lei si ed io no? C'è qualcosa da nascondermi o lei è più affidabile di me?'". Per evitare disguidi e problemi al personale carcerario alla garante è stato imposto di comunicare, in via esclusiva, con la direttrice del carcere, Carla Santandrea.

Se dall'istituzione carceraria non ci si può aspettare sensibilità verso i casi singoli, spetterebbe al Comune di Sondrio dedicarsi all'educazione e al reinserimento dei detenuti. Ne è convinta la garante dei diritti. "Spetta al Comune, tramite la mia figura, conoscere le situazioni, oltre che la struttura. Eppure a nessuno sembra interessare il futuro di queste persone. Conta solo rinchiuderle in carcere senza dar loro una prospettiva. È più semplice così, dimenticandoli. Se non li attrezziamo, dando loro gli strumenti educativi necessari, utili per un reinserimento vero in una società mutata durante la loro detenzione, torneranno dentro subito. Anche le famiglie vorrebbero denunciare questa cosa ma hanno paura di ritorsioni".

È stanca Orit Liss. "In questi anni ho perso moltissimo tempo prezioso. Sono stufa di operare nella 'nebbia'. Nessuno ascolta me e i detenuti perchè a nessuno, veramente, interessa delle loro sorti. Devo valutare se voler proseguire". Nei prossimi giorni il Comune del capoluogo, prima con la Commissione competente poi con il Consiglio comunale, affonterà il tema.

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