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Adesso basta!

Nuova Sondrio poco valtellinese? "Polemica assurda e che non ha ragione di esistere"

Il presidente Michele Rigamonti e il ds Christian Salvadori tornano, sperando che sia l'ultima volta, sulla questione che sta attirando varie critiche nei loro confronti

Ormai da mesi, ogni volta che la Nuova Sondrio calcio completa un acquisto sul mercato oppure ogni domenica alla lettura della formazione biancazzurra, non mancano gli appassionati e i tifosi che storcono il naso e non risparmiano critiche (molto spesso attraverso successivi e  interminabili botta e risposta sui social) alla società del presidente Michele Rigamonti per continuare a puntare su calciatori non valtellinesi e che provengono da fuori provincia o, molto spesso, dall'estero.

Critiche che sono tornate alla ribalta visto il non felicissimo momento sul campo della Nuova Sondrio, che ha tra l'altro portato all'esonero di mister Fabio Fraschetti e alla sua sostituzione con Ruben Dario Bolzan, e visti i colpi "internazionali" piazzati nel corso del mercato invernale dal ds Christian Salvadori.

Ora, però, sia il presidente Rigamonti, sia il ds Salvadori vogliono porre fine una volta per tutte proprio a queste critiche ritenute ingiuste ed "anacronistiche": il loro lavoro è svolto esclusivamente per il bene della Nuova Sondrio e anche i calciatori valtellinesi, come dimostrato dall'ultima gara contro il Leon, se e quando lo meritano, hanno l'opportunità di emergere e trovare spazio. Entrambi i dirigenti lo hanno sottolineato con forza e a gran voce durante la presentazione del nuovo tecnico della formazione Juniores Sergio Zanetti, che ha preso il posto del dimissionario Tiziano Togni, e la cui nomina non ha mancato di suscitare altra bagarre soprattutto sui social network.

“Ci vuole pazienza – ha ricordato Rigamonti -. La Nuova Sondrio Calcio è partita tre anni fa senza un giocatore, pochi o nessuno poteva immaginare dove siamo oggi. Ho fatto una promessa: di riportare questa società in serie D entro il 2026, manca ancora una categoria, ma l’impegno c’è, i giocatori ci sono, si cresce giorno per giorno. Il progetto è a lungo termine e soprattutto nelle giovanili bisogna lavorare tanto per avere dei giocatori anche valtellinesi da portare in prima squadra. Comunque, domenica tra i migliori in campo avevamo tre giocatori valtellinesi che insieme non facevano 60 anni, ovvero D’Alpaos, Muletta e Maffia: questo significa che con il tempo i giovani possano trovare spazio e acquisire quella mentalità e quei valori che sono alla base della nostra attività”.

“Noi siamo aperti a tutti. All’interno del gruppo della prima squadra abbiamo ragazzi che arrivano da altri Paesi, quindi c’è un discorso di integrazione, di umanità che va al di fuori dello sport – ha proseguito con vigore Rigamonti -. Sono valori ben più importanti del risultato della domenica. Siamo riusciti a creare una grande famiglia e quando un giocatore di qualsiasi nazionalità arriva da noi, capisce che siamo cittadini del mondo. Essere ancora qui oggi a discutere sulla provenienza dei giocatori è assurdo e non vorrei più parlarne. Allo stadio c’è la statua di don Bosco, maestro dei giovani, ma non ha mai fatto distinzioni sulla provenienza dei ragazzi. Sono i valori quelli che contano, nient’altro. Le persone di una certa esperienza che stiamo portando nella società devono contribuire alla crescita dei nostri ragazzi, questo è l’obiettivo e di questo stiamo parlando oggi”.

Una posizione, come detto, condivisa anche dal direttore sportivo Christian Salvadori: "Inclusività, accoglienza e apertura mentale sono i valori che insegno a mio figlio - ha evidenziato Salvadori - e qui apro e chiudo una parentesi su un tema che nel 2024 non ha ragione di esistere". 

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