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Cronaca

Droga nei boschi di Caiolo, Postalesio e Bema: la maxi operazione della polizia

Con le indagini “Zona Mia” eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare dalla Squadra Mobile della Questura di Sondrio. Il Procuratore Basilone: "In Valtellina lo spaccio nei boschi è divenuto negli anni preoccupante"

Ancora arresti per spaccio di droga in Valtellina. La Squadra Mobile di Sondrio, nell’ambito di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Sondrio, ha infatti dato esecuzione a 21 misure cautelari (15 custodie cautelari in carcere e 6 misure cautelari degli arresti domiciliari) nei confronti di soggetti di nazionalità italiana e marocchina, ritenuti responsabili di reati di detenzione illecita, trasporto e cessione di sostanze stupefacenti. L’esecuzione delle misure è avvenuta contestualmente in diverse regioni d’Italia con la collaborazione del Settore Polizia di Frontiera di Tirano e delle Squadre Mobili di Milano, Verona, Bergamo, Varese, Pavia, Sassari e Siracusa. Durante l’attività investigativa, sono stati arrestati in flagranza 4 soggetti e sono stati sequestrati circa 2 chilogrammi di sostanza stupefacente, tra eroina, cocaina ed hashish.

Indagini complesse

A spiegare la complessità delle indagini è il Procuratore della Repubblica, Piero Basilone. "Il fenomeno dello spaccio nei boschi è divenuto negli anni preoccupante, per la sua estensione nel territorio valtellinese, in particolare nella Bassa Valle, e per le difficoltà di investigarlo dovute all’accortezza dei responsabili favoriti dalle caratteristiche dei luoghi nei quali viene attuato. L’indagine, iniziata nel mese di marzo 2023, ha avuto il preciso obbiettivo di aggredire questo fenomeno alle fondamenta, ricostruendo i canali di approvvigionamento e i responsabili, per poi identificare e arrestare anche gli autori delle singole attività di spaccio al dettaglio. Per tale motivo, sono stati attentamente pianificati e attuati numerosi e lunghi servizi di osservazione dei luoghi dello spaccio, uniti a ripetuti servizi di pedinamento degli indagati che hanno gravitato in varie zone della Lombardia".

Il video dell'operazione di polizia

L’attività di pedinamento e osservazione, insieme alle intercettazioni, molto difficoltose per i continui cambiamenti delle utenze, intestate sempre a soggetti fittizi, hanno consentito di carpire le abitudini criminose e personali degli indagati, penetrare il sistema illecito e ricostruire la sistematica attività di spaccio di sostanze stupefacenti realizzata nei boschi della Valtellina, in particolare nelle zone di Caiolo, Postalesio e Bema. "Tali luoghi sono stati divisi in zone ben definite da due gruppi di spaccio (gruppo di Bema e gruppo di Caiolo), ben coordinati tra loro. L’indagine ha infatti messo in luce i collegamenti tra i due gruppi di spaccio i quali, per incrementare il giro di affari o soddisfare reciproci bisogni, si sono garantiti una mutua assistenza, anche rifornendosi vicendevolmente di stupefacente ove uno dei due gruppi fosse rimasto senza", prosegue Basilone.

Anche grazie a pazienti pedinamenti, sono stati osservati e ricostruiti numerosi viaggi Bema-Caiolo e Caiolo-Bema, organizzati e realizzati attraverso il concorso di autisti reperiti di volta in volta a seconda della disponibilità. Come pure accertare che, in numerose occasioni, gli spacciatori di Bema e Caiolo sono partiti insieme da Milano e sono arrivati insieme in Valtellina, avvalendosi degli stessi vettori.

L'aiuto dei "vettori"

L’indagine ha permesso, inoltre, di identificare una serie di soggetti che, a vario titolo, hanno agevolato lo spaccio di stupefacenti, così concorrendo nella attività illecita. Innanzitutto, quelli che Basilone chiama “vettori”, pagati per svolgere questo compito, cioè coloro che in varie occasioni hanno accompagnato gli spacciatori da Milano in Valtellina, giungendo sino ai luoghi deputati allo spaccio al dettaglio, al deposito e all’occultamento della droga, del denaro e di strumenti o accessori utili all’attività di spaccio. Per l’assolvimento di tale compito, i vettori hanno ricevuto corrispettivi in denaro o in sostanza stupefacente.

Inoltre, sono stati identificati diversi soggetti che hanno svolto opera di ausilio, con modalità e condotte di vario genere, allo spaccio e agli spacciatori marocchini: fornendo riparo agli indagati nei casi di maltempo, portando nei boschi sostanze da taglio per lo stupefacente, consegnando agli spacciatori ogni genere alimentare (come ad esempio pizze, kebab, birra, champagne e molto altro).

"Si tratta di consapevoli contributi, essenziali all’attività di spaccio, che sono stati garantiti da soggetti nella maggior parte dei casi valtellinesi, profondi conoscitori del territorio e con agevole e immediata disponibilità di mezzi e risorse da mettere a disposizione degli spacciatori marocchini, a condizione di ricevere da questi, in cambio, corrispettivi in denaro o in sostanza stupefacente" evidenzia Il Procuratore della Repubblica.

Misure cautelari e sequestri 

L’indagine, diretta dalla Procura di Sondrio e attuata con paziente e elevata professionalità dalla locale Squadra Mobile coordinata dal commissario capo Niccolò Battisti, è stata portata a conclusione agli inizi dell’estate di quest’anno, con la formulazione di una articolata richiesta di misura cautelare da parte della Procura, integralmente accolta dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Sondrio. L’esecuzione delle 21 misure cautelari e l’operazione complessiva hanno interessato i territori di diverse province del nord e sud Italia.

Sono stati sequestrati soldi in contanti, armi e sostanze stupefacenti (cocaina, eroina ed hashish), tutti nella disponibilità degli spacciatori. Nella fase esecutiva delle misure, inoltre, sono stati arrestati in flagranza 3 soggetti (di cui 2 non destinatari di misura cautelare) per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Al termine delle formalità di rito, i catturati sono stati condotti in varie carceri, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

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