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Domenica, 28 Aprile 2024
parole schiette / Sondalo

Sanità in Valtellina, "Si pensi ai servizi e non ai voti"

Per i rappresentanti del sindacato ANAAO-ASSOMED sono 5 i punti fondamentali su cui intervenire: "Ci vogliono ospedali adeguati ai territori e ai tempi che viviamo, senza dimenticare la medicina di base che va profondamente rivista e ristrutturata"

La situazione della sanità in provincia di Sondrio è grave e parlare chiaro è l'unico modo per evidenziare i problemi e trovare delle soluzioni. Ne sono convinti i rappresentanti del sindacato ANAAO-ASSOMED, il segretario regionale Stefano Magnone, il segretario aziendale ASST Valtellina ed Alto Lario Michele Piavanini e la sua vice, Elisabetta Vitali, firmatari di un nuovo comunicato stampa scritto per fare chiarezza e respingere alcune critiche ricevute.

"In queste settimane le polemiche sulla sanità valtellinese sono tornate più forti che mai, avendo come bersaglio anche i sindacati dei medici e dirigenti sanitari. Proviamo per l'ennesima volta a contribuire alla riflessione con una unica fondamentale premessa: siamo tecnici e non politici, quindi abbiamo le competenze necessarie per curare e immaginare una sanità a prova di scienza e tutto questo senza dover cercare voti. Senza questa premessa è inutile il confronto, perché la palla finirebbe subito in tribuna". Cinque i punti fondamentali, evidenziati dai sindacalisti.

Chiusura di Sondalo e punto nascite

La società valtellinese è cambiata negli ultimi decenni e con lei sono mutati i bisogni di cura.  "Nessuno ha mai detto o scritto che l'ospedale di Sondalo vada chiuso, ma certamente la sanità valtellinese non può replicare quella di 10, 20 o, peggio, 30 anni fa. I bisogni sono radicalmente cambiati e nessuno lo dice (basta guardare la variazione dell'indice di vecchiaia o di natalità negli ultimi 20 anni) ma senza bambini i punti nascita a basso volume sono pericolosi e le pediatrie impossibili da mantenere. Continuare a chiedere servizi ospedalieri senza avere cognizioni di causa serve solo a illudere i cittadini".

Medicina di territorio

Al di là dei presidi ospedalieri per Magnone, Piavanini e Vitali va ripensata la medicina di territorio: "Servono servizi territoriali, tanto più in una provincia a bassa densità abitativa, e nessuno ne parla, se non la Moratti quando inaugura case di comunità senza personale. Si cambia semplicemente la targa sulla porta alla presenza di uno stuolo di sindaci plaudenti ma senza un'idea di cosa ci debba essere dentro queste strutture. Ma, si sa, inaugurare serve a prendere voti".

Alte specialità chirurgiche

Un anno fa, ad agosto 2021, dopo le prime fasi dell'emergenza covid le tre alte specialità chirurgiche (ovvero la Chirurgia Toracica, la Chirurgia Vascolare e la Neurochirurgia), anche su spinta dei sindaci e del territorio, erano tornate al "Morelli" di Sondalo. L'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, aveva così dichiarato a proposito: "Torniamo a efficientare i servizi dell'ospedale Morelli di Sondalo in un'ottica di ascolto, confronto e collaborazione con il territorio".

Una scelta errata per ANAAO-ASSOMED vista la mancanza di personale. "Le alte specialità, in un bacino come la provincia di Sondrio, sono totalmente insostenibili se divise tra due presidi; tutti lo sanno ma nessuno lo dice, tranne i medici che devono garantire i servizi. Ecco spiegate le fughe: quando non ci sono progetti chiari la gente se ne va, stanca di rimbalzare tra un ospedale e l'altro".

No al Morelli autonomo 

È tutta una questione di numeri, se i pazienti di un ospedale sono pochi, gli interventi sono pochi. Ciò limita la professionalità dei medici oltre che l'attrattività della struttura sanitaria stessa. "L'idea di una rinnovata autonomia per il Morelli limiterebbe ulteriormente la sua attrattività perché non potrebbe garantire i volumi necessari per la medicina e la chirurgia moderne. Tutti lo sanno ma nessuno lo dice tra chi deve prendere i voti. Noi lo diciamo perché siamo professionisti della salute e vogliamo che i pazienti siano curati al meglio e nel posto giusto. Queste cose i sindaci non le possono sapere anche se fanno finta di saperle, aiutati in questo da qualche sedicente esperto in malafede. Solo le sinergie e la rete possono salvare la sanità di montagna, come tutta la sanità regionale, anche se la politica lombarda non guarda in questa direzione".

Ambiguità della Regione

Centrale il ruolo della Regione nella "partita sanità", titolare delle scelte. "Regione Lombardia gioca una partita ambigua, perché conosce la insostenibilità delle scelte fatte ma si arrabbia con noi quando facciamo ricorso al TAR perché ha azzoppato il tentativo di creare un DEA di II livello in valle, pur di dar retta a qualche sindaco geloso della storia del proprio ospedale, una storia che non è destinata a ripetersi" hanno aggiunto i sindacalisti.

"In conclusione noi ripetiamo che siamo per la sanità pubblica, sostenibile ed efficace, per la cura tempestiva ed efficiente dei cittadini che hanno un bisogno urgente o emergente. Siamo per ospedali adeguati ai territori e ai tempi che viviamo, senza dimenticare la medicina di base che va profondamente rivista e ristrutturata. Non siamo per la gelosia di campanile e la rivalità cittadina, non ci interessano e ripetiamo che impostare le cose in questo modo può far guadagnare qualche voto ma fa perdere servizi ai cittadini. Siamo disponibili al confronto, ma non siamo in grado di mentire" conclude la nota.

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