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Sanità, la Cgil: "Situazione drammatica ed inaccettabile"

Le parole di Michela Turcatti della Segreteria confederale e della Funzione pubblica Cgil e Ettore Armanasco, Spi Cgil: "E’ giunto il momento di scelte radicali, a tutti i livelli"

“Le recenti denunce dei medici della provincia di Sondrio e delle loro rappresentanze sindacali sullo stato drammatico in cui versano i servizi sanitari evidenziano ancora una volta, con numeri e analisi precise, la drammatica situazione in cui si trovano a dover operare. Una situazione, quella sanitaria locale, che ha pesanti ripercussioni su chi vi opera e su chi si trova a doverne usufruire, in particolare fragili e anziani, e che non risparmia nessun settore, dal territorio, agli ospedali alle Rsa, come da tempo abbiamo denunciato, avendo come risposta da Regione Lombardia solo vane rassicurazioni su presunte eccellenze della 'Sanità di montagna' e inaugurazioni di quelle che rischiano di restare scatole vuote o semi-vuote, quali le Case di Comunità di Bormio e Morbegno, dove non sono coinvolti nemmeno i medici di base”. Queste le parole di Michela Turcatti della Segreteria confederale e della Funzione pubblica Cgil di Sondrio, e Ettore Armanasco, Spi Cgil Sondrio, a seguito del coordinamento sulla sanità tenutosi nella mattinata di giovedì 28 luglio, nella sede di via Torelli a Sondrio.

“Noi siamo convinti che le denunce siano utili e necessarie; se vogliamo risalire la china, è però giunto il momento, non più rinviabile, di costruire delle risposte, da parte delle Istituzioni ai vari livelli, sapendo bene che non esistono soluzioni miracolistiche o immediate, ma consci altresì che è possibile e doveroso dare dei primi segnali di miglioramento e di volontà di restituire condizioni dignitose per questi servizi di vitale importanza. Con questo obiettivo chiediamo che venga convocata l’Assemblea dei Sindaci, dove auspichiamo il nostro coinvolgimento e alla quale garantiamo fin da ora il nostro massimo impegno" hanno continuato i sindacalisti seppur, proprio in giornata, si è venuti a conoscenza della "fase di stallo" in cui si trova lo strumento di confronto territoriale che coinvolge amministratori e autorità competenti proprio in materia di sanità.

"Tante risposte da dare"

Sono diverse le tematiche sulle quali i sindacalisti della Cgil valtellinese pensano sia possibile confrontarsi e dare delle prime risposte. "Per il personale medico, oltre ad incentivi, possono essere favoriti, rapportandosi con l’Università, i tirocini degli specializzandi nelle nostre strutture pubbliche, riportando così la programmazione e la formazione all’interno delle stesse strutture sanitarie pubbliche. Oltre a questo bisogna poi affrontare l’altrettanto drammatica carenza di infermieri, andando a individuare la sede di un ulteriore corso di laurea in provincia, valutando la congruità e valorizzando gli spazi già esistenti, prevedendo gli incentivi per chi si iscrive, quali ad esempio borse di studio che ne coprano i costi. Vi è poi il tema della riorganizzazione degli ospedali, sul quale alta è l’attenzione dell’opinione pubblica e sul quale si sono spese e si susseguono varie voci e posizioni, con proposte a tratti condivisibili, in altri casi non praticabili, ma che ancora non ha trovato risposte credibili”.

"Quello che non è più accettabile – proseguono i sindacalisti da via Torelli - è l’inerzia delle Istituzioni: sappiamo bene che le loro competenze sono limitate e che le responsabilità di questa situazione, voluta per favorire la sanità privata, sono di Regione Lombardia, ma siamo altrettanto convinti che l’impegno e la mobilitazione possano produrre quelle condizioni per risalire la china che tutti vogliamo, partendo da un elemento fondamentale e irrinunciabile: riconoscere il valore e l’insostituibilità del sistema sanitario pubblico. Va respinta l’idea che pone la salute come un valore disponibile alla concorrenza e al mercato. A questo proposito e ben sapendo che l’offerta nel mercato di personale sanitario e non, dai medici specialisti, passando per gli infermieri, agli operatori socio sanitari, è carente rispetto ai fabbisogni e alla domanda, ci si chieda come mai, però, si continuano a trovare laddove si propongono prestazioni autonome a 80/100 € l’ora”.

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“E’ giunto il momento di scelte radicali, a tutti i livelli. Non più rinviabile – conclude Turcatti -, è rilanciare l’idea di un momento partecipato e condiviso per interloquire seriamente con tutti i soggetti del sistema, con l’obiettivo di individuare soluzioni ai problemi e di proporli a chi è chiamato a decidere e intervenire, Regione Lombardia, che dovrà inoltre rispondere dinanzi ai cittadini per una situazione che è tanto drammatica, quanto inaccettabile”.

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