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Case di riposo: "Siamo di fronte a una vera emergenza"

La presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil dopo la denuncia di Uneba della forzata chiusura di 85 posti letto

La denuncia giunta dall'associazione Uneba, che rappresenta una fetta consistente delle ventuno Residenze Sanitarie per Anziani (Rsa) presenti in provincia, sulla forzata chiusura di 85 posti letto ha fatto suonare, sulla questione, l'ennesimo campanello d'allarme per le organizzazioni sindacali confederate (Cgil, Cisl e Uil) della provincia di Sondrio. 

"E' un ulteriore segnale, se ancora ce ne fosse bisogno, dell'emergenza nella quale si trovano ad operare i servizi sanitari ed assistenziali sul nostro territorio per la mancanza di personale, in particolare infermieri e Operatori Socio Sanitari - evidenziano i rappresentanti dei sindacati -. Le Residenze Sanitarie per Anziani (RSA) costituiscono, anche nella nostra provincia, un tassello fondamentale per l'assistenza degli anziani non autosufficienti, e sono ben 1462 quelli in lista per potervi accedere. La chiusura di posti letto ha come prima conseguenza il prolungamento dei tempi di attesa oltre a un abbassamento della qualità dei servizi, un dato che in questa situazione non potrà che peggiorare perché, come viene affermato dagli stessi rappresentanti delle RSA, non si intravvedono possibili soluzioni".

"A questo si aggiunge il mancato riconoscimento, da parte della Regione, del contributo, adeguato, per coprire i costi sanitari, che dovrebbe essere a suo carico - incalzano i sindacati -. Il dato più grave è che tutto ciò accade nell'indifferenza sostanziale della politica e delle istituzioni locali. Ciò non è più accettabile, così come irricevibili appaiono alcune proposte, avanzate da più parti nel corso della recente riunione a cui abbiamo partecipato con Uneba provinciale, di bloccare i concorsi pubblici per evitare un ulteriore esodo di personale dalle RSA agli ospedali. Occorrono soluzioni realistiche e praticabili, non più rinviabili. Da anni lo segnaliamo: vanno migliorate urgentemente le condizioni di chi opera all'interno del socio-sanitario. Le retribuzioni devono essere adeguate, specie alla luce dell'enorme richiesta di personale, la formazione professionale ancora più incentivata e l'organizzazione del lavoro molto più attenta alla distribuzione dei carichi (sempre più pesanti per chi opera nelle Rsa) e rispettosa delle professionalità impiegate, per evitare che operatrici e operatori migrino verso contratti migliori (es: sanità pubblica) o altre realtà maggiormente attrattive.

"Per invertire la tendenza occorrono soluzioni davvero incisive, a partire dalla creazione di una contrattazione di secondo livello territoriale che articoli, contestualizzi e migliori quella nazionale per evitare dumping normativi ed economici tra le diverse Rsa, provando in concreto a limitare la migrazione dei dipendenti, le cui ricadute immediate ricadono inevitabilmente su qualità e continuità assistenziale offerta - si conclude l'appello dei sindacati -. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile che tutte le strutture, indipendentemente dal Ccnl applicato, si riuniscano in un organismo di rappresentanza provinciale delegato e legittimato a trattare il tema della contrattazione con le scriventi organizzazioni sindacali per il tramite, in primis, delle loro categorie di rappresentanza dei lavoratori coinvolti".

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