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Un nuovo branco di lupi nel Parco Nazionale dello Stelvio

Le osservazioni dei ricercatori hanno permesso di accertare la formazione di un nuovo branco di lupi nella località Valgrande

È proprio di questi giorni la dichiarazione dei ricercatori del Parco Nazionale dello Stelvio che annuncia l’avvenuta formazione di un nuovo branco di lupi nel territorio del Parco. Il branco è stato segnalato in Val Grande, dove da tempo, attraverso il monitoraggio con fototrappole e osservazioni sul campo, i ricercatori stavano seguendo una coppia di lupi.

"A maggio avevamo catturato le immagini della femmina incinta, per questo avevamo provato nel corso dell’estate a verificare l’avvenuta formazione del branco attraverso il wolfhowling a cui solitamente rispondono i cuccioli" spiega Luca Corlatti, coordinatore della ricerca del settore lombardo del Parco. La tecnica del wolfhowling, che prevede l’emissione di richiami di lupo nella zona in cui si sospetta la presenza di un branco, viene fatta proprio per verificare la presenza dei cuccioli che generalmente sono quelli più inclini a rispondere al richiamo fittizio. "Durante il wolfhowling però non avevamo ottenuto risposta - prosegue Corlatti  - pertanto, finora, eravamo stati cauti nel dichiarare l’avvenuta formazione del branco che in mancanza di cuccioli non può dirsi tale".

Ora però le fototrappole dei ricercatori hanno immortalato il nuovo branco composto da sei individui. Per capire l’esatta composizione del branco, l’identità e la provenienza degli individui, si renderanno necessarie ulteriori attività di monitoraggio e di analisi genetiche, così come è stato fatto per i precedenti branchi accertati nel Parco. Si tratta probabilmente del quarto branco di lupi che si forma nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio. Il primo, quello del Tonale – alta Val Camonica si è formato nel 2019. A questo si è aggiunto nel 2021 il branco trentino della Val di Peio e nel 2023 si sono formati e riprodotti altri due branchi. La riproduzione del primo dei due, in realtà, è stata accertata in territorio svizzero dai colleghi del Canton Grigioni, ma la coppia era stata più volte foto-trappolata dai Carabinieri Forestali, nell’inverno 2022-23, nella zona delle Valli di Cancano che probabilmente fa parte del territorio del branco. In questo periodo è infine arrivata la conferma della riproduzione anche per il branco della Val Grande in Valcamonica.

"Si tratta di un risultato importante - spiega Luca Pedrotti, coordinatore scientifico dei tre settori del Parco - che da un lato attesta l’efficienza del nostro lavoro di monitoraggio, dall’altro ci mette di grado di produrre informazioni accertate e aggiornate sulla situazione lupo nel Parco, informazioni che possono essere utili tanto a livello nazionale, come valutazione dello stato generale del lupo, che permette di definire le linee gestionali più opportune, tanto per la comunità".

Da molti decenni il Parco svolge attività di monitoraggio sulle diverse specie che abitano il territorio, fornendo dati e informazioni preziose non solo alla conoscenza dell’ambiente e le sue dinamiche, anche in funzione delle variazioni climatiche e delle attività antropiche, ma anche per disegnare azioni di conservazione e gestione efficienti che siano volte tanto alla tutela dell’ambiente stesso quanto alla definizione delle migliori strategie per facilitare l’interazione fra attività umane e fauna. Si segnala, contestualmente, che oggi, al principio della Val Grande, appena fuori dai confini del Parco, è stato segnalato il decesso di un cane ad opera di lupi, riporta il padrone del cane.

Sono in corso le indagini per verificare la dinamica dell’incidente. "La con-presenza di uomo e fauna nello stesso territorio è una questione complessa-  spiega Franco Claretti  - da un lato le direttive europee e le leggi nazionali prevedono la tutela e la conservazione del lupo, dall’altro è necessario lavorare perché il territorio si doti delle migliori misure di prevenzione disponibile per rendere questa coabitazione possibile, e questo è un lavoro complesso e non privo di difficoltà, ma che se affrontato in maniera seria e collaborativa, fra ricercatori e comunità, permetterà di avere un quadro onesto per la definizione delle migliori misure di gestione non solo a livello locale ma su scala nazionale".

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