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Buona la prima

Sondrio Festival: le emozioni della serata inaugurale

Grandi ospiti e la proiezione dei primi tre documentari in concorso

Il meraviglioso mondo della natura si è rivelato al pubblico nelle immagini e nelle parole dei filmati in concorso, ma anche per voce dei grandi ospiti e attraverso le mostre fotografiche. Ieri si è alzato il sipario sulla XXXVII edizione di Sondrio Festival, la Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi: la prima delle sei serate di proiezione ha fatto segnare il tutto esaurito al Teatro Sociale con gli spettatori che con largo anticipo si erano messi diligentemente in coda all'ingresso.

La serata non ha deluso le aspettative grazie alla presenza del volto di Unomattina Massimiliano Ossini e del grande fotografo americano Jim Herrington. A loro è toccata l'apertura dopo i saluti del sindaco di Sondrio Marco Scaramellini, che ha annunciato un'edizione veramente straordinaria, della presidente di Assomidop e assessore alla Cultura Marcella Fratta, che ha espresso la sua soddisfazione per l'inizio della rassegna, e del direttore Simona Nava, che ha augurato buon festival a tutti. Molto applaudito dal pubblico, Ossini ha presentato il suo ultimo libro, "Amico", il primo romanzo, incentrato sulla storia di Gabriele, adolescente nato In città che scopre nella montagna una maestra di vita, prima di introdurre Herrington, presente a Sondrio Festival anche nelle vesti di presidente della Giuria internazionale. Il fotografo ha raccontato la genesi del suo "Climbers", il volume nel quale ha ritratto i grandi vecchi dell'alpinismo mondiale: un lavoro durato vent'anni, iniziato in California e proseguito nel resto del mondo partendo dall'Italia. L'autocritica, "tutti andiamo più veloci", per un concetto che si estende dall'alpinismo alla vita di ogni giorno, e la riflessione, "con tutta questa fretta qualcosa si perde". Un ragionamento condiviso da Ossini, "non stiamo dedicando il tempo a quello che ci sta attorno", che ha raccontato la sua ascesa al Kilimangiaro compiuta in 48 ore perdendosi le emozioni di un'ascesa più lenta.

I documentari in concorso

Nei primi tre documentari in concorso proiettati ieri sera è stato un contraltare di emozioni e preoccupazioni: la vastità dell'Oceano artico e la minaccia dello scioglimento dei ghiacci, l'attivismo di chi vuole salvare le foreste messicane e l'urbanizzazione che avanza, fiori e insetti che vivono in simbiosi nei prati minacciati dal cambiamento climatico. Dalla parte più settentrionale del Canada, una landa desolata che nessuno frequenta, al Messico, in una delle poche regioni verdi rimaste, fino ai prati della Stiria, in Austria. Da una parte all'altra del pianeta le situazioni sono lontane anni luce ma le emergenze si somigliano tutte e richiamano l'uomo all'azione.

In "Alla ricerca di un oceano ghiacciato", ambientato nei territori Nunavut, nella parte più settentrionale del Canada, Diana Kushner e Stephen Smith, hanno documentato la spedizione, condivisa con altri tre compagni, in una delle aree più remote della terra. Intervenuti sul palco, i due registi hanno evidenziato il paradosso di un'area tanto remota, lontanissima dagli insediamenti umani, ma così importante per ogni essere vivente nel mondo. La telecamera segue il tragitto in canoa del gruppo, in condizioni divenute estreme, lungo lo stretto di Nares, sulle tracce della spedizione Lady Franklin Bay, nel 1881, dalla quale tornarono in sette su venticinque. Il gruppo deve rinunciare agli obiettivi di ricerca ma la situazione è sotto gli occhi: la banchisa è frammentata e quando si scioglie lascia spazio all'oceano. Negli ultimi quarant'anni si è persa un'area di banchisa più grande degli Stati Uniti. 

"La Riserva Espiritu Santo", di Adrián Arce, il secondo documentario proiettato, è stato girato nell'omonima area protetta, una delle zone forestali più importanti del Messico, sulla quale incombono l'inquinamento, l'espansione immobiliare e gli incendi. La riserva è stata istituita nel 1994 ma il governo l'ha abbandonata lasciandola alla mercé del disboscamento illegale, ma gli abitanti si ribellano e chiedono direttive per rispettare l'area protetta e goderne appieno, liberandola da moto e auto che sfrecciano lungo i sentieri.

Il prato è una giungla in miniatura: è la definizione che esce dal documentario "Il misterioso mondo dei prati", una produzione austriaca, per la regia di Waltraud Paschinger, che punta la telecamera su insospettabili microcosmi. A sud-ovest di Graz, capoluogo della Stiria, nei campi, si scopre l'indissolubile legame tra farfalle e fiori: un'inestimabile ricchezza che si scontra con il dato della scomparsa del 95% dei prati negli ultimi cinquant'anni per effetto delle coltivazioni intensive e dell'utilizzo dei fertilizzanti. Come fermare il degrado? Creando una sorta di arca di Noè improvvisata per salvare l'habitat naturale dei prati.

Gli spettatori all'uscita hanno ricevuto in omaggio dalla Banca Popolare di Sondrio una copia della nuova monografia della collana "Habitat", inaugurata proprio lo scorso anno a Sondrio Festival, dal titolo "Piante, Uomini e Animali. Un diritto per l'ambiente", presentata sul palco dal consigliere delegato e direttore generale dell'istituto di credito Mario Alberto Pedranzini con la curatrice Mina Bartesaghi.  In un Sondrio Festival che urta per la crudezza delle immagini che documentano le emergenze ambientali, che diverte e che coinvolge non è mancato lo stupore per il "Concert Plant" di Edoardo Taori, che oggi alle ore 16 replicherà ai Giardini Sassi. In un'orchestra che può contare sul ciclamino, particolarmente attivo, e poco sull'orchidea, che ha un metabolismo lento, a produrre note musicali sono le piante attraverso due sensori che rilevano la variazione elettrica.

L'inaugurazione

Nel pomeriggio, la Sala consiglio di Palazzo Pretorio aveva ospitato la cerimonia d'inaugurazione del XXXVII Sondrio Festival, aperta dal sindaco Scaramellini e dalla presidente di Assomidop Marcella Fratta, con la partecipazione del presidente del Bim Alan Vaninetti, del direttore del Parco Nazionale dello Stelvio Franco Claretti, del presidente del Parco delle Orobie Valtellinesi Doriano Codega, di Marusca Piatta del Cai, del viceprefetto vicario Michele Giacomino, del presidente di Fondazione Pro Valtellina Marco Dell'Acqua, di Fabrizio Gusmerini e Pier Antonio Nolo Belina per la Banca Popolare di Sondrio e di Giuseppe Borgonovo per Acinque. Il direttore Simona Nava aveva quindi introdotto il direttore del Muzeum Tatrzańskie Michal Murzyn, per la presentazione della mostra fotografica "Natura e cultura: il museo che protegge", allestita nella Sala "Celestino Pedretti", e Cinzia Ghirardello e Pietro Lenna, che avevano illustrato la mostra fotografica "L'Adda: una visione identitaria", promossa da Crams Lecco con Ersaf e Regione Lombardia, che si può ammirare in piazza Garibaldi.

La seconda serata

Archiviata la prima serata, nel primo dei due weekend in natura di Sondrio Festival, che si arricchisce con "Formaggi in piazza" e "Natura in bellezza" in centro città, cresce l'attesa per la seconda che vedrà sul palco del Teatro Sociale Maria Luisa Cocozza, giornalista del Tg5 e conduttrice della rubrica "L'arca di Noè", e il nomade digitale Gianluca Gotto, autore del libro "Le coordinate della felicità". Due i documentari in programma: "Il tesoro dei Caraibi", di Ana Salceda, sulla barriera corallina del Belize, in Centro America, e "Gorilla gorilla gorilla", di Harald Pokleser, girato nel Loango National Park, in Gabon.

La Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi è organizzata da Assomidop, presieduta dall'assessore alla Cultura, Educazione e Istruzione del Comune di Sondrio Marcella Fratta, e diretta da Simona Nava. Può contare sul sostegno di Regione Lombardia, Provincia di Sondrio, Comunità Montana Valtellina di Sondrio, Fondazione Pro Valtellina e Confindustria Lecco Sondrio. Gli sponsor sono Banca Popolare di Sondrio, Iperal, A2A, Acinque e Pezzini. 

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