rotate-mobile
Blog

Bozzetti sondriesi. Le suore di San Lorenzo

I dossi retici che sovrastano e abbracciano Sondrio sono cinque: Grumello, Moncucco, Masegra, Campoledro (San Bartolomeo) e San Lorenzo. Di quest’ultimo è giunto il momento di parlare, rievocando immagini e impressioni del passato.

     Su questa occidentale balza venne costruito, nell’ XI secolo, un monastero, la cui famiglia apparteneva al ceppo dei benedettini. Fu uno dei più antichi monasteri della diocesi di Como. Passò attraverso le vicende del medioevo e dovette affrontare i drammi e le lacerazioni provocate dalla Riforma protestante. Poi, nel 1805, fu costretto a chiudere i battenti, perché vigevano ormai leggi di ispirazione rivoluzionaria ed illuministica. Il colpo glielo diede, proprio quell’anno, un decreto napoleonico.

     Nel 1888 arrivarono le monache svizzere da Manzingen (suore di Santa Croce), che lo tennero fino ai tempi più recenti (2009). Le religiose si dedicarono all’istruzione delle ragazze. Tenevano una scuola che era una specie di avviamento di economia domestica, ovviamente di natura privata. 

     Mia madre ricordava sempre con nostalgia il periodo giovanile che trascorse sotto l’ala di quelle suore, proprio nel convento di San Lorenzo. Diceva che le monache erano un po’ severe ma premurose, attente alle necessità, non solo spirituali, delle fanciulle. Imparò a cucire, a ricamare, a tenere la casa. Cose che le tornarono utili quando divenne madre di cinque figli. Vanda (così si chiamava la mia mamma) studiò anche nella scuola pubblica dell’obbligo, la cui licenza le permise di venire impiegata in Comune come applicata. 

     Un giorno (verso la fine degli anni ’50) mi capitò di accompagnare mio nonno che doveva portare qualcosa a un suo conoscente di Mossini. Salimmo per la Baiacca e poi lungo la mulattiera che fa da scorciatoia alla strada della Valmalenco. Mi sembrava una salita interminabile, dai risvolti addirittura epici. Sudavo perché faceva molto caldo (doveva essere estate). Quando fummo arrivati sotto il muraglione di San Lorenzo, emisi un sospiro di sollievo, anche se la costruzione incombente mi dava, oltre alla sua ombra, una certa inquietudine. Nonno Celso mi disse: 

     – Adess ‘n ciapa fia’, che ne tuca pasà su amò fin a la gesa de Musin. 

     – È ancora lontana, nonno?

     E lui, in italiano: 

     – No, si fa prima che andare a Chiesa di Valmalenco. 

     Continuai a seguirlo, un po’ preoccupato.

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".

    

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bozzetti sondriesi. Le suore di San Lorenzo

SondrioToday è in caricamento