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Bozzetti sondriesi. La Sassella ed i miracoli

Una volta il nonno mi disse:

      – Car Giuseppe, ‘na perdut el trenu. En turna a ca’ a pè’.

     Avevamo appena lasciato la contrada di Vendolo, dove Celso aveva la vigna. Ma ormai s’era fatto tardi: non saremmo riusciti ad arrivare alla stazione di Castione in tempo per prendere l’accelerato delle 17.35. Quella era l’ora solita per rientrare a Sondrio, dopo una giornata di lavoro per lui e di giochi per me.

     Era una bella serata di maggio. La valle era ancora illuminata dal sole.  

     La proposta del nonno mi impressionò. Non tanto per il fatto che alla stanchezza del giorno si sarebbe aggiunta anche quella di una lunga camminata. Era questa, in sé e per sé, a destarmi qualche preoccupazione. Mi sembrava un’impresa come quella di Marco Polo.

     Dunque, ci avviammo di buon passo, giù verso il Cimitero, per raggiungere la costa dei Grigioni. Tagliammo per vigneti e macchie di robinie verso la contrada Ca’ Bianca e dopo una buona ora di cammino eravamo alla Sassella.

     – Te se strac, eh Giuseppe?

     Annuii. 

     – Cià che ‘n posa ‘n mumentin.

     Ci sedemmo sui gradini del sagrato e lui mi disse che quello era un santuario, dedicato alla beata Vergine dell’Annunciazione. Avevo dieci anni e lì non c’ero mai stato. Allora mi raccontò che la chiesa era molto antica, che era stata costruita nel piano, ma che una notte sparì e fu ritrovata il mattino successivo sullo sperone roccioso dove ancora oggi si trova. La cosa mi riempì di stupore. Così il nonno rincarò la dose, dicendo che la Madonna aveva fatto tanti miracoli in quel luogo e che sarebbe stato opportuno recitare insieme un’Ave Maria, mentre riposavamo. 

    Riprendemmo poi il cammino e giungemmo in città che il sole era tramontato.

    Il nonno era un po’ agitato, convinto che i miei genitori stavano in pensiero per il nostro ritardo. 

    Per molto tempo non mi capitò più di passare per la Sassella. Ma poi mi sono messo a frequentare quel luogo che mi piace tanto. È appartato e nello stesso tempo domina un fondovalle pieno di movimento e di attività. Da quello sperone roccioso lo sguardo spazia. Ti riscalda il sole e ti allietano i vigneti con i loro muretti a secco che si rincorrono come equilibristi lungo la ripida costa. 

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".

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