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Bozzetti sondriesi. Il palazzo del Governo

Nel 1927 ci fu una disastrosa alluvione e molti edifici della città vennero danneggiati in modo irreparabile. In quell’occasione si pensò di costruire un nuovo stabile che contenesse diversi uffici tra cui la prefettura e la questura. Il concorso venne vinto dall’architetto Giovanni Muzio, che diresse i lavori tra il 1933 e il 1935. Nasceva così il Palazzo del Governo, massiccia costruzione dalle forme allora in voga.

     Come tutti i sondriesi sanno, si tratta di un fabbricato di una certa complessità, a pianta rettangolare, con due torri, un porticato, un cortile interno e due giardinetti chiusi, alle estremità nord e sud. Ormai è diventato una delle strutture che rendono tipico il volto della città. Ci passiamo accanto, percorriamo il porticato e spesso entriamo per guardare delle mostre o per partecipare a qualche evento di carattere culturale o politico. 

     Fino a qualche anno fa era anche sede della questura. Quindi si assisteva a un via vai più intenso, dato che questo ufficio è fondamentale per la sicurezza dei cittadini. 

     Quando ero bambino, mi affascinava soprattutto il porticato che attraversa la struttura in tutta la sua larghezza e sbocca sulle vie Vittorio Veneto e XXV Aprile. Mi piaceva percorrerlo perché sembrava che mettesse in comunicazione due mondi in qualche modo diversi. La Vittorio Veneto mi appariva più antica e severa, mentre l’altra, ai miei occhi, aveva qualcosa di moderno, di solare e chiassoso. Passavo con un certo timore davanti ai due carabinieri che sostavano spesso davanti all’entrata ovest, quella su Vittorio Veneto. Spesso indossavano una specie di alta uniforme, con una corta mantellina e un vistoso pennacchio sul cappello. 

     Un giorno, vedendomi correre scompostamente sul marciapiede insieme a un amichetto, il carabiniere alzò la mano verso di me e mi fece un cenno che mi intimidì e che lì per lì non riuscii a interpretare. Mi arrestai subito, il fiato in gola. Poi, il militare mi fece l’occhiolino e disse: 

     – State attenti, bambini! Non scendete dal marciapiede… è pericoloso.

     Carabinieri, prefettura, questura. Presto imparai che quel palazzo, così massiccio e severo, rappresentava tutto il potere che la Nazione esercitava anche sulla mia città.

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".

    

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