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Domenica, 28 Aprile 2024
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Bozzetti sondriesi. Domenica pomeriggio all'oratorio

La pellicola veniva proiettata la domenica pomeriggio, alle quattro, dopo la funzione dei Vespri. Se mancavi in chiesa, il cinema te lo potevi scordare. 

     Quando veniva intonato il “Tantum Ergo”, i ragazzi diventavano impazienti. Li attendeva John Wayne sul suo cavallo pezzato, con la fondina leggermente ripiegata sulla natica destra, gli occhi socchiusi e il cappello un po’ a sghimbescio. 

     “Sentieri Selvaggi”, “Ombre Rosse”, “Il Massacro di Fort Apache”, “Rio Bravo”, “Soldati a cavallo”, “I Magnifici Sette” sono tutti film che vidi per la prima volta all’oratorio San Rocco di Sondrio. Oggi so che sono capolavori, non solo del genere western. A quel tempo erano, per noi ragazzi, promesse di sparatorie, cavalcate leggendarie, inseguimenti fra cactus e rocce baciate dal sole, in bianco e nero o in technicolor. E io mi chiedevo che cosa ci stessero a fare le donne, in quelle storie. Mi sembravano delle palle al piede. Secondo me, servivano solo a rallentare la narrazione, provocando un fastidioso brusio in sala. Quando poi si avvertiva l’immancabile taglio, o salto della pellicola, partiva addirittura qualche fischio. Lo intuivamo: le donne, sullo schermo, non facevano solo chiacchiere inutili.

     Prima che fosse costruito l’odierno edificio che ospita il teatro dei Salesiani, le proiezioni venivano effettuate in un brutto capannone, il cui muro meridionale confinava con la via Don Bosco. Sull’altro lato c’erano due ippocastani che lasciavano cadere i loro ingannevoli frutti: le “castagne matte”.

     L’ampio cortile dell’istituto era spoglio, in gran parte sterrato, assolato d’estate, pieno di pozzanghere nelle giornate piovose. Qui noi venivamo per il cinema domenicale o per altre particolari occasioni; il resto del tempo, naturalmente, lo trascorrevamo in oratorio. 

     La domenica dopo pranzo, la mamma dava cinquanta lire a me e a mio fratello Lorenzo. Dovevano bastare per un gelato e per il biglietto del cinema. E non c’era da fare i furbi, perché all’entrata si controllava meticolosamente. Quando si presentava l’Ermete, poi, l’accesso veniva gestito con il massimo rigore.

     I Salesiani ci facevano vedere, oltre al western, film di guerra, commediole che oggi diremmo “per famiglie”, film di argomento biblico o di storia romana, ma solo quelli dove in qualche modo c’entrava Gesù… tipo “Quo Vadis” o “La tunica”. Vi sembrerà strano, ma non furono mai proiettati i film di Totò, né i cosiddetti “peplum”, le pellicole mitologiche alla Maciste, per intenderci. Troppo scollacciati, troppo sensuali. 

Aspettavamo quell’appuntamento settimanale con trepidazione. Fin dal pomeriggio del sabato, cercavamo di interpretare la locandina che veniva affissa nella sala giochi. Uscendo dal cinema, correvamo nel campo dell’oratorio, ci mettevamo all’inseguimento dei banditi. Immaginavamo avventure e imprese mirabolanti. Ma soprattutto sapevamo che una lunga settimana ci separava dal successivo sogno di celluloide. 

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".

    

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