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Mancanza di lavoratori, sindacati contro l'Unione Commercio: "Basta false narrazioni"

Cgil Filcams, Cisl Fisascat e Uiltucs: "Basta dire che è colpa del reddito di cittadinanza. Il messaggio che si sta cercando di far passare secondo il quale i nostri giovani non hanno più voglia di lavorare preferendo vivacchiare con 500 euro è del tutto fuorviante. Bisogna interrogarsi"

Mancanza di personale in Valtellina e Valchiavenna nel settore della ristorazione e del turismo? I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil categoria commercio e servizi della provincia di Sondrio non ci stanno alle false narrazioni. "Le ragioni sono molteplici e complesse, non come Confcommercio nazionale e provinciale stanno cercando di far passare attraverso comunicati".

Nei giorni scorsi Loretta Credaro, presidente dell’Unione del Commercio e del Turismo, aveva sottolineato come, in vista della stagione estiva, la situazione in provincia di Sondrio stesse diventando drammatica per la difficoltà di reperire forza lavoro. Ben 2mila i lavoratori stagionali mancanti. Una grossa mancanza favorita dal reddito di cittadinanza: "Così come viene fruito, sta continuando a produrre dei veri disastri in tanti settori economici, in quanto, tolti coloro che ne hanno davvero bisogno, ha avuto e continua ad avere l’effetto di disincentivare in modo generalizzato la ricerca del lavoro" aveva dichiarato la numero uno dei commercianti.

Parole non condivise da Cgil Filcams, Cisl Fisascat e Uiltucs. "Certamente lo slogan legato alla responsabilità consegnata al reddito di cittadinanza dove i lavoratori sono sempre più precari e fragili non aiuta, ma siccome questo strumento a molti non piace, lo si accusa di ogni problema possibile e immaginabile".

"In una società normale dove il lavoratore non viene visto come mero strumento, a nessuno verrebbe in mente di sostenere che un reddito di cittadinanza dell’ammontare di 500 euro possa rappresentare un problema per chi cerca personale e dovrebbe pagare i lavoratori con uno stipendio adeguato e quindi per nulla in linea con il reddito di cittadinanza. Nonostante anni nei quali è stata attuata su larga scala la politica della demolizione dello stato sociale in un paese dove a crescere è stato quasi unicamente il lavoro povero, c’è qualcuno che ancora oggi riesce a credere che il problema sia il reddito di cittadinanza" si legge in una nota congiunta.

Per i rappresentanti dei lavoratori il problema è evidentemente un altro. "La realtà ci dice che soprattutto in alcuni settori le politiche dedite a non far crescere i salari e aumentare a dismisura la flessibilità hanno reso i lavoratori sempre più ricattabili e fragili".

"Basta con le false narrazioni"

"Sarebbe utile evitare di riaprire la discussione, inutile e poco costruttiva con le attuali modalità, sulla carenza di personale figlia del  reddito di cittadinanza. Una falsa narrazione che semplicemente sposta l’attenzione rispetto ai reali problemi del settore e che non affronta il tema più profondo, del perché, rispetto al passato un crescente numero di giovani e meno giovani ci pensano bene prima di valutare una carriera lavorativa in questo settore e quando lo fa, in particolare nella nostra provincia, preferisce di gran lunga cercare nella vicina Svizzera dove le retribuzioni sono di gran lunga più alte e dove i diritti contrattuali vengono rispettati. Da qui si evince che il messaggio che si sta cercando di far passare secondo il quale i nostri giovani non hanno più voglia di lavorare preferendo vivacchiare con 500 euro è del tutto fuorviante. Sarebbe quantomai necessario, soprattutto in questa fase analizzare con attenzione le ragioni più profonde che hanno diminuito l’appeal di questi settori" sottolineano con forza da Cgil, Cisl e Uil.

Il bisogno di trovare una soluzione, "senza banalizzazioni, semplificazioni e con determinazione" è quanto mai impellente. "Parti sociali, istituzioni e politica, devo operare in questa direzione, certamente non ritenendo che la soluzione sia data da proposte inadeguate, come quella fatta dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia, che mira a reintrodurre i voucher.  Non serve una politica di questa natura, né tanto meno la reintroduzione di  strumenti che hanno alimentato irregolarità, lavoro nero e precarietà. Soltanto con una visione che punti a valorizzare il settore anche per tramite di un’occupazione non precaria, qualificata, regolare e stabile è possibile rilanciare il turismo e insieme ad esso tutto l’indotto" concludono dai sindacati.

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