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Bozzetti sondriesi. Il killer delle biglie di Scarpatetti

Pochi sanno che il palazzo Sassi (sede del Museo Civico) aveva la sua entrata principale in via Lavizzari. L’altro portone, che oggi si apre sulla via Quadrio, ai tempi immetteva nei giardini dell’edificio nobiliare, che stavano sul retro.

     Poi quei giardini sono diventati pubblici. Adesso, insieme all’adiacente e appartata area verde del palazzo Sertoli, costituiscono una piccola oasi nel cuore della città. 

     Io li ho sempre visti così, i cosiddetti Giardini Sassi, naturalmente al netto delle moderne opere di scultura che da un po’ di anni vi sono istallate. Quando ero bambino, il lato sud era fiancheggiato da una via Piazzi piuttosto trafficata. Ci passavano anche i camion, prima che venisse aperta del tutto la circonvallazione delle vie Toti, Nazario Sauro e Mazzini. Ma proprio lì cominciava la parte storica della città e vi si accedeva attraverso quella zona di verde, che diventava privato là dove sarebbe poi sorta la Camera di Commercio.

     Con i miei fratellini, attraversavo spesso quei giardini, perché si trovavano proprio sulla strada che dovevo percorrere per recarmi da casa mia a quella dei nonni materni. A volte indugiavamo su una panchina a chiacchierare con un amichetto e a controllare le figurine che avevamo in tasca. Ricordo che una volta mi sedetti vicino alla fontana con nonno Celso. Era taciturno, triste. Ogni tanto mi prendeva la manina e me la stringeva. Sapevo qual era il cruccio che lo tormentava: la grave malattia della nonna, che di lì a poco sarebbe volata in Cielo. 

     In quei giardinetti, nei mesi di aprile e maggio, si giocava alle biglie, utilizzando una aiuola brutta e trascurata, praticamente sterrata, che stava proprio a ridosso di via Quadrio. 

     Una sera di primavera, che tornavo dall’oratorio, mi misi anch’io a giocare, perché avevo visto nel gruppo il mio amico Riccardo. Incoraggiato dalla sua presenza, puntai le mie quattro biglie dai riflessi multicolori. Speravo di moltiplicarle con qualche buon tiro messo a segno. 

     Con un bastoncino furono tracciati il rettangolare “ruz” e la linea di lancio, poi cominciammo a giocare. Ma c’era lui, il killer delle biglie: un ragazzetto di Scarpatetti dal tiro infallibile. Aiutandosi con un’”azzala” grande come una pallina da ping pong, fece subito strage di tutte le biglie infilate nel rettangolo dei partecipanti. Saltava di qua e di là, lanciando i suoi minacciosi “bun spandun”, “miga bun ciapala per cica”.

     Perdetti tutto il mio esiguo patrimonio di biglie e mi sedetti su una panchina a consolarmi con l’amico Riccardo. 

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".

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