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"Morelli proiettato al domani", la verità di Melazzini

Il bilancio del direttore del presidio ospedaliero di Sondalo ad un anno dal suo insediamento. I risultati, le critiche ed il futuro: cosa ha detto

Ha il sapore di un arrivederci il bilancio dopo un anno di lavoro tracciato, nella tarda mattinata di giovedì 7 novembre, dal direttore del presidio ospedaliero "Eugenio Morelli" di Sondalo, Mario Melazzini. A un anno esatto dalla sua nomina il dirigente sanitario, "uomo delle istituzioni" come lui stesso si è descritto, ha incontrato la stampa per illustrare l'attività svolta, inquadrare il futuro e togliersi qualche sassolino dalle scarpe. "Io non frequento i social, ma in questi mesi mi hanno riportato diverse informazioni sul Morelli che non davano una lettura coerente con la realtà. Una volta insediatomi, come avevo spiegato, ha avuto bisogno di un paio di mesi per fare una fotografia, per toccare con mano la situazione. A febbraio sono arrivato a farmi un'idea rispetto a quella che poteva essere una proposta di piano, proponendo percorsi di cambiamento e rinnovamento dei processi gestionali, organizzativi e strutturali. Il tutto finalizzato a massimare l'efficienza e l'efficacia delle attività, attraverso l'identificazione proattiva di attività di salvataggio di costi. E soprattutto l'incremento potenziale della produzione, quindi dei ricavi all'interno dell'ospedale con la riduzione di tutto ciò che era inefficiente", ha esordito Melazzini.

Da tempo si discute di cambiare natura giuridica al presidio ospedaliero di Sondalo per garantirgli futuro. Per il dirigente non occorre cambiare. "Senza nulla criticare a chi ha organizzato le serate in cui si evidenziava la necessità di avere delle forme giuridiche diverse rispetto all'attuale, da un'azienda autonoma ad una fondazione, io ritengo che la soluzione migliore sia l'attuale. Con la fondazione, come nel caso del San Raffaele di Milano, ogni anno servirebbe un socio disposto a sanare eventuali disavanzi, mentre nel caso dell'azienda autonoma la legge prevede che, in presenza di un disavanzo superiore al 20% rispetto al bilancio annuo, si proceda al commissariamento. Il Morelli, grazie alle modifiche del piano di organizzazione aziendale strategico, è al momento l'unico presidio ospedaliero in Lombardia con un direttore con una propria autonomia gestionale, tecnica, organizzativa e finanziaria, e presto avrà anche un direttore medico. Regione e Asst sono al suo fianco ma dobbiamo essere realisti e agire di conseguenza. Si lavora per il domani, non per l'oggi, e quello che attualmente non è possibile realizzare lo sarà in futuro".

"Non è stato facile riorganizzare e ottimizzare l'attività quotidiana, anche a causa di resistenze interne, ma la riorganizzazione è un passaggio fondamentale per il rilancio. L'aumento della produzione, che, comparata tra i primi nove mesi del 2022 con il 2023, evidenza un incremento passando da 25 a 27 milioni di euro, senza contare gli altri ricavi sanitari, ci dice che questa è la strada giusta, consapevoli tuttavia dei notevoli costi che comportano un notevole disavanzo", ha proseguito Melazzini. A riprova cita la Pneumologia, che ha un nuovo direttore, la Tisiologia, elevata al rango di Struttura complessa con un proprio direttore, e la Struttura semplice di Malattie infettive, con il relativo direttore. Anticipa che l'Ortopedia potrà presto contare su un robot per la chirurgia ortopedica-robotica, che verrà ulteriormente rafforzato il polo riabilitativo con l'Unità spinale, centro di riferimento non solo regionale e attore principale al tavolo di coordinamento regionale previsto dalla legge 27/2022, che verranno attivati cinque posti letto per la cura delle gravi cerebro lesioni acquisite (cod. 75), che è prevista un'innovazione tecnologica con la palestra di digitale. 

Tra le critiche ricevute c'è quella della continua diminuzione dei posti letto. La questione per Melazzini non è meramente numerica: "Nel 2012 erano 508 i posti letto quelli accreditati e 320 quelli attivati, ma erano tempi diversi. Oggi sono 459 quelli accreditati, di cui 226 attivi, principalmente a causa della carenza di personale, ma il rilancio non si valuta sui posti letto in più, che magari rimarrebbero vuoti, ma sull'attività quotidiana. Oggi al Morelli sono ricoverate 186 persone e ieri gli accessi al Pronto soccorso sono stati 40, oltre ai 25 al Punto di primo intervento di Livigno. Il problema vero è la carenza del personale, non solo per il Morelli, ma è la criticità in questo momento, per tutta la sanità italiana. Non abbiamo alternative al ricorso a cooperative di medici per il servizio di Cardiologia, l'Ortopedia, il Pronto soccorso notturno, la Radiologia, l'Ostetricia e la Ginecologia, se vogliamo garantire il servizio agli utenti: è una situazione che vivono molti ospedali e in Valtellina scontiamo anche la difficoltà nei collegamenti. Mancano gli infermieri per rispettare i criteri minimi di accreditamento e per garantire la qualità e sicurezza nell'assistenza indicati da Regione Lombardia: se ne avessimo almeno 36 in più potremmo dare avvio ad ulteriori attività".

Oltre alla carenza di personale e alla parziale resistenza interna al cambiamento, ha individuato nella lentezza burocratica uno dei principali problemi: "Nessuno mi ha messo i bastoni tra le ruote, altrimenti l'avrei detto, ma se non siamo riusciti a realizzare quanto mi ero prefissato nei tempi previsti è a causa della lentezza burocratica. Il tempo per me non è una variabile, la differenza la fanno gli uomini. Arrivando qui pensavo di trovare un grande supporto. Supporto l'ho avuto ma, paradossalmente, più dall'esterno che dall'interno dell'ospedale, se non da poche persone". Lo sguardo al futuro non può non soffermarsi sulle Olimpiadi del 2026 e su quanto ci potranno lasciare, a fronte di quanto prevede il Comitato Olimpico Internazionale sull'organizzazione medica: un polo medico in ciascun villaggio olimpico e un presidio ospedaliero di riferimento entro 15 minuti dalle sedi di gara. Il tutto a servizio non solo degli atleti ma anche e soprattutto di ospiti e spettatori. Si dovrà intervenire per rendere più efficienti le strutture e tutto questo rimarrà per i valtellinesi.

Sul suo futuro Melazzini è stato vago, nonostante abbia ancora davanti a sè un anno di contratto. Le difficoltà incontrate hanno lasciato dei segni e dalle parole questo traspare. Il supermanager ha ammesso alla stampa di aver pensato di lasciare il proprio incarico alla conclusione della serata pubblica organizzata dai sindaci dell'Alta Valle lo scorso 19 ottobre per presentare il progetto della 'Fondazione di partecipazione'. "Tornando a casa quella sera ho detto a mia moglie 'io vado via'. Non per le domande ricevute ma perchè quella sera dell'ospedale Morelli non c'era nessuno, tranne la dottoressa Carla Foppoli e due altre persone. Lì non dovevo parlare io, ma la gente di Sondalo. Ora, indipendentemente da ciò che succederà, la volontà di Regione Lombardia è sempre la stessa, ovvero valorizzare la sanità di montagna, affinché i residenti abbiano la stessa risposta di chi vive nelle aree urbane, con un'organizzazione in una logica di rete. Sondalo è un nodo della rete e ora ha una sua organizzazione: come dico sempre le persone vanno e vengono ma le azioni e i fatti rimangono. Il Morelli sarà sempre la mia priorità", ha concluso Melazzini senza specificare in quale veste. 

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