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Venerdì, 29 Marzo 2024
Scuola

Scuole paritarie della provincia in difficoltà, in arrivo i fondi di sostegno

Il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Fabio Molinari: «Ritengo che le scuole paritarie rappresentino un tassello importante nell'ambito di un unico servizio pubblico di istruzione e formazione»

Nella mattinata di mercoledì 10 giugno si è svolto l'incontro che ha visto la partecipazione dell'Ufficio scolastico territoriale di Sondrio e della Federazione Italiana Scuole Materne (FISM). Tra i temi affrontati, le difficoltà che le scuole paritarie stanno affrontando nel gestire l'apertura dei centri estivi sulle quali gravano i costi derivanti dal rispetto delle linee guida regionali e la sospensione della cassa integrazione per gli insegnanti delle scuole paritarie, i quali per ora restano senza stipendio.

Nell’ambito dell'incontro il Dirigente ha informato i presenti che i fondi per le scuole paritarie (saldo A.S. 2019/2020 e acconto A.S. 2020/2021) saranno a breve erogati dall'Ust.

«Sono molto felice di essere stato invitato a quest'incontro – dichiara il Dirigente dell’Ust, Fabio Molinari –. Ritengo che le scuole paritarie rappresentino un tassello importante nell'ambito di un unico servizio pubblico di istruzione e formazione. Sono personalmente vicino alle scuole che in questo periodo stanno soffrendo economicamente a causa dell'epidemia in atto, ma auspico una positiva soluzione anche di questa vicenda. Sono profondamente convinto che sia necessario costruire positivi rapporti di collaborazione fra scuola paritaria e scuola statale nell'esclusivo interesse dei nostri ragazzi».

«Spero che in futuro ci sia un'attenzione in più per le scuole paritarie, poiché rischiamo di perdere un valore inestimabile considerando anche che hanno tutte più di cento anni di storia – aggiunge il Presidente della FISM Sondrio, Elisabetta Natali –. Se tutte le scuole paritarie dovessero chiudere, più di 800.000 bambini rischierebbero di rimanere senza istruzione e molte famiglie non riuscirebbero a seguire i propri figli, per non parlare poi dei circa 130.000 insegnanti che perderebbero il proprio posto di lavoro».

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