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L'Ordine del giorno

Il Pd di Sondrio chiede più Case di comunità sul territorio

I consiglieri di minoranza Iannotti e Songini presenteranno un ordine del giorno che verrà discusso nel consiglio comunale di venerdì a palazzo Pretorio

Migliorare la rete della sanità della provincia di Sondrio attraverso l'istituzione di nuove Case di Comunità sul territorio di Valtellina e Valchiavenna. E' quello che chiedono, attraverso un ordine del giorno che verrà discusso venerdì a Palazzo Pretorio, durante la seduta del consiglio comunale di Sondrio, gli esponenti del Pd Michele Iannotti e Roberta Songini che vogliono in questo modo che l'amministrazione comunale del capoluogo adotti un impegno affinchè, come si legge nell'Ordine del giorno stesso, "Regione Lombardia programmi l’attivazione, integrando il finanziamento nazionale già previsto dal PNRR, di un numero di Case della Comunità hub e spoke sul nostro territorio congruo rispetto agli indicatori contenuti nel D.M 77 “Regolamento per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nell’ambito del Servizio sanitario nazionale; preveda, considerata la natura multidisciplinare e multiprofessionale delle Case della Comunità, sedi privilegiate per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale; garantisca la presenza di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, medici di continuità assistenziale, infermieri, collaboratori di studio, assistenti sociali, nonché, per un’appropriata medicina di prossimità, la presenza stessa dell’infermiere di famiglia e comunità, dello psicologo di territorio, dell’ostetrica di famiglia e degli altri professionisti della salute; e programmi la messa in rete della Casa della Comunità con gli altri setting assistenziali territoriali a partire dalle cure a domicilio e con gli ospedali di comunità, gli hospice e la rete delle cure palliative, le Rsa".

Il piano nazionale

Una richiesta fondata sui contenuti della Missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che si è posta l’obiettivo del rafforzamento dell’assistenza sanitaria e della rete sanitaria di prossimità attraverso il potenziamento e la creazione delle Case della Comunità: strutture fisiche dedicate ai servizi sanitari che promuovono un modello di intervento integrato e multidisciplinare, nonché sedi privilegiate per la progettazione di interventi sanitari e di integrazione sociale e che, secondo Iannotti e Songini, sarebbero una risorsa essenziale per rispondere in maniera capillare ai bisogni dei cittadini vista la particolare morfologia del territorio di Valtellina e Valchiavenna.

Lo standard nazionale prevede l’attivazione di Case della Comunità hub ogni 40.000/50.000 abitanti e Case della Comunità spoke, un modello questo che, a regime, prevederebbe una di queste strutture ogni 15.000-25.000 abitanti e quindi circa cinquecento in totale in Lombardia; di queste 216 sono già finanziate dal PNRR (le CdC hub) e la loro istituzione dovrà essere conclusa entro il 2026. "Senza un intervento regionale ed un corposo cofinanziamento -si sottolinea ancora nell'Ordine del giorno -, il numero di queste strutture rimarrà assolutamente insufficiente per favorire la capillarità dei servizi, maggiore equità di accesso e garantire ai cittadini lombardi un’assistenza che non sia solo ospedaliera".

Al momento in provincia di Sondrio è prevista la realizzazione di 5 Case della Comunità Hub e 4 Spoke.

Situazione difficile

La richiesta e l'Ordine del giorno presentato dal Pd si fondano sulla consapevolezza delle varie difficoltà dei cittadini della provincia di Sondrio e dell'intera Lombardia ad accedere ai servizi sanitari. La mancanza di una presa in carico territoriale e di una continuità assistenziale spinge i cittadini stessi, infatti, ad intasare i pronto soccorso degli ospedali per ricevere delle risposte sanitarie anche in situazioni non gravi (il settantacinque per cento degli accessi sono per codici minori verdi e bianchi). Inoltre, le liste di attesa per effettuare visite ambulatoriali ed esami diagnostici sono di mesi, se non anni, e la conseguenza è che i cittadini lombardi sono costretti a rivolgersi alle strutture private per accedere in tempi ragionevoli alle prestazioni sanitarie: è stato quantificato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze - nel suo ultimo monitoraggio sulla spesa sanitaria - che i lombardi pagano di tasca propria per la sanità tra i 7 e gli 8 miliardi di euro, con un picco nel 2019, l’anno prima del Covid di 8,08 miliardi, e il 30% di questa cifra è destinata proprio a visite ed esami.

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