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Aumento dei prezzi per la guerra, timori per l'industria agroalimentare valtellinese

Il monito di Valter Rossi, segretario generale della Flai-Cgil di Sondrio: "Dopo le preoccupazione per i cereali ora si aggiungono quelle dovute a prodotti come il glucosio, utilizzato nella produzione di caramelle, e l’olio di semi di girasole, che viene usato nel settore dolciario. Il 60% delle importazioni di quest’ultimo prodotto è legato all’Ucraina"

Le preoccupazioni determinate dall’invasione dell’Ucraina sono sempre più forti per le notizie relative alla morte di migliaia di persone, alla distruzione di intere città e alla fuga di milioni di profughi dalle proprie abitazioni. Una situazione che ha portato le organizzazioni sindacali a una ferma condanna dell’invasione e a supportare le iniziative di accoglienza e solidarietà. Ma con il trascorrere delle settimane cresce anche l’attenzione nei confronti delle conseguenze del conflitto sull’economia italiana e locale. 

Come noto da settimane, la guerra in Ucraina ha innescato un aumento dei prezzi di tutte le materie prime, comprese quelle agricole, sia direttamente per le difficoltà legate alla fornitura di grano e mais da Russia e Ucraina (che è il secondo fornitore di mais per il nostro Paese, dopo l’Ungheria), sia indirettamente come risposta dei mercati all’instabilità politica. In tale contesto trovano ampia diffusione fenomeni speculativi e le conseguenze possono riguardare anche l’industria agroalimentare della provincia di Sondrio. Non soltanto l’agricoltura, insomma, ma anche le fabbriche di uno dei settori centrali dell’economia valtellinese. Lo sottolinea la Flai-Cgil sulla base di un’indagine di Metes, la fondazione del sindacato dei lavoratori dell’agroindustria che si occupa di ricerca e formazione. 

I dati degli scambi commerciali del settore agroalimentare tra Italia e Ucraina fotografano un legame che si è andato a consolidare negli ultimi dieci anni, soprattutto per quanto riguarda l’industria agroalimentare. Né l’Ucraina, né la Russia sono tra i principali partner del nostro Paese, tanto che l’Ucraina è al 43esimo posto tra le nazioni verso le quali esportiamo e al 14esimo tra quelle dalle quali importiamo per i prodotti agricoli e al 21esimo per quelli dell’industria alimentare. Ma per quanto riguarda i cereali la relazione con l’Ucraina è di primissimo piano. Lo conferma l’importazione di più di un milione di tonnellate di cereali (con l’eccezione del riso) nel 2020 (-42% rispetto al 2019).  Dalla Russia nel 2020 sono giunte in Italia 96mila tonnellate di cereali (sempre con l'esclusione del riso), con un calo del 25% rispetto all’anno precedente. 

Ricadute

L’analisi delle ricadute, sottolinea la Fondazione Metes, è particolarmente complessa. Non si può infatti valutare l’impatto che la guerra e le sanzioni economiche contro la Russia hanno e avranno sul settore senza prendere in considerazione anche diversi altri fattori, a cominciare dai dati relativi alle importazioni di energia. L’aumento dei costi, infatti, ha un impatto negativo sia sui costi di produzione del settore agroalimentare, sia sulle attività collaterali come imballaggi, distribuzione e commercializzazione. Come rileva Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, "i rincari da record dei prezzi delle commodities agricole sono riconducibili a un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e speculativa".  Proprio per valutare insieme alle aziende del settore agroalimentare le conseguenze di questa situazione, sono diversi i tavoli di confronto aperti tra sindacati e società di questo comparto. 

"Finora le preoccupazioni sono state determinate soprattutto dalla possibile carenza e dall’inevitabile aumento dei prezzi di materie prime come i cereali, fondamentali per l’agricoltura e in parte per la produzione della pasta - sottolinea Valter Rossi, segretario generale della Flai-Cgil di Sondrio -. Ora si aggiungono i timori dovuti a prodotti come il glucosio, utilizzato nella produzione di caramelle, e l’olio di semi di girasole, che viene usato nel settore dolciario. Il 60% delle importazioni di quest’ultimo prodotto è legato all’Ucraina".

Per questa ragione le organizzazioni sindacali dedicheranno particolare attenzione ad alcuni importanti stabilimenti di questi settori, come ad esempio nella nostra provincia Sperlari e Galbusera. Non possono essere trascurate, inoltre, le difficoltà evidenziate dalla filiera della panificazione e dal comparto agricolo, esposti al rischio di costante aumento dei prezzi dovuto alle dinamiche sopraccitate. Per quanto riguarda il mais, ad esempio, varie aziende hanno evidenziato un aumento del 30% da gennaio a oggi. Le preoccupazioni riguardano anche il prossimo raccolto, con il rischio d i un'ulteriore crescita dei prezzi. Diventa dunque fondamentale acquisire informazioni e monitorare gli andamenti per essere pronti ad attivare ogni possibile azione utile a gestire al meglio le possibili conseguenze di questo tragico scenario anche per la provincia di Sondrio.

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