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Economia

La Valtellina fa squadra per una bresaola 100% con carne italiana

Durante il Forum Coldiretti firmato l'accordo tra Rigamonti, Fratelli Beretta, Del Zoppo e Panzeri. Obiettivo il 10% della produzione della bresaola Igp. Palladi (ad Rigamonti): "Progetto inclusivo, aperto a grandi marchi e piccoli produttori artigianali"

Una bresaola 100% made in Italy si può. È in questa direzione che, dopo l’accordo storico con Coldiretti nel 2017 - che ha dato vita alla prima Bresaola certificata 4IT realizzata con bovini, nati, allevati, sezionati e lavorati in Italia - Rigamonti ha deciso di fare squadra con i salumifici Fratelli Beretta, Del Zoppo e Panzeri. L’intesa – siglata nella giornata di giovedì 18  novembre nel corso il XIX Forum Internazionale dell’Agroalimentare della Coldiretti a Roma – ha l’obiettivo di ampliare su scala nazionale l’impiego di carne da filiera controllata e garantita 100% made in Italy ad almeno 1.500 tonnellate (pari al 10% della produzione di Bresaola della Valtellina IGP) in modo da raggiungere i volumi necessari per avere un peso significativo sul mercato.  

"Siamo molto soddisfatti - spiega Claudio Palladi, amministratore delegato di Rigamonti – di aver coinvolto, in un progetto che ci ha visto pionieri nel 2017, un importante gruppo di produttori che, insieme a noi, oggi esprime circa il 60% del mercato Bresaola della Valtellina. Si tratta di un percorso inclusivo e assolutamente aperto: intendiamo allargare il più possibile la base di questa filiera ai piccoli produttori artigianali del territorio e a quelli associati al Consorzio della Bresaola della Valtellina IGP. La filiera 100% italiana – continua Palladi – è una sfida complessa, in cui abbiamo fortemente creduto e su cui abbiamo investito fin dal principio. Ma occorre fare sistema. Ad oggi, dal canto nostro, grazie alla sinergia avviata con Coldiretti nel 2017 siamo arrivati a lavorare circa 500 tonnellate di carne italiana, pari al 4% della nostra produzione, ma sono convinto che Rigamonti potrà arrivare alle mille tonnellate. Con la messa a regime della filiera della Fassona Piemontese, arriveremo – entro il 2023 - a preparare con carne italiana il 10% delle 60mila bresaole da noi prodotte ogni settimana". 

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Tra gli obiettivi futuri, anche gettare le basi per un percorso di condivisione di un disciplinare di produzione per un prodotto di carne da filiera 100%italiana, che vada ad affiancarsi – rinforzandosi insieme - alla tradizionale Bresaola della Valtellina IGP. "Il percorso che stiamo intraprendendo oggi – rimarca Palladi non intende in nessun modo porsi in contrapposizione al riconoscimento IGP. E’ un percorso possibile proprio grazie al successo della Bresaola della Valtellina IGP e all’impegno dei produttori nella valorizzazione e nella promozione di un prodotto tutelato amato da 8 italiani su 10, che ha ricadute importanti sull’economia di un territorio. La filiera italiana – continua Palladi - è una nicchia che può e deve crescere. Ma va tenuto presente che i quantitativi di carne italiana destinati alla Bresaola, oggi pari al 4-5% della produzione, difficilmente saranno in grado di soddisfare l’intero mercato in termini quantitativi".

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Claudio Palladi, amministratore delegato di Rigamonti

"Oggi, senza la materia prima estera non esisterebbe il distretto valtellinese di produzione della Bresaola. Quello che conta è il percorso di qualità totale intrapreso nella selezione della carne, che sia estera o italiana, nella scelta di fornitori certificati, unito alla volontà ormai inequivocabile, da parte dei produttori di valorizzare le razze italiane. Si tratta di due concetti non in antitesi – conclude Palladi - ma che vanno di pari passo. E il concetto di qualità certificata dovrà essere anche al centro di questo nuovo percorso verso una Bresaola italiana certificata".  


 

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