Avvocato non può vedere l'assistito appena arrestato: "Fatto grave"
La denuncia del legale sondriese Francesco Romualdi impossibilitato ad incontrare in questura un cliente appena finito in manette per spaccio di droga. La protesta dell'Ordine degli Avvocati e della Camera Penale di Sondrio
Incidente "diplomatico" a Sondrio dopo il fermo di 21 soggetti, accusati, a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti all'interno dell'operazione di polizia "Zona mia". A contestare quanto accaduto è Francesco Romualdi, avvocato di uno degli arrestati (oltre che segretario provinciale di Fratelli d'Italia e presidente del Consiglio comunale di Sondrio), infastidito da quelle che lui stesso definisce "scuse inventate di sana pianta".
Andiamo con ordine. Ricevuta l'informativa del fermo del suo assistito, condotto presso la questura sondriese per le formalità di rito prima dell'incarcerazione, nel tardo pomeriggio di mercoledì 27 settembre, Romualdi ha deciso di avvisare gli agenti della polizia di stato che avrebbe da lì a poco raggiunto l'arrestato per un breve colloquio, utile a raccogliere i primi elementi per impostare la difesa legale. Un atto non dovuto quello di preannunciarsi, ritenuto però, dall'avvocato del capoluogo, un gesto di cortesia oltre che segno di buoni rapporti tra le parti.
"Il personale della polizia di stato con cui ho interloquito mi ha risposto che, come riferito dal dirigente, in quel momento non sarebbe stato possibile avere un confronto con il mio assistito, se non il giorno seguente in carcere. Mi hanno detto che la decisione era stata presa dal Pubblico Ministero. Fin da subito mi è parsa una decisione assurda, tenendo conto che il codice di procedura penale limita i colloqui tra arrestati ed i loro legali solo in rarissimi casi, definiti con un decreto motivato da parte dell'autorità giudiziaria che non è mai arrivato", spiega a SondrioToday Romualdi.
Il legale, infastidito da quella che definisce una grave compressione dei diritti di difesa e convinto della malafede della polizia, ne fa una questione di principio. "Se l'arrestato fosse stato un imprenditore valtellinese e non un giovane marocchino irregolare sul territorio nazionale e senza fissa dimora sono certo che mi avrebbero permesso di incontrarlo immediatamente. Così è prendersela con i più deboli, anche se sono colpevoli ed hanno commesso reati", aggiunge l'avvocato sondriese.
Raggiunti dalla protesta, dalla questura hanno ridimensionato la questione, definendola come un errore di comunicazione, frutto di incomprensioni. Nel frattempo l'Ordine degli avvocati e la Camera Penale della provincia di Sondrio, appresi i fatti, hanno deciso di esprimere contrarietà, chiedendo formalmente un chiarimento su quanto accaduto al Procuratore della Repubblica, Piero Basilone. "Ciò che è accaduto è una violazione del codice di procedura penale, lesivo dei diritti di difesa. È doveroso chiedere una spiegazione per evitare che fatti del genere si possano ripetere, anche se frutto di un semplice equivoco", ha precisato Stefano Di Pasquale, presidente della Camera Penale di Sondrio.