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Cronaca

Grandi frane alpine, un progetto per prevenirle e per definire nuovi itinerari turistici

Oregioni: "Contiamo molto su questo progetto e ci siamo impegnati in questi anni per definirlo e trovare i partner più adatti"

Ricerca, valorizzazione e promozione, le grandi frane alpine come oggetto di studio scientifico e quali episodi tragici della storia antica e recente da inserire negli itinerari turistici. Per la prima volta gli eventi franosi che, nei secoli, hanno unito nel dolore e nel dramma due paesi confinanti sono al centro di un progetto Interreg che vede quali capofila la Comunità Montana della Valchiavenna per la parte italiana e la SUPSI e il comune di Bregaglia per quella svizzera. Ampio il partenariato, che coinvolge enti e associazioni che negli ultimi tre anni si sono confrontati per giungere alla definizione dei contenuti del progetto: oltre all’ente comprensoriale, il Comune di Piuro e la Regione Lombardia, il Politecnico di Milano e la Fondazione Politecnico di Milano, le università Statale di Milano e Bicocca, l’associazione per gli Scavi di Piuro e il Comune d Bregaglia, la Supsi, l’Organizzazione turistica dell'alto Ticino di Bellinzona, la Regione Moesa e la sezione forestale del canton Ticino. La cooperazione tra i due territori, che in questi anni si è sviluppata sia all’interno che oltre i progetti Interreg, si allarga alle frane nel territorio compreso tra la provincia di Sondrio e i cantoni Ticino e Grigioni. Per finanziare le attività sono richiesti all'interno del progetto interreg "AMAlpi1618" quasi due milioni di euro per la parte italiana e 560 mila franchi per la Svizzera.

Due gli obiettivi principali: l’integrazione delle conoscenze tecnico-scientifiche sulla vulnerabilità dei versanti, lo sviluppo di una strategia transfrontaliera integrata per migliorare l’attrattività del territorio. Tra la frana del monte Cengalo della scorsa estate e quella che quasi quattro secoli orsono seppellì Piuro, tra le criticità evidenziate nella gestione della calamità e le celebrazioni per l’anniversario che ricorre nel 2018, si declinano iniziative scientifiche e promozionali.

«Contiamo molto su questo progetto e ci siamo impegnati in questi anni per definirlo e trovare i partner più adatti - sottolinea il presidente della Comunità Montana della Valchiavenna Flavio Oregioni -. Risponde a un’esigenza che purtroppo si è evidenziata in tutta la sua drammaticità l’estate scorsa ma è insieme anche un’opportunità da cogliere per sfruttare potenzialità turistiche in parte ancora inesplorate che legano i due territori. Strutturare e valorizzare questo tipo di offerta ci consentirà di attrarre un turismo legato alla storia e alla cultura dei luoghi che si sta sempre più affermando».

Il progetto poggia sulle solide basi costruite negli anni dagli enti pubblici e dall’associazione per gli Scavi di Piuro: risorse già presenti che necessitano di una divulgazione a fini promozionali  attraverso la definizione di strumenti adeguati quali brochure e sito web, oltre che al proseguio delle fruttuose campagne archeologiche di Piuro.

«I percorsi che andremo a individuare ci consentiranno di strutturare l’offerta turistica e di compiere un salto di qualità nell’opera di valorizzazione sin qui condotta - spiega il sindaco di Piuro Omar Iacomella -. Allo stesso tempo, quanto avvenuto l’estate scorsa evidenzia l’importanza dello scambio di informazioni e di un’azione congiunta di studio e di monitoraggio per ottimizzare l’opera di prevenzione dei distacchi franosi. Il vero valore aggiunto di questo progetto Interreg sta nella sua duplice finalità: due obiettivi allo stesso modo importanti per i territori di confine».
Ora la palla passa al comitato di gestione Interreg, che valuterà, si auspica, la bontà del progetto e la necessità di condivisione di strumenti di monitoraggio dei distacchi delle montagne, lungo un asse est_ovest che percorre 2 cantoni e 4 vallate alpine a forte rischio idrogeologico.

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