Morte Pischedda, il colpevole deve scontare quattro anni ma non si trova
Di Veaceslav Florea si sono perse le tracce dal 2019, quando è stato scarcerato in Austria
Un caso di cui non si vede nemmeno lontanamente la fine. La morte del poliziotto Francesco Pischedda è una ferita che inevitabilmente brucia sulla pelle della famiglia e della Polizia di Stato, come su quella della comunità intera. Nel corso della mattinata di lunedì 6 marzo il giudice Giulia Barazzetta ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti di Veaceslav Florea, 30enne moldavo che nella notte tra il 2 e il 3 febbraio contribuì a mettere tragicamente fine alla morte dell'agente scelto: quattro anni di condanna, cumulo tra le condanne per i reati di ricettazione - dato che viaggiava insieme a due complici sul furgone rubato a Gorgonzola (Milano) e sfrecciato lungo la Strada Statale 36 - e di resistenza a pubblico ufficiale.
Il problema di fondo, però, è sostanziale: dell'uomo si sono perse le tracce dal 9 dicembre 2019, quando - come recentemente appreso - venne scarcerato in Austria. Irreperibili lo sono anche i connazionali Vadim Vulpe, 32 anni, e Igor Dima, 34 anni, per i quali il processo dev'essere ancora aperto.
Pischedda: un caso ancora aperto
La morte di Francesco Pischedda, allora 28enne, è una ferita inevitabilmente ancora aperta sulla pelle del Corpo di Polizia. L’allora agente scelto, all’epoca in servizio presso la Sottosezione della Polizia Stradale di Bellano, morì nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 2017 dopo essere precipitato dal cavalcavia Curcio della Strada Statale 36 a Colico nel tentativo di arrestare un soggetto che viaggiava, con altri due connazionali, a bordo di un furgone rubato.
Sei mesi dopo la tragedia vennero identificati i complici di Veaceslav Florea, l'allora 25enne moldavo che contribuì a causare la morte dell'agente di polizia durante un tragico inseguimento avvenuto lungo la SS36. La Polizia Giudiziaria, grazie al lavoro della Squadra Mobile e della Polizia Stradale, riuscì a risalire di altri due cittadini di nazionalità modava: Igor Digma, allora 29enne, e Vadim Vulpe, ai tempi 27enne; entrambi risultarono e risultano ancora irreperibili sul territorio nazionale italiano, ma vennero deferiti per i reati di morte come conseguenza di altro delitto, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale.
Veaceslav venne invece trasferito in un centro di detenzione dell'Austria per ulteriori reati commessi oltre il confine italiano; su di lui, infatti, pendeva infatti un mandato di cattura internazionale per furti e rapine varie. Rimasto gravemente ferito dopo il salto dal cavalcavia, venne piantonato h24 durante la lunga permanenza all'ospedale "Manzoni" di Lecco, dove rimase in coma per un mese.