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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Alluvione in Valtellina, 31 anni fa la tragedia

Un ricordo indelebile per tutti i valtellinesi

Sono passati 31 anni dal drammatico luglio del 1987, quando la Valtellina venne colpita da un disastro idrogeologico di enormi proporzioni, ma il ricordo rimane indelebile in tutti i valtellinesi. Le frane e le esondazioni della'Adda e di altri torrenti provocarono 53 morti, migliaia di sfollati e la distruzione di abitazioni, strade e ponti.

Il disastro avvenne in due fasi: a metà luglio le inondazioni, a fine mese la grande frana della Val Pola.

Un’estate drammatica, quella del 1987, che non bisogna dimenticare.

Le immagini della tragedia

Nel tardo pomeriggio del 18 luglio 1987 ci fu il primo disastro. I terreni montani ormai erano saturi e si innescarono frane e smottamenti.

Il condominio “La Quiete”, costruito in una valle laterale della Valtellina presso il piccolo centro di Tartano, proprio ai piedi di  un versante molto ripido ed instabile, venne spezzato in due da un grosso mud-flow, un flusso di fango e acqua ad alta velocità dotato di una potenza distruttiva enorme. I detriti del palazzo vennero scaraventati più a valle contro l’albergo “Gran Baita”, pieno di turisti. Morirono 19 persone.

Più a valle, nella Valtellina ma anche nell’alto bacino del Lago di Como, nell’alta Val Brembana e in Val Camonica, i torrenti e i fiumi (fra cui l’Adda) si gonfiarono fino ad esondare, trascinando via strade, ponti ed abitazioni. Da Capina Val di Sotto a Sondalo, in Val d’Adda, gran parte delle infrastrutture venne rasa al suolo. La distruzione della statale SS 38 e della ferrovia in molti punti rese inoltre molto difficili i soccorsi, che avvennero soprattutto in elicottero.

Il 28 luglio, alle ore 7.25, avvenne la nuova catastrofe: una frana di proporzioni enormi, con un volume di oltre 30 milioni di metri cubi, si abbatté sulla valle laterale denominata Val Pola. Il paese di Sant’Antonio Morignone e le due contrade di Morignone e Piazza furono completamente distrutte. Questi centri abitati erano stati evacuati e non subirono vittime. Nei giorni precedenti infatti i geologi avevano fatto scattare l’allarme, avendo rilevato sulla montagna una enorme frattura in progressiva estensione.

La frazione di Aquilone invece, che non era stata evacuata perché ritenuta al sicuro, venne devastata dallo spostamento d’aria fortissimo. Morirono 22 persone. Ci furono altre 7 vittime, operai che lavoravano al ripristino della statale, ingombra di detriti per gli smottamenti dei giorni precedenti.

L’enorme massa di detriti risalì per 300 metri il versante opposto formando una diga naturale che sbarrò il corso del fiume Adda. Si formò un lago naturale il cui livello cresceva di ora in ora, e che se esondato avrebbe potuto causare un nuovo effetto Vajont riversandosi verso la bassa Valtellina.Fortunatamente si riuscì ad evitare il peggio con un sistema di drenaggio.

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