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Marco Alberti

Responsabile SondrioToday

Ferrovie che disastro, non resta che scendere in piazza

Evidentemente lamentarsi non serve a nulla. Contro i continui problemi tecnici che attanagliano la Tirano-Milano l'unica soluzione è mobilitarsi

Guasti e ritardi, ritardi e guasti. "Houston abbiamo un problema", anzi più di uno. La tratta ferroviaria che dalla Valtellina conduce a Milano, permettendo di raggiungere il resto dell'Italia e dell'Europa, continua a provocare disagio ai numerosi viaggiatori che quotidianamente scelgono i convogli di Trenord per i loro spostamenti. Una situazione inaccettabile tra passaggi a livello bloccati, treni fermi in galleria per ore, coincidenze mancante e autobus sostitutivi. Senza dimenticare le frequenti interruzioni stradali della SS36, tra tunnel decadenti ed incidenti stradali.

Inutili le continue opere di manutenzione, come inutili sono le grida d'allarme di chi difende i diritti dei pendolari. Durante la scorsa estate la Tirano-Milano è stata chiusa quasi tre mesi per permettere il "potenziamento infrastrutturale propedeutico alle Olimpiadi". Interventi necessari condotti da Rfi, a cui faranno seguito altri 500 giorni di blocco della circolazione ferroviaria da qui al 2026 (per un esborso totale di 30 milioni di euro), che apparentemente non sembrano aver portato a miglioramenti.

A proposito di Olimpiadi, la domanda sorge spontanea, alla luce della grande visibilità che i Giochi garantiranno al territorio: cosa succederà se nelle giornate delle gare a cinque cerchi i treni dovessero nuovamente fermarsi, bloccando migliaia di persone dirette sui siti olimpici di Livigno e Bormio? Quale immagine di sè la Valtellina trasmetterebbe all'esterno? La risposta pare ovvia.

Quello di oggi è un ecosistema ferroviario complesso e delicato, che non perde occasione per palesare i propri limiti. Ed intanto la rabbia nella popolazione cresce, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno. Sterili le lettere pubbliche dei viaggiatori, inascoltati gli appelli di partiti (di ogni colore) e sindacati. Tutto resta, come sempre, instabile. È un dato di fatto, al di là di congetture e dietrologismi. E c'è addirittura chi rimpiange le estive corse sostitutive con gli autobus.

Extrema ratio

Davanti alla cronica instabilità non si sa più cosa fare. Evidentemente, se le grida d'allarme continuano a cadere nel vuoto, non resta che cambiare strategia. Occorre passare dalla dialettica ai fatti. Solo con una mobilitazione popolare, a meno di due mesi dalle elezioni regionali, pare possibile quel cambio radicale atteso da anni. Dopo le lenzuola bianche a tutela dell'ente provinciale e le raccolte firme in difesa della sanità di montagna pare necessaria una protesta diffusa. Lamentarsi sui social network non dà frutto. Serve spendersi in prima persona, anche fisicamente, davanti alla stazioni (non sui binari), sotto i balconi dei Palazzi. Altrimenti resterà tutto come prima. Guasti, ritardi e lamentele.

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