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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Bozzetti sondriesi. “O la borsa o la vita”

Quella che chiamo Oltremallero storico è la zona che si estende fra il ponte di piazza Cavour e la piazzetta Carbonera, mentre una sua diramazione forma la salita della Baiacca. Comprende il lungomallero Armando Diaz e la via Romegialli. Quest’ultima taglia longitudinalmente l’antico quartiere ed è molto caratteristica per le sue vecchie e rustiche case. 

     Quando Sondrio era un borgo ai piedi del castello, cioè in epoca medioevale, il viandante che andava dalla bassa verso l’alta valle passava proprio per quella stretta via, attraversava il ponte e poi, per via Lavizzari, raggiungeva il Quadrivio e subito dopo San Rocco. L’itinerario poteva essere una specie di tangenziale ante litteram, visto che a sud di esso c’era ben poco. 

     L’Oltremallero storico è, dunque, un prolungamento dell’antico nucleo sondriese, che dava poi accesso alla via Valeriana e quindi alla strada per il Lario e per Milano.

     Come Scarpatetti, ho sempre considerato quel quartiere come un luogo dall’impronta marcatamente popolare. Quando mi capitava di camminare lungo l’erta della Baiacca, pavimentata a “risc” (acciottolato), avevo la sensazione di non essere più a Sondrio, ma in uno dei tanti paesini della Valle. Arrivavo in cima sempre con un po’ di fatica, magari sudando, e mi fermavo sotto un albero frondoso (un gelso o un noce, non ricordo bene), prima di incrociare la strada della Valmalenco.

     Sul lungomallero Diaz c’era un’officina di fabbro ferraio, che stava un po’ sotto il livello della strada (i resti si possono vedere ancora oggi). Quando passavo di lì da bambino, insieme a mio nonno, avevo sempre un po’ di paura e non mi sporgevo più di tanto a guardare. Mi sembrava di essere vicino a un antro delle streghe, dai rumori e dai bagliori sinistri.

     Solo in età giovanile scoprii, invece, l’oscuro vicolo pedonale che collega il lungomallero alla via Romegialli. Oggi è stato restaurato, ma una volta era più rustico e appariva davvero inquietante. Si snoda a ridosso della biblioteca Credaro. L’ho sempre associato al detto brigantesco: “O la borsa o la vita”.

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".

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