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Bozzetti sondriesi. Quel piede rotto sulla scalinata Ligari

La vecchia gradinata, dedicata all’artista Ligari, è formata da circa centotrenta gradini (una volta li contai, ora non ricordo il numero esatto) che ti portano da Piazza Cavour alla zona denominata Crap. Insieme a Scarpatetti e al vicolo San Siro, è una tradizionale via diretta per accedere alla città alta e al castello Masegra. 

     Si tratta di un luogo appartato, ma non negletto, tantomeno sciatto. Oggi, infatti, si presenta come un angolo tipico e ben curato del centro storico. A Natale, attraverso un vecchio portoncino si può ammirare un bellissimo presepe, allestito con arte. Vecchie case, ben tenute, fiancheggiano la scalinata e danno su giardinetti interni preclusi alla vista del viandante. 

     Direi che oggi è frequentata tanto quanto ieri. Una volta veniva percorsa per necessità da quelle persone che abitavano non solo al Crap e al Piazzo, ma anche nella frazione di Ponchiera. Nei tempi attuali, di comodità e di motorizzazione, vi incontri soprattutto persone (e sono tante) che non disdegnano camminare: turisti, sportivi o semplicemente individui d’ambo i sessi che seguono i consigli salutisti. 

     Quando ero bambino, negli anni ’50 e primi ’60, mi capitava sporadicamente di salire e scendere quei gradini accompagnato da un adulto. Ricordo che lo facevo malvolentieri, con fatica. Ma quando ne compii undici, e cominciai a frequentare l’oratorio di San Rocco insieme a mio fratello Lorenzo, spesso passavo di lì, per lo più in discesa, tornando dall’oratorio e facendo un giro lungo prima di rincasare. In quelle occasioni, praticavamo una specie di gioco: affrontavano i gradini a due a due o addirittura a tre a tre, saltellando in modo ritmato. Misuravamo il tempo necessario per arrivare al termine, cioè in piazza Cavour, considerando vincitore chi fosse arrivato primo. Ma era anche un gioco un po’ pericoloso perché gli occhi ci si incrociavano facilmente e rischiavamo di perdere il ritmo, e con questo l’equilibrio, prendere una storta o addirittura cadere.

     Una volta si fece male mia sorella, precisamente al Crap, dove con un paio di amichetti avevamo preso l’abitudine di arrampicarci sulle pareti rocciose presenti nel luogo. Quella volta ci aveva accompagnato anche Elisabetta. Fece un tentativo di arrampicata, ma cadde e si ruppe un piede. Non so (e non ricordo) come facemmo a tornare a casa. Ma una cosa è certa: percorremmo in discesa, lentamente, i gradini della scalinata Ligari fino alla Piazza Cavour. E di certo dovevamo sembrare piccoli soldati in ritirata. 

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".

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