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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Bozzetti sondriesi. Il Castel Masegra

Come tutte le città italiane che hanno una storia, anche Sondrio è dominata da un castello.

Fu costruito nell’XI secolo dalla famiglia de’Capitanei, feudataria del Vescovo di Como. Poi, nel ‘400 passò ai Beccaria. Due secoli più tardi divenne la dimora della famiglia Salis, di origini svizzere. Successivamente entrò in possesso della famiglia Guicciardi che alla fine lo cedette al Demanio. Dopo la Seconda guerra mondiale divenne sede del distretto militare. Oggi è di proprietà del Comune.

La rocca, più volte rimaneggiata, sovrasta la città da una posizione veramente panoramica e ha fatto sempre da sentinella all’imbocco della Valmalenco. In tempi passati, la valle del Mallero era strategica perché portava direttamente oltralpe attraverso il passo del Muretto.

Da qualche anno a questa parte salgo spesso al castello, soprattutto d’estate. Vi si svolgono eventi culturali ed è sede di un museo. Ma un tempo, nei decenni della mia infanzia e giovinezza, il Castel Masegra stava là, solitario, familiare presenza inaccessibile. Vi entrai solo una volta, all’età di vent’anni, per timbrare il rinvio del servizio militare.

Fu forse per quel suo silenzioso e austero incombere che un giorno mi decisi a studiarlo. Infatti, quando si trattò di cercare l’argomento per la tesi universitaria di storia medioevale, la mia scelta cadde sulla famiglia de’ Capitanei sondriesi, sì proprio loro, quelli che avevano per primi dimorato nel massiccio e sobrio maniero. Allora mi imbattei in Corrado, Ruggero, Tebaldo, Jacopina, e tanti altri personaggi che per quattro secoli avevano guardato il borgo di Sondrio dall’alto: quel piccolo agglomerato di case tra castagneti, vigne e paludi del fondovalle. Ricercai notizie della loro vita su antichi documenti di epoche lontane, conservati negli archivi. Fu un lavoro faticoso, ma che svolsi con entusiasmo, aiutato da persone veramente prestigiose come don Tarcisio Salice e Battista Leoni, due autentiche celebrità della storiografia valtellinese. 

 Provai una grande gioia quando, nell’aula dell’Università Cattolica di Milano, feci rivivere le gesta di antichi personaggi che avevano dominato sulla mia città. Era un’uggiosa mattina del marzo 1973. Il professor Giorgio Picasso ribadì che avevo fatto un buon lavoro, nel riesumare una pagina di storia assai poco conosciuta. 

– Come si arriva al Castello? – mi domandarono un giorno due turisti di passaggio. Ci eravamo incrociati in piazza Cavour. 

Indicai la Salita Ligari – Prendete la scalinata, vi porterà proprio sotto le mura. 

– Merita una visita?  

Sorrisi e ammiccai. – Merita.

Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi". 

     

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