Bozzetti sondriesi. Il Castelletto sull'Adda e le coppiette
È una torre scarna, solitaria che sorge proprio sulla riva destra dell’Adda, nel territorio di Sondrio. Sembra una specie di sentinella in pietra che guarda impassibile lo scorrere del fiume.
Le sue origini sono medioevali. I fatti ad essa legati si perdono nei meandri della memoria storica. Sappiamo che fu costruita per scopi militari e che fu al centro di scontri che videro coinvolti i De Piro, i Capitanei e forse anche i Grigioni.
Oggi è uno dei tanti resti di un tempo passato e in qualche modo impreziosisce la zona dove passa il Sentiero Valtellina. Accanto c’è una piazzola di sosta con barbecue, altalena e fontanella. Chi vi si ferma può ammirare il rudere che, a dire il vero, appare un po’ inquietante, soprattutto d’inverno o quando il cielo è tempestoso.
Un po’ di anni fa fu al centro di una vertenza riguardante l’utilizzo della zona adiacente. Un privato, basandosi su una documentazione che risaliva al periodo dell’alluvione, aveva cominciato a sfruttarla a scopi commerciali (camping), mentre il Comune di Sondrio ne reclamava gli esclusivi diritti demaniali per valorizzare il Sentiero Valtellina.
Negli anni ‘50 e ’60 noi ragazzi chiamavamo quel posto la “Castellina”. Ma era del tutto sbagliato. Quel nome, infatti, riguardava la zona dove oggi c’è il parco Bartesaghi e che un tempo ospitava un silos per l’estrazione di inerti a scopo edilizio.
Io e i miei amici, frequentatori dell’oratorio di San Rocco, eravamo costretti a considerarlo un luogo proibito, addirittura off limits. Lo vedevamo come un posto bazzicato dai ragazzi grandi, quelli che d’estate andavano all’Adda per farsi una nuotata e si atteggiavano a teddy boys. Godeva fama di essere il “paradiso” delle coppiette che si nascondevano per scambiarsi qualche bacio e qualche cosa d’altro. Per questo veniva soprannominato “camporella” o la “boschina”. E poi ci potevi facilmente incontrare un lungo biacco (scursun) o una natrice.
Quando divenni grande, non portai la mia fidanzata in camporella. Tanto meno nei pressi del Castelletto.
Ma erano già altri tempi.
Questo racconto è scritto da Giuseppe Novellino e fa parte della rubrica "Bozzetti sondriesi".