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Futuro del Morelli, comitato e sindaci rispondono al sindaco di Sondrio: «Visione centralistica e vecchia»

La secca risposta dei sindaci di Livigno, Valdidentro, Bormio, Valfurva, Valdisotto e Sondalo insieme ai coordinatori del Comitato

Non si è fatta attendere molti giorni la risposta al sindaco di Sondrio, Marco Scaramellini, del Comitato a sostegno dell’Ospedale di Sondalo e dei sindaci dell'Alta Valle, criticati per la loro battaglia, ritenuta campanilistica, nell'ampia discussione sulla riorganizzazione della sanità locale (leggi qui).

Una critica nenanche troppo velata, quella di Scaramellini, che era arrivata alla vigilia dell'incontro, avvenuto giovedì 11 giugno nella sede milanese di Regione Lombardia, tra i rappresentati delle istanze del Morelli e la Giunta regionale. Un incontro certamente proficuo (leggi qui) in cui si è prospettata la creazione di un centro covid-19 all'interno del nosocomio sondalino oltre che l'apertura di una nuova fase di confronto, al di là dei piani della Regione e del Politecnico di Milano, per valutare congiuntamente il futuro della struttura sanitaria, 

A distanza di una settimana ecco la lettera, firmata dai sindaci di Livigno, Valdidentro, Bormio, Valfurva, Valdisotto e Sondalo oltre che dai coordinatori del Comitato Pietro Del Simone, Luigi Grassi e Giuliano Pradella ed indirizzata al primo cittadino del capoluogo valtellinese.

Nell’imminenza dell’incontro in Regione fra Sindaci dell’Alta Valle, membri del Comitato a Difesa della Sanità di Montagna, Presidente Fontana e Assessori, compare sulla stampa una comunicazione istituzionale del Sindaco di Sondrio, Marco Scaramellini, critica nei confronti dei convocati.  L’obiettivo contro cui si scaglia il Sindaco è la presenza di nostalgici del Morelli, che disturbano la conferma della centralità di Sondrio. I continui riferimenti alla provincia che emergono da più parti, fanno pensare che con la istituzione della ATS della Montagna si debba andare verso una maggiore integrazione dei distretti coinvolti. Si deve operare su un territorio sovra-provinciale che obbliga a considerare di fatto tutte le strutture presenti e che interagiscono con la popolazione. Si tratta della stessa inesattezza in cui sono incorsi gli esperti che hanno presentato il Piano di riqualificazione della rete ospedaliera provinciale del Politecnico.

L’ATS della Montagna è stata concepita proprio per l’esigenza dell’integrazione dei territori, per studiarne i flussi degli utenti e per stabilire la programmazione e la erogazione dei servizi in modo razionale. Peraltro, il Sindaco accenna alla complessità del territorio montano, alla criticità della viabilità dell’Alta Valle, ma poi la considerazione sulla centralità di Sondrio prende il sopravvento.  Che diritto hanno i richiedenti l’audizione regionale di opporsi allo scippo di reparti di eccellenza, esistenti a Sondalo, che possono contribuire al recupero di Sondrio, ospedale che va rilanciato all’insegna della centralità? Se il Sindaco vuole può trovare nei due documenti redatti dalla componente tecnico-scientifica del Comitato, quello prima dell’emergenza covid-19 e quello dopo, una analisi globale adeguata al territorio dell’ATS della Montagna, con un ruolo attuabile anche per il rilancio di Sondrio. Ci si riferisce fra l’altro alle funzioni oncologiche per le quali sono stati impegnati molti investimenti con modesti risultati, oltre al potenziamento delle specialità sovra zonali esistenti. Prevale ancora il concetto della centralità di Sondrio per la quale spesso si è legati ad una visione di sessanta anni fa, quando avevamo una costellazione di ospedali zonali, dei sanatori e l’unico ospedale a carattere sovra zonale era proprio Sondrio.

È necessario capire che gli ospedali significativi a cui gli utenti attualmente fanno riferimento sono tre. Si tratta di Gravedona, ospedale dotato di pressoché tutte le specialità e con competenza territoriale per l’Alto Lago, la Valchiavenna e la Bassa Valtellina, dotato di dipartimento di emergenza urgenza per il suo territorio vasto e impegnativo; Sondalo per l’Alta Valtellina pure con il dipartimento di emergenza urgenza e un territorio complesso e critico e Sondrio il cui bacino d’utenza è limitato al Centro Valle. L’impegno di Sondrio sull’oncologia, a fronte di ingenti investimenti, è modesto ed i pazienti vanno altrove. Fra l’altro i tassi di fuga sono stati determinati anche dal miglioramento della viabilità verso il basso e dal forte richiamo dei centri di eccellenza regionali. Con i pazienti se ne vanno anche molti medici, stanchi della incertezza gestionale e della mancanza di percorsi di formazione adeguati. Alcune delle unità operative di eccellenza sono al Morelli, integrate perfettamente nei dipartimenti di emergenza urgenza, broncopneumotisiologia e riabilitazione di cui sono il fulcro, in un territorio che esige la loro presenza.  Perché devono essere trasferite a Sondrio, quale è la motivazione?

Il documento del Politecnico, nei suoi appunti finali incompleti non ne evidenzia, così come nessun accenno compare in quello presentato dal Mandamento di Sondrio, se non il solito richiamo alla centralità.  Per quale motivo tali reparti, che funzionano e sono inseriti in ambienti recentemente ristrutturati, devono essere trasferiti a Sondrio, presidio che anche nel recente periodo covid-19 ha dimostrato qualche criticità? Essendo ognuno dei tre territori citati dotato di ospedale di riferimento di dimensioni abbastanza equilibrate, le istituzioni locali dovrebbero innanzi tutto controllare la qualità e l’adeguatezza delle prestazioni del proprio bacino d’utenza.

Serve anche attenzione ai piccoli presidi in dismissione, la cui trasformazione è incerta e su cui il Comitato a Difesa della Sanità di Montagna si esprime con chiarezza. Poca considerazione viene posta per gli ingenti investimenti effettuati (blocco operatorio, corpo di collegamento, elisuperficie, pronto soccorso, radioterapia, etc.).  Contestualmente alla presentazione del documento del Politecnico, il nostro Gruppo di lavoro costituito da una ventina di esperti provenienti anche dall’imprenditoria sanitaria, ha elaborato un piano organizzativo delle strutture dell’ATS della Montagna con un impegno di alcune settimane, diffondendolo poi ai rappresentanti di tutte le istituzioni locali e regionali e pertanto portandolo alla discussione.

Il Sindaco conclude con un polemico accenno al “dove eravamo in passato”. Dobbiamo ricordare che siamo stati impegnati costantemente sulla sanità, peraltro in un ruolo volontaristico. Ricordiamo l’impegno per Sondalo dopo il nefasto accorpamento con Sondrio, il tentativo di tornare ad una azienda autonoma, il tentativo di riconoscimento di ICCRS, tutti sforzi vani per le resistenze e la opposizione dei soliti centralisti. Altro impegno accorato quello per evitare lo sdoppiamento della neurochirurgia.  Alla faccia della diversificazione si è così creato un doppione assurdo (vedi DM 70/2015), che in realtà costituisce il cavallo di Troia per portare le alte specialità a Sondrio, con un disegno subdolo, determinato e lungimirante. Inoltre, l’impegno per proporre Sondrio come polo oncologico, per evitare il ricorso all’esterno anche per interventi poco complessi. Si è fatta una pressione continua sulla Regione per una inversione di tendenza nel rimaneggiamento al peggio del servizio di emergenza urgenza territoriale, dopo l’attribuzione del coordinamento ad una centrale operativa inadeguata come quella di Bergamo, per opporci alla soppressione di gran parte delle postazioni mediche ed infermieristiche, contro l’affidamento del soccorso ai soli volontari, tornando a situazioni degli anni Ottanta. E altro ancora.  Sicuramente sono necessari impegno ma anche competenza e considerazione delle esigenze di tutti.

Firmato

I Sindaci di Livigno, Valdidentro, Bormio, Valfurva, Valdisotto e Sondalo

I coordinatori del Comitato Pietro Del Simone, Luigi Grassi e Giuliano Pradella

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