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In montagna e "dappertutto", il progetto inclusivo per le persone fragili

Walter Fumasoni, presidente di Tecnici Senza Barriere: «Essere dappertutto vuol dire favorire le relazioni e l’incontro. Le persone con fragilità contribuiscono a mantenere in equilibrio i valori della società che rischieremmo di perdere»

«Non portare dappertutto, ma dare la possibilità di essere dappertutto. La nostra società si sta abituando a fare a meno delle persone con fragilità e questo è un rischio perché le persone fragili hanno un ruolo importante all’interno della società, quello di equilibratore valoriale che mette le persone di fronte ai propri limiti e alle proprie fragilità. Questo permette a ciascuno di noi di capire che tante cose che abbiamo e che diamo per scontate invece non lo sono, ma, soprattutto, ci aiuta a capire che possiamo fare qualcosa di utile per gli altri. Le persone con fragilità, quindi, contribuiscono a mantenere in equilibrio i valori della società, valori che rischieremmo altrimenti di perdere».

Walter Fumasoni, presidente dell’associazione Tecnici Senza Barriere, ha così chiaramente spiegato il senso del progetto "Dappertutto". «Essere dappertutto vuol dire favorire le relazioni e l’incontro tra il 90% della popolazione “sano” e il 10% fragile e darsi l’opportunità di cambiare il proprio punto di vista e la propria visione di vita».

Rompere l'isolamento

In Italia ci sono 5 milioni di persone con fragilità permanente più 1 milione con fragilità temporanea quindi un 10% della popolazione. I residenti della città di Sondrio sono circa 20.000, questo vuol dire che dovremmo incontrare per strada 2000 persone con fragilità. È davvero così? Dove sono? Perché non le vediamo?

«La rete dappertutto vuole infrangere la sensazione di isolamento che hanno le persone con disabilità facendo loro capire che hanno un ruolo sociale importante ed è giusto che si sentano parte attiva di questa società che è fatta non da tante persone normali, ma da tante persone diverse. Occorre dunque re-inserirle nella società. Come? Eliminando le barriere architettoniche per rendere accessibili e accoglienti le città e riportandole dappertutto, anche nell’ambiente montano che è peculiare della nostra provincia perché insieme si può arrivare in cima. Una persona con fragilità può riprendersi la propria vita e andare avanti solamente con l’aiuto di altre persone» ha aggiunto Fumasoni.

La ricca rete di partenariato

Massimo Pinciroli del Centro di Servizio per il Volontariato Monza Lecco Sondrio ha sottolineato l’orgoglio e l’importanza di far parte della rete dappertutto: «Questo progetto non poteva che nascere in una Valle come la nostra circondata dalle montagne, i nostri beni più preziosi – ha sottolineato – che, richiamando la Dichiarazione di Norcia, devono essere messi a disposizione di tutti, compatibilmente con i limiti che ciascuno porta». 

Il progetto, che si rivolge a persone disabili, anziani, bambini, giovani, nel corso degli anni è cresciuto e ha ricevuto diversi finanziamenti, tra i quali quelli dei Bandi Volontariato 2018 e 2019 di Regione Lombardia con una rete di soggetti che si è andata via via allargando andando a toccare diversi ambiti: sociale, culturale, ambientale etc..

«Il messaggio che stiamo cercando di diffondere è molto contagioso e va dalla mappatura dei sentieri percorribili anche con la joëlette o carrozzina da montagna ad azioni culturali per superare stigma e pregiudizi e trovare il coraggio di uscire allo scoperto. In Alta Valle abbiamo coinvolto i giovani facendogli fare delle gite in joëlette e realizzando con loro un video».

Le gite in joëlette

Nell’ultimo anno sono state effettuate 20 uscite con la joëlette in tutto il territorio della provincia, da Livigno alla Valchiavenna e anche al di fuori, come Bergamo e Milano.

«La joëlette non è solo un pezzo di ferro – ha aggiunto Fumasoni – è un pezzo di ferro che esprime un valore altissimo, attorno al quale si concretizzano tanti buoni propositi, aiuto reciproco, il godere delle bellezze delle nostre montagne. Un pezzo di ferro che aggrega e sfonda tanti muri, che fa cultura e che vogliamo portare dappertutto».

La Casetta dell’Accessibilità

Tra i progetti futuri c’è anche la realizzazione di una Casetta dell’Accessibilità in media Valtellina (il luogo individuato è ad Albosaggia, sul Sentiero Valtellina) che funga come punto base di riferimento e info point per tutte le persone con fragilità che vogliono andare in montagna. Lì si potrà avere in maniera gratuita una o più joëlette, formarsi per la sua conduzione e percorrere uno dei sentieri accessibili della nostra provincia fino ad arrivare ad un rifugio alpino, che sarà appositamente dotato di una carrozzina.

Turismo accessibile

Il progetto dappertutto ha ottenuto il Marchio Valtellina per la diversificazione dell’offerta turistica del territorio e l’accessibilità per tutti.

Vanno in questa direzione, come ha spiegato il volonatario Dario Fanoni, la mappatura di 20 sentieri accessibili nei 5 mandamenti della nostra provincia che si possono trovare all’indirizzo dappertutto.org/percorsi, realizzata grazie al portale wikiloc (potete scaricare l’app gratuita e seguire la mappa direttamente dal cellulare), e la possibilità per le strutture ricettive valtellinesi e valchiavennasche di segnalare la propria accessibilità tramite un apposito form presente sul sito dappertutto.org.

«La prima volta che ho visto la joelette mi sono detta proviamo e adesso non la mollo più perché è un’importante opportunità di socializzare e conoscere tante gente – ha detto Francesca Rogna – prima vedevo la montagna solo dal basso e invece adesso posso vivere dentro la montagna. Faccio anche un appello agli albergatori della nostra provincia perché segnalino l’accessibilità delle loro strutture».

Per essere definiti accessibili sia gli alberghi che i sentieri devono possedere determinati requisiti: i volontari e i tecnici del dappertutto sono a disposizione per fornire alle persone e agli esercenti interessati tutte le informazioni.

Luciano Bertolina, presidente del Coordinamento delle sezioni valtellinesi del CAI, ha raccontato come l’associazione che per eccellenza fa conoscere e conosce le montagne in tutti i suoi aspetti abbia sposato il progetto dappertutto e il portare in montagna le persone con disabilità: “«Lo facciamo da 40 anni e siamo orgogliosi di dare una mano e di portare più gente possibile, anche da fuori provincia, il Parco Nazionale dello Stelvio acquisterà una decina di joëlette e le metterà a disposizione del territorio e abbiamo coinvolto anche le Comunità montane per sistemare i sentieri e farli diventare accessibili a tutti».

I TESTIMONIAL DEL PROGETTO

Saverio Monti, runner, ha condiviso l’esperienza della Go in Up, circuito di gare a scopo benefico che si è tenuta in Bassa Valle con la partecipazione del TEAM JOËLETTE: «Abbiamo raccolto soddisfazioni per quanto realizzato sia da parte dei joëlettatori che delle persone che sono salite sulla joëlette: un’esperienza significativa che sicuramente rimarrà nella memoria, ma anche una dimostrazione di coraggio e fiducia. Abbiamo creato un bel gruppo: gente che vive la montagna in maniera agonistica ha riscoperto il valore della condivisione e del fare fatica insieme. Gente che non si conosceva e che passava le serate in solitudine si è trovata parte di un gruppo. Anche chi non faceva sport da molto tempo si è rimesso in gioco “con la scusa” di aiutare altre persone. Le relazioni sono migliorate per tutti».

Alice Gaggi, campionessa di corsa in montagna, ha espresso la sua stima per «questi progetti che permettono a tutti di avvicinarsi alla montagna e di poterla godere. In quanto atleta spesso mi accorgo di vivere la montagna in maniera sempre un po’ veloce e frenetica. Ci sono invece tanti aspetti davvero speciali della montagna che possono essere scoperti percorrendola e vivendola nella lentezza del quotidiano». 

Messaggio di Viviana, una delle persone trasportate con la joëlette:

«Essere vincente per me significa creare nuove opportunità alla mia difficile esistenza e quando un sogno diventa realtà la vita cambia ed è vero !!! una settimana fa il duro verdetto non sarai mai più in grado di alzarti ne' tantomeno di camminare, non vi dico l'amarezza dopo anni di duro impegno e di costanti terapie, però grazie agli amici runners durante il Roncaiola vertical ho potuto correre alla pari... è stata una gara emozionante dove 9 cuori battevano all'unisono, così tanto che alla fine anche io sulla joëlette avevo il fiatone come se avessi compiuto lo stesso sforzo del mio eccezionale ed indomito team. Poter correre dopo 30 anni un'emozione che mi ha fatto piangere di gioia e mi ha donato nuova forza e rinnovato coraggio per non smettere di lottare perché niente è impossibile...l'importante è non perdere la speranza. Un dono che ho ricevuto da una promessa mantenuta che Andrea mi ha fatto un anno fa. Il risultato valeva l'attesa non ho solo corso quella sera ma con il cuore ho ripreso a volare alto. Grazie di cuore al mio team, resterete tutti impressi nella mia anima per sempre, un batti 5 a tutti i miei eroici campioni per la generosità a 360° che mi hanno dimostrato. Spero ci ritroveremo ancora insieme per altre avventure sportive. Grazie per questa vittoria personale che vale milioni di trofei, un grazie anche agli amici Alpini per l'ottimo panino con salsiccia annaffiato da buona birra, vvb cari amici runners». 

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