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Sanità, lo strappo dei sindaci dell'Alta Valle: «Stop ad ogni interlocuzione con Regione Lombardia»

Confronti "congelati" «fintanto non verranno chiarite definitivamente le posizioni sull’annosa vicenda relativa al Morelli e alla riorganizzazione sanitaria provinciale». La lettera dei primi cittadini del Bormiese

Sulla questione della riorganizzazione della sanità in provincia di Sondrio, con la conseguente rimodulazione dei reparti dell'ospedale Morelli di Sondalo, Regione Lombardia fa "orecchie da mercante" non rispondendo alle richieste precise dei sindaci del Bormiese. Dopo la richiesta di dare completezza formale alle decisione di sospendere per 6 mesi il trasferimento definitivo, dall'ospedale dell'Alta Valle a quello di Sondrio, delle tre alte specialità (neurochirurgia, chirurgia toracica e chirurgia vascolare) del 27 ottobre scorso (leggi qui), nessun risposta precisa è giunta.

Per tale motivo i primi cittadini di Sondalo, Valdisotto, Bormio, Valfurva, Valdidentro e Livigno «hanno deciso di interrompere le interlocuzioni con Regione Lombardia fintanto che non verranno chiarite definitivamente le posizioni della stessa circa l’annosa vicenda relativa al Morelli e alla riorganizzazione sanitaria provinciale che merita, visti i deleteri risultati ottenuti, un approccio completamente diverso». Una presa di posizione forte dettata dalla frustrazione di non avere risposte precise, nel continuo timore che il Morelli possa esser "depauperato" delle sue funzioni.

Una situazione difficile, condizionata, non poco, dalla pandemia da coronavirus in atto. «La nuova emergenza sanitaria dovuta alla seconda ondata della pandemia e la nuova riconversione del Morelli a ospedale Covid di riferimento provinciale e regionale ha, di fatto, comportato nuovamente l’arresto di tutte le altre funzioni ospedaliere comprese quelle del dipartimento di emergenza urgenza. La Regione ha deciso, ostinatamente, di rifiutare le proposte suggerite dai Sindaci e mutuate dal Comitato Tecnico Scientifico che avrebbero consentito di incrementare, considerevolmente, i posti letto destinati alla cure intensive, utilizzando le poderose risorse messe a disposizione, per tale scopo, dal Governo, con la specifica peculiarità di compartimentare ed arginare i reparti infettivi e consentire, al tempo stesso, di non sopprimere le normali ed eccellenti attività ospedaliere presenti dentro il Morelli. Spiace quindi constatare come Regione Lombardia si ricordi della valenza del Morelli unicamente in situazioni di difficile gestione, come quella attuale».

«Viste le continue contraddizioni e leggerezze dimostrate nell’affrontare la riorganizzazione della Sanità di Montagna da parte della Giunta e considerato che il Presidente Fontana e l’Assessore Gallera hanno dichiarato di voler portare in Consiglio Regionale la rivisitazione della legge sanitaria lombarda, suggeriamo di affidare il tema a quell’appuntamento dentro il più competente e titolato organismo legislativo» hanno commentato i sindaci del Bormiese.

Di seguito la lettera inviata dai primi cittadini a presidente lombardo Attilio Fontana, e ai suoi assessori Giulio Gallera, Welfare, e Massimo Sertori, Montagna.

LETTERA APERTA

Nonostante le diverse comunicazioni che raramente hanno avuto riscontro ufficiale, e comunque mai seguite da atti formali, i Sindaci dell’Alta Valle continuano ad essere allarmati per le sorti dell’Ospedale Morelli.

La nuova emergenza sanitaria dovuta alla seconda ondata della pandemia e la nuova riconversione del Morelli a ospedale Covid di riferimento provinciale e regionale che ha, di fatto, comportato nuovamente l’arresto di tutte le altre funzioni ospedaliere comprese quelle del dipartimento di emergenza urgenza complica, come era facilmente prevedibile, ulteriormente la situazione sanitaria provinciale.

Tale scelta si è resa indispensabile vista l’insostituibilità del Morelli quale risorsa regionale nella rete sanitaria ma, al contempo, dimostra la grave e totale incapacità di Regione Lombardia di offrire ai cittadini della montagna servizi adeguati sfruttando, al meglio, tutte le risorse disponibili soprattutto in una situazione di eccezionale emergenza come quella attuale che, tra l’altro, era facilmente prevedibile e le cui soluzioni erano sotto gli occhi di tutti, come l’utilizzo di alcuni padiglioni vuoti del Morelli facilmente ri-attrezzabili.

La Regione ha deciso, ostinatamente, di rifiutare le proposte suggerite dai Sindaci e mutuate dal Comitato Tecnico Scientifico che avrebbero consentito di incrementare, considerevolmente, i posti letto destinati alla cure intensive, utilizzando le poderose risorse messe a disposizione, per tale scopo, dal Governo, con la specifica peculiarità di compartimentare ed arginare i reparti infettivi e consentire, al tempo stesso, di non sopprimere le normali ed eccellenti attività ospedaliere presenti dentro il Morelli. Spiace quindi constatare come Regione Lombardia si ricordi della valenza del Morelli unicamente in situazioni di difficile gestione, come quella attuale.

Per maggiore chiarezza espositiva, ripercorriamo i fatti fin qui avvenuti.
In diversi momenti durante e dopo la prima fase di emergenza sanitaria, i Sindaci - unitamente al Comitato a Difesa della Sanità di Montagna - hanno scritto a Regione Lombardia rimarcando come la conformazione strutturale del Morelli potesse consentire una gestione del Covid autonoma, destinando ad esso uno o più padiglioni (VI- VII), tra quelli dismessi, senza intaccare le restanti funzioni ospedaliere. In occasione dell’incontro avvenuto in data 11 giugno u.s., lo stesso Assessore Gallera aveva assicurato che gli investimenti relativi al Covid avrebbero trovato spazio proprio nel VI e VII padiglione, ma dalle parole non si passò mai ai fatti e la scelta fu quella di mantenere nel IV e I padiglione i reparti per la cura dei pazienti covid utilizzando, addirittura, i fondi ministeriali per riconvertire le chirurgie in reparti attrezzati covid. I sindaci, anche successivamente, hanno manifestato forte preoccupazione per le sorti del Morelli e, con il Comitato, hanno indetto una grande assemblea pubblica che ha visto la partecipazione di migliaia di cittadini preoccupati per il futuro della sanità del territorio.

A seguito di questa mobilitazione Regione Lombardia dichiarò, via stampa, la volontà di indire gli “Stati Generali sulla Sanità” al fine di condividere con le istituzioni locali una proposta di riorganizzazione della sanità più efficace per l’intera provincia. Anche qui, spiace costatarlo, ma dalle parole non sono seguite le azioni.

L’ultimo atto di questa lunga vicenda ci riporta al 21 settembre scorso, quando i Sindaci sono stati invitati a palazzo Lombardia, alla presenza degli Assessori Gallera e Sertori, ad un incontro puramente istituzionale. In quell’occasione sebbene l’assessore Gallera si dichiarò intenzionato a mettere in atto la riorganizzazione prevista dal Piano del Politecnico con tutte le sue declinazioni che, per inciso, consegna al Morelli e alla Sanità di Montagna una riorganizzazione inadeguata e disastrosa, l’Assessore Sertori mostrò un segnale di apertura e propose di sospendere l’applicazione del suddetto Piano e, parallelamente, di garantire il ripristino delle tre alte specialità (neurochirurgia, chirurgia toracica e chirurgia vascolare) e del centro trauma di zona concedendo al territorio un periodo di 6 mesi per approfondire e discutere una soluzione a lungo termine del presidio sondalino. Ad oggi, come già ribadito nella nota del 27 ottobre u.s., non sono seguite atti formali contenenti le modalità e le tempistiche del ripristino.

Si leggono invece, in una timida e confusa nota, datata 30/10/2020, dell’Assessore Gallera, le solite e non più sopportabili promesse a cui siamo stati tristemente abituati.
Lo stesso conferma, con spudorata disinvoltura, le nostre preoccupazioni circa la ferma volontà di Regione Lombardia di utilizzare i fondi ministeriali per smantellare i padiglioni chirurgici e trasformarli in reparti attrezzati Covid precludendo, per il futuro, qualsiasi riconversione e consegnando al depauperamento certo l’Unità Spinale per la cui tutela invece si è espresso, all’unanimità, il Consiglio Regionale sulla Mozione Usuelli-Borghetti.

Le numerose e discordanti comunicazioni di Regione Lombardia hanno, nuovamente, impensierito numerosi Consiglieri Regionali che hanno presentato il 28 ottobre scorso, assieme al primo firmatario Niccolò Carretta, una Interrogazione con la quale si chiedono chiarimenti definitivi, trasparenti e dettagliati sul destino dell’Ospedale Morelli.

I sindaci scriventi condividono pienamente le legittime preoccupazioni dei Consiglieri Regionali e la loro interrogazione in oggetto, e chiedono anch’essi - senza ulteriore rimando - un’assunzione di responsabilità e risposte chiare e precise a Regione Lombardia dopo mesi di inattività e mancanza di seria attenzione sul tema. Atto dovuto nei confronti delle Istituzioni locali e soprattutto dei tanti cittadini che si stanno mobilitando per salvaguardare il proprio diritto alla salute e che meritano riscontri concreti nei fatti.

Per tutti questi motivi i Sindaci, come autorità sanitarie sul territorio, hanno deciso di interrompere le interlocuzioni con Regione Lombardia fintanto che non verranno chiarite definitivamente le posizioni della stessa circa l’annosa vicenda relativa al Morelli e alla riorganizzazione sanitaria provinciale che merita, visti i deleteri risultati ottenuti, un approccio completamente diverso.

Viste le continue contraddizioni e leggerezze dimostrate nell’affrontare la riorganizzazione della Sanità di Montagna da parte della Giunta e considerato che il Presidente Fontana e l’Assessore Gallera hanno dichiarato di voler portare in Consiglio Regionale la rivisitazione della legge sanitaria lombarda, suggeriamo di affidare il tema a quell’appuntamento dentro il più competente e titolato organismo legislativo.

Cordiali saluti.

Il Sindaco di Livigno Damiano Bormolini,
Il Sindaco di Valdidentro Massimiliano Trabucchi, Il Sindaco di Bormio Roberto Volpato,
Il Sindaco di Valfurva Angelo Cacciotto,
Il Sindaco di Valdisotto Alessandro Pedrini,
Il Sindaco di Sondalo Ilaria Peraldini,
La Comunità Montana Alta Valtellina

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