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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La mamma gipeto morta per colpa dell'alta tensione

Inutili le cure internazionali, Ortler non ce l'ha fatta. Toccherà al compagno occuparsi del loro piccolo

Il gipeto Ortler è morto. Il volatile femmina di 22 anni era stato trovato in chiaro stato di difficoltà a terra, nella zona dei Laghi di Cancano, lo scorso 16 aprile. A recuperarlo erano stati Antonella Cordedda, veterinaria del Parco dello Stelvio e Andrea Roverselli, membro del team di monitoraggio dei grandi rapaci del Parco. Dopo essere stato catturato, l’animale era stato trasportato con urgenza al CRAS San Rocco di Ponte in Valtellina dove nel giro di poco tempo era arrivata la diagnosi: trauma da elettrocuzione.

"L’impatto con le linee della media tensione presenti presso le dighe di Cancano”, spiega Antonella Cordedda, “ha infatti causato ferite visibili all’ala destra e alla zampa sinistra dell’animale che, nei primi giorni di ricovero, hanno richiesto terapie di supporto e trattamenti specifici (laser terapia) agli arti lesionati”. Erano inoltre stati condotti diversi esami per verificare se l’esemplare avesse riportato danni anche agli organi interni, o ci fossero tracce di intossicazione da piombo che avrebbe potuto determinare anomalie nel comportamento, a loro volta potenziale causa dell’impatto con la media tensione.

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Prezioso valore biologico

Dopo l’esclusione dell’intossicazione da piombo, nonostante alcuni parametri dell’animale fossero in netto miglioramento, in pochi giorni la situazione era peggiorata con il manifestarsi dei caratteristici segni della necrosi da elettrocuzione: cedimento della cute, dei tendini, delle fasce muscolari ed esposizione dei calami delle penne. I medici veterinari avevano subito capito che, vista la gravità della situazione, il recupero della capacità di volo e il conseguente ritorno alla vita libera sarebbero stati impensabili. Ma la vita di una femmina di gipeto è preziosa in termini di valore biologico, anche come potenziale riproduttrice in cattività e conservazionistico, come custode del complessivo patrimonio genetico della popolazione.

Da qui la decisione di procedere con la delicata operazione di amputazione dell’ala danneggiata e quindi il successivo trasferimento nei Pirenei dove sarebbe stata accolta in un centro specializzato in recupero e riproduzione. Per questo, in accordo con il direttore sanitario del CRAS, Ernesto Cazzaniga, il responsabile del CRAS per la Provincia di Sondrio, Gianluca Cristini, e Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco dello Stelvio, hanno deciso di trasferire l’animale presso la Casa di Cura Veterinaria Mont Emilius, in provincia di Aosta, dotata delle strumentazioni adatte a questo tipo di intervento, sotto la supervisione del dottor Michel Mottini.

Contestualmente erano già state avviate le pratiche, per il successivo espatrio dell’animale, con il dottor Àlex Llopis della Vulture Conservation Fundation in Spagna che aveva seguito tutte le operazioni in remoto, dal primo giorno di ricovero. L’operazione aveva avuto successo e i giorni seguenti l’animale aveva mostrato segni di vitalità e miglioramento ma, purtroppo, in breve le condizioni del gipeto sono nuovamente peggiorate in conseguenza della necrosi alla zampa. Il 21 maggio i medici, viste le gravi condizioni dell’animale, hanno preso di concerto la decisione di sopprimere l’animale, ma il giorno prima dell’intervento, Ortler è morta a causa di un definitivo peggioramento.

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"Complessa operazione internazionale"

“Si è trattato di una complessa e delicata operazione di recupero e cura, che ha viste coinvolte realtà e competenze a livello internazionale”, spiega Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco Nazionale dello Stelvio. "L’efficacia, la tempestività e il carattere volontaristico dell’intera opera di collaborazione messa in moto nel tentativo di salvataggio, sono state fonte di motivazione e grande soddisfazione, dimostrando che il valore della natura può attivare dinamiche  positive e edificanti".

Il costo totale dell’intera operazione, a carico del Parco Nazionale dello Stelvio, è consistito nelle spese di trasporto dell’animale da Ponte alla Casa di Cura Mont Emilius e nel costo dell’operazione di amputazione. Il costo delle prestazioni del CRAS è stato coperto dalla Provincia di Sondrio mentre le restanti cure sono state prestate in maniera totalmente volontaria da parte dei medici coinvolti.

“Ortler era in fase avanzata di nidificazione e cura del giovane che dovrebbe involarsi nel mese di luglio”, spiega Pedrotti. “Il monitoraggio successivo all’evento, grazie al contributo dei carabinieri forestali e di Andrea Roverselli, ha permesso di verificare che il maschio della coppia sta tuttora proseguendo nella cura e alimentazione del piccolo”. 

Trappole mortali

Le linee della media e alta tensione sono trappole mortali che, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, causano ogni anno la morte di oltre 20.000 animali, fra cui grandi rapaci notturni o diurni, come il gipeto, con un tasso di mortalità annuale di 3 esemplari morti per km di linea.

“L’elettrocuzione è uno dei fenomeni più negativi che caratterizzano la coesistenza fra uomo e fauna e una sfida importante”, spiega Franco Claretti, direttore del Parco Nazionale dello Stelvio, “su cui l’area protetta ha il dovere di sensibilizzare la comunità e di proporre, soluzioni, come quella della segnalazione e dell’interramento delle linee. Tali interventi rappresenterebbero azioni importanti per mitigare il problema e muoversi nella direzione di una positiva coesistenza fra uomo e fauna”.

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