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Le varianti del coronavirus in Lombardia e la soluzione del lockdown totale

L'assessore Moratti ha anche detto che una tale circostanza "non deve allarmare i cittadini"

Le varianti del coronavirus continuano impensierire gli esperti. In Lombardia praticamente un terzo dei nuovi positivi al covid ha contratto una qualche variante, come ha spiegato la vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti: "Purtroppo le varianti sono presenti in Lombardia con una percentuale pari al 30% riscontrata nei tamponi positivi, che potrebbe arrivare nelle prossime settimane al 60/80%, esattamente come sta accadendo in altri Paesi".

La stessa Moratti, però, ha anche detto che una tale circostanza "non deve allarmare i cittadini poiché le consolidate abitudini di prevenzione e protezione anti covid risultano sempre efficaci. Uso della mascherina, distanziamento sociale, igienizzare spesso le mani, sono comportamenti ancora raccomandati, da osservare scrupolosamente per prevenire il contagio".

Fino a lunedì scorso in Lombardia erano stati accertati 128 casi di varianti di Sars-CoV-2: tutte inglesi, una brasiliana e una sospetta ancora da identificare se brasiliana o sudafricana, come aveva rivelato nell'ultimo report il direttore generale Welfare della Regione Lombardia Marco Trivelli. Numeri che, viste le dichiarazioni dell'assessore Moratti, sono in continuo peggioramento.

Da una parte c'è chi come propone come rimedio all'espansione continua delle nuove varianti un lockdown totale, come quello sperimentato per la prima volta nel Lodigiano e in provincia di Padova subito dopo la scoperta dei primi casi di covid 19, ormai un anno fa. Come Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di microbiologia dell'ateneo cittadino. "Se si vuole bloccare la diffusione di varianti di Sars-CoV-2 o resistenti al vaccino o a elevata trasmissibilità, bisogna veramente fare zone rosse tipo Codogno o Vo': tutti fermi", ha detto Crisanti intervenendo a Timeline su SkyTg24.

Il lockdown totale contro le varianti covid

Secondo l'esperto dell'università di Padova, l'emergere di queste varianti con elevata trasmissibilità e potenzialmente resistenti al vaccino "mette in pericolo questo scenario di equilibrio al quale siamo arrivati attraverso una strategia di convivenza con il coronavirus, perché a questo punto bisogna intervenire più rapidamente possibile anche in modo chirurgico". In questa fase dell'emergenza covid, per Crisanti le scuole riaperte rappresentano un altro elemento che aggiunge incertezza: "Sono un'occasione di moltiplicazione sociale che coinvolge studenti, famiglie, interazioni fra studenti e famiglie a diversi livelli, sovraffollamento dei trasporti. La struttura delle scuole è un detonatore di aggregazione sociale. Vedremo gli effetti".

Quanto al timore che la variante inglese di Sars-CoV-2 colpisca di più i bambini, finora in qualche modo "protetti" dall'infezione almeno nei grandi numeri, "in Inghilterra - ha osservato il virologo - sembra che la variante colpisca i bambini con più frequenza". Ma questo mutante "ha un indice di trasmissione più elevato che si riflette sia negli adulti sia nei bambini, quindi non è sorprendente che vediamo più bambini colpiti". In conclusione, "credo sia ancora presto per dire che questa variante ha 'sfondato' una barriera d'età".

Sono tre le varianti del coronavirus monitorate negli ultimi mesi dall'Istituto superiore di sanità con particolare attenzione: quella inglese, quella brasiliana e quella sudafricana. 

La variante inglese del covid

Nel caso della variante inglese, a mettere in allarme gli esperti è soprattutto l’elevata contagiosità del ceppo che si è originato a settembre nel Kent e che nel giro di soli due mesi è diventato dominante nel Regno Unito facendo esplodere i contagi e le vittime. Secondo virologi ed epidemiologi questa variante ha un tasso di contagiosità più elevato, ma non è ancora chiaro se sia causa di una letalità maggiore. I vaccini ad oggi in commercio hanno dimostrato una buona efficacia contro la variante inglese, mentre alcuni test condotti su alcuni campioni hanno mostrato una mutazione (chiamata "E484k") già osservata nelle varianti che hanno avuto origine in Brasile e Sudafrica. Per ora si tratta di pochi casi, ma la circostanza è preoccupante. I ceppi isolati in Sudafrica e in Brasile si sono dimostrati più abili nell’eludere gli anticorpi e dunque potrebbero inficiare anche l'efficacia dei vaccini.

La variante sudafricana del coronavirus

Secondo uno studio condotto dall'università del Witwatersrand (Sudafrica) e dall'università di Oxford il vaccino AstraZeneca si è dimostrato efficace solo al 22% contro le forme moderate della malattia provocata dal ceppo sudafricano. "In questa fase ridotta I/II di test, i primi dati mostra efficacia limitata contro la malattia in fase moderata provocata dalla variante sudafricana B.1.351" ha detto un portavoce di AstraZeneca citato dal Financial Times. "Ma non siamo stati in grado di accertare la sua efficacia contro casi gravi della malattia e nei casi di ospedalizzazione perché i soggetti esaminati erano giovani adulti in salute". L’auspicio è che il farmaco di AstraZeneca si riveli comunque efficace contro le forme gravi. 

Secondo quanto annunciato da AstraZeneca, un nuovo vaccino in grado di proteggere anche contro la variante sudafricana potrebbe essere pronto per l'autunno. Dopo i risultati della sperimentazione, il governo sudafricano ha dunque sospeso l’uso del vaccino AstraZeneca, puntando solo sui vaccini Johnson & Johnson e Pfizer-BioNTech. Per quanto riguarda il farmaco J&J - che ricordiamo richiede una sola iniezione contro le due comunemente richieste dagli altri vaccini - nei trial di fase 3 ha mostrato un’effiacia del 72% negli Stati Uniti e del 57% in Sud Africa, tanto che secondo l’azienda è risultato essere efficace contro le varianti sudafricana e brasiliana del virus SarsCov2. Va da sé però che anche in questo caso con la nuova variante il farmaco si è mostrato meno potente. Come stanno le cose? Secondo l’istituto superiore di sanità, in generale i vaccini contro il coronavirus potrebbero essere meno efficaci per la variante sudafricana e brasiliana del covid. "Al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese - si legge nella pagina delle Faq -, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia. Diversi studi sono in corso nel mondo per rispondere alla domanda''. 

La variante brasiliana che spaventa Galli

"La variante brasiliana è una cosa pesante purtroppo". A parlare è Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università degli Studi di Milano. "Quello che è capitato a Manaus - sottolinea - mette la pietra tombale sulla strategia di chi ha in mente di far circolare il virus indisturbato per arrivare a un'immunità di gregge a furia di infezioni. A Manaus è accaduto invece che, lasciando girare il virus come gli pare, si è avuta sì una percentuale importante di gente che si è infettata e quindi immunizzata, ma non importante abbastanza per creare una vera barriera. È successo quindi che il virus ha sviluppato la mutazione giusta per tornare a essere in grado di colpire non solo quelli che non aveva ancora infettato, ma in qualche caso a quanto pare anche quelli che si erano già ammalati. È un elemento di notevole preoccupazione", ammonisce l'esperto.

La variante brasiliana mette a rischio l'efficacia dei vaccini? "Non lo sappiamo ancora", risponde Galli: "La mutazione 501 alla fine pare di no, ma la 484k, che in un ceppo brasiliano si associa alla 501y, non sappiamo ancora se il vaccino la prende o non la prende e credo che verificarlo sarà il primo lavoro che faranno alla Pfizer. Le mutazioni virali emergono casualmente - ricorda lo specialista - ma se sono vantaggiose, la 'prole'" del primo virus in cui compare "la mantiene" e questo sembra essere il caso. "Arrivasse mai una buona notizia", ha chiuso Galli.

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