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Martedì, 19 Marzo 2024
Coronavirus

Covid, la complessità di vaccinare le persone affette da gravissima disabilità in provincia di Sondrio

Il servizio di Asst Valtellina e Alto Lario, coordinato della dottoressa Sandra Re, per proteggere dal coronavirus le persone che già vivono una situazione molto difficile e tutti coloro che le assistono quotidianamente

CAMPAGNA VACCINALE: RAGGIUNTE AL DOMICILIO LE PERSONE AFFETTE DA GRAVISSIMA DISABILITÀ 

Organizzata la somministrazione anche per caregiver e conviventi presso i presidi di Sondalo e Morbegno

Una campagna vaccinale che prosegue con i grandi numeri dei cinque centri operativi in provincia di Sondrio, con oltre 10 mila somministrazioni alla settimana, e con i numeri più piccoli ma non meno significativi del servizio svolto al domicilio di persone affette da gravissima disabilità. Sono 105 i pazienti vaccinati tra aprile e maggio, perlopiù nelle loro abitazioni, sull'intero territorio dell'Asst Valtellina e Alto Lario, da Dongo a Bormio, ai quali si aggiungono 175 tra caregiver e conviventi convocati presso i presidi di Morbegno e di Sondalo. 

Per proteggere dal coronavirus le persone che già vivono una situazione molto difficile e tutti coloro che le assistono quotidianamente, il Centro Servizi dell'Asst Valtellina e Alto Lario, con il coordinamento della dottoressa Sandra Re, responsabile dell'Unità operativa semplice dipartimentale Cronicità e continuità assistenziale di Sondrio, ha allestito un articolato programma, sviluppato tra aprile e maggio, che si è concluso nei giorni scorsi.

≪In questi due mesi, nell'ambito della campagna vaccinale, ci siamo dedicati alle persone con gravissime patologie e non autosufficienti che per le loro condizioni necessitano di un trattamento particolare - spiega la dottoressa Re -, riservando loro cura e attenzione sia nell'approccio che nei momenti della vaccinazione e dell'osservazione. Ogni caso è stato valutato singolarmente proprio per la specificità delle diverse situazioni e le visite al domicilio per la vaccinazione sono state concordate tenendo conto delle esigenze dei singoli utenti e dei loro familiari. Tutto si è svolto regolarmente e oggi possiamo dire di aver messo al riparo dal rischio di contagio tantissime persone fragili che già soffrono per la loro condizione≫.

Il servizio, molto apprezzato dai pazienti, dai familiari e da chi li segue, ha richiesto un lungo lavoro preparatorio che è iniziato con le telefonate a tutti i caregiver per acquisire la volontà di vaccinare il disabile ed è proseguito con la definizione degli elenchi. Per la maggior parte le somministrazioni per gli adulti sono state effettuate a domicilio. Un flacone di Moderna contiene dieci dosi che devono essere inoculate nelle sei ore successive alla preparazione: ogni appuntamento necessitava di circa 40 minuti, oltre ai tempi richiesti per gli spostamenti, spesso lunghi, dovendo raggiungere anche valli laterali come la Valgerola e la Valmalenco. Per questo motivo, quando non era possibile fissare dieci appuntamenti in sei ore, alcuni vaccini venivano somministrati in sede di preparazione, nei presidi di Chiavenna, Morbegno, Sondrio o Sondalo, prima di partire per il domicilio del primo paziente, per non correre il rischio di sprecare dosi.

In poche settimane, viaggiando ogni giorno su e giù per la valle, la dottoressa Re, assistita dall'infermiera Veronica Menghi, ha somministrato la prima dose di Pfeizer o di Moderna e, a distanza di tre o quattro settimane, il richiamo. Prima è toccato alle persone in dipendenza vitale in quanto affette da una gravissima disabilità: 55 adulti con Moderna e cinque ragazzi dai 16 ai 18 anni con Pfeizer. Quindi sono stati vaccinati con Moderna 45 pazienti cronici fragili presso il Pot di Morbegno. I caregiver e i conviventi dei pazienti, 175 in totale, compresi i genitori e i conviventi dei minori di 16 anni che non potevano essere sottoposti a vaccinazione, sono stati vaccinati a Sondalo e a Morbegno. Oltre al medico e all'infermiera del Centro servizi per il servizio a domicilio, per le sedute ambulatoriali è stato necessario il supporto di un operatore amministrativo del Centro servizi, mentre a Sondalo il medico è stato supportato dal personale dell'hub.

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