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Venerdì, 29 Marzo 2024
Coronavirus

«Dopo questa epidemia la scuola non sarà più la stessa»

Il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio, Fabio Molinari, racconta le fatiche del mondo della scuola durante la quarantena da coronavirus. L'intervista

Il mondo della scuola e dell'educazione è certamente uno degli ambiti maggiormente stravolti dall'emergenza coronavirus. Uno stravolgimento sostanziale che ha obbligato migliaia di bambini e di ragazzi (con relative famiglie) a rivedere le proprie abitudini, in attesa che si chiarisca la situazione e si possa ripensare di tornare a quella routine fatta di insegnati e compagni in carne e ossa.

Il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio, Fabio Molinari, fa il punto della situazione con SondrioToday.

Sono più di due mesi che i bambini ed i ragazzi della provincia di Sondrio sono a casa, lontano da amici, compagni ed insegnanti. Seppur vi siano state lodevoli iniziative di "didattica a distanza", la scuola stessa ha, necessariamente, perso la sua dimensione principale: la vicinanza nell'accompagnare, nella crescita come nella conoscenza. Come ha vissuto, personalmente, queste lunghe giornate?

«Queste giornate sono state anche per me molto sofferte. Ho cercato di sostenere il meglio possibile le scuole e le famiglie in un momento così difficile ma confesso che ho sperimentato come sia drammatico non poter fare ciò che si vorrebbe e come, di fronte a certi eventi imprevedibili, siamo costretti ad accettare tante limitazioni e tanti disagi che pesano moltissimo. Le scuole hanno fatto tanto ma, ovviamente, le lezioni a distanza non sono quelle in aula e, inevitabilmente, si sono verificati alcuni disagi».

In queste settimane di quarantena quali sono stati, secondo la sua visione del mondo scolastico ed educativo, l'aspetto più positivo e l'aspetto più negativo di quanto successo?

«La sospensione delle attività didattiche per così lungo tempo è stato un elemento profondamente negativo. Dopo questa epidemia la scuola non sarà più la stessa. Anche dal punto di vista psicologico tutti, soprattutto i ragazzi, sono stati molto provati. L'aspetto positivo, se ne devo individuare uno, è che le scuole del territorio si sono sentite sicuramente più coese ed hanno saputo generare positivi strumenti didattici in tempi brevissimi. Questi strumenti dovranno servire anche per il futuro».

In questi mesi, lei ed i suoi collaboratori vi siete spesi molto per tutelare gli studenti più "fragili", impegnati nella non sempre facile "didattica a distanza". Come sono andate le iniziative promosse in Valtellina e Valchiavenna?

«Abbiamo cercato di fare il possibile e siamo abbastanza soddisfatti del lavoro compiuto. Insieme ad altri, abbiamo cercato di fare in modo che tutti potessero avere un pc ed una connessione. Grazie al prezioso supporto dei Carabinieri abbiamo restituito agli studenti i libri rimasti nelle scuole. In ultimo abbiamo sollecitato gli insegnanti di sostegno a non abbandonare i ragazzi più fragili nonostante la didattica on line presenti per questi studenti difficoltà maggiori rispetto agli altri».

Quali a suo avviso i cicli scolastici che hanno subito maggiormente la chiusura forzata?

«Tutti gli ordini di scuola hanno subito un disagio ma credo che la scuola dell'infanzia e quella primaria abbiano maggiormente patito questa forzata reclusione».

Nella serata di domenica 26 aprile, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha presentato alla nazione la cosiddetta "fase 2". Non suo lungo discorso non ha mai menzionato i bambini, i ragazzi e, più in generale, il mondo della scuola e dell'istruzione. Come ha vissuto questa "svista"?

«Il Presidente Conte aveva già parlato brevemente della scuola in un intervento precedente. Sicuramente dobbiamo prendere tutti coscienza che la scuola è un elemento fondamentale della società e di essa si dovrà tenere debito conto nei prossimi mesi. Il ministro Azzolina ha dimostrato più volte di esserne consapevole. Sicuramente dovremo riscostruire un nuovo patto educativo con tutti i soggetti che ruotano intorno alla scuola. Ho molto apprezzato il messaggio del Presidente Mattarella, che ha dimostrato quanto i ragazzi siano sempre nel suo cuore e nei suoi pensieri».

Dopo oltre due mesi dalla chiusura delle scuole a causa del coronavirus, è evidente come l'obiettivo, ad oggi, sia poter riaprire le aule per il prossimo settembre. Come può lavorare la scuola nell'ottica di ri-accogliere i bambini ed i ragazzi? 

«Su questo aspetto siamo tutti in attesa di indicazioni da parte del Ministro. Ci sono molte ipotesi allo studio ed il problema non è certo di facile soluzione ma sono sicuro che si troverà la soluzione migliore per garantire un progressivo rientro in classe».

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