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Spesa e seconde case, quei cortocircuiti nelle disposizioni anti-coronavirus che annebbiano la provincia di Sondrio

Opinioni ed interpretazioni diverse che lasciano il campo alla confusione

Tra le tante disposizioni emanate dal DPCM del 11 marzo scorso per tutelare la popolazione italiana dalla diffusione del coronavirus ve ne sono due che hanno creato non pochi fraintendimenti in provincia di Sondrio: la possibilità (o meno) di spostarsi in un altro comune per fare la spesa e la facoltà, per i proprietari di seconde case provenienti da altre province, di trascorrere la "quarantena sociale" in Valtellina e Valchiavenna.

Due questioni che, come spesso accade, hanno visto visioni ed interpretazioni differenti. 

Fare la spesa

La querelle sulla possibilità di fare la spesa in un altro comune è "esplosa" a cavallo del fine settimana scorso, dopo una comunicazione del Prefetto della provincia di Sondrio, Salvatore Pasquariello.

Era giovedì 12 marzo quando il Prefetto chiedeva formali delucidazioni al Governo Conte in merito alla possibilità di fare la spesa in un territorio ampio come la provincia di Sondrio, dove la densità abitativa è molto scarsa e dove vi sono alcuni comuni sprovvisti di punti vendita alimentari.

«Vi sono alcuni dubbi interpretativi determinati dalla particolarità di questa provincia, caratterizzata dalla presenza di piccoli comuni ubicati in un territorio molto esteso, sia dalla presenza di esercizi commerciali (soprattutto di rivendite alimentari) di dimensioni limitate» appuntava il Pasquariello.

Considerazioni a cui, a livello locale, era già stata data soluzione: «Nella riunione odierna del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, si è ritenuto, per ora, di adottare come criterio di massima, quello di consentire agli abitanti di quei Comuni che dispongono in maniera limitata di rivendite di generi alimentari e di prima necessità, la possibilità di accedere, eccezionalmente, ai territorio comunali vicini per gli approvvigionamenti dei prodotti succitati. Ciò anche al fine di non generare sovraffollamento nei negozi e/o supermercati esistenti in questi piccoli Comuni» aveva aggiunto il massimo rappresentante statale in provincia di Sondrio.

È cosi che due giorni dopo, sabato 14 marzo, con un'altra nota, questa volta rivolta a tutti i sindaci della provincia di Sondrio e a tutte le forze dell'ordine impegnate nei controlli del territorio per il rispetto delle disposizioni ministeriali anti-coronavirus, il Prefetto scriveva: «Nell’ottica di evitare in questa provincia la formazione di assembramenti e sovraffollamenti, condizione indispensabile insieme al rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie per contenere la propagazione del virus e la diffusione dei contagi, è auspicabile che i cittadini si distribuiscano equamente tra tutte le strutture di vendita presenti sul territorio».

«In attesa di acquisire dal Governo le indicazioni richieste si invita, nell’ambito delle ordinarie attività di verifica che gli spostamenti siano comunque giustificati da ragioni di necessità legate all’acquisto prodotti alimentari e di generi di prima necessità, a tener conto, in questa provincia, che gli stessi spostamenti possono essere consentiti anche presso strutture presenti nei Comuni diversi da quello di residenza, dimora o abitazione» specificava il Prefetto nella nota. 

Un'interpretazione, probabilmente corretta dal DPCM, che ha dato la possibilità a molti valtellinesi e valchiavennaschi di spostarsi, anche di diversi chilometri dalla loro abitazioni, per fare gli acquisti necessari (solo alimentari perchè unico genere acquistabile per legge lungo il fine settimana). Una corsa alla spesa favorita, inoltre, da alcuni messaggi, certamente superficiali, diffusi dalla catena di supermercati più presente in provincia di Sondrio ai suoi abituali clienti. Per onor di cronaca la stessa catena di supermercati valtellinese il giorno seguente ha riveduto e corretto i messaggi, chiedendo scusa alla popolazione se vi fossero stati fraintendimenti.

Dure le reazioni delle autorità a quanto accaduto. «Il prefetto di Sondrio ha dato l’interpretazione corretta del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri, ha fatto il suo lavoro. Io però posso dire che, anche se non si viene arrestati se si va a fare la spesa in un altro Comune, se è possibile è meglio non farlo. Se nel nostro paese ci sono negozi perché dovremmo spostarci? Che senso ha? Se invece nelle località in cui viviamo non ci sono negozi, allora andiamo nel paese confinante, ma non di più. E non ditemi che non c’è la possibilità di fare la spesa nel proprio Comune e nemmeno in quello vicino, non ci credo» ha commentato il presidente della Provincia di Sondrio, Elio Moretti, ricordando poi le numerose possibilità di farsi consegnare la spesa direttamente a casa. Un pensiero condiviso da molti tra amministratori locali e semplici cittadini.

I proprietari delle seconde case

Da quando è scoppiata l'emergenza coronavirus in provincia di Sondrio, era sabato 22 febbraio, la questione turistica è diventata di difficile gestione. Per una provincia vocata al turismo che da decenni costruisce la sua economia sul comparto turistico (per altro nel pieno delle attività invernali con fresche e copiose nevicate in quota) l'organizzazione e la tutela dei flussi turistici è divenuta via via, giorno dopo giorno, sempre più difficile. 

Se inizialmente in molti (sindaci e consorzi turistici in primis) hanno cercato di minimizzare la situazione per non destabilizzare il comparto turistico provinciale, tanto da invitare i turisti a continuare a frequentare la Valtellina, la situazione è velocemente mutata in pochi giorni.

In un primo momento la chiusura degli impianti di risalita, con le conseguenti disdette negli alberghi, era stata vista come una problematica seria, di natura economica (si pensi alle migliaia di addetti che nei vari settori economici legati al turismo in Valtellina e Valchiavenna hanno improvvisamente smesso di lavorare). Poi, con l'introduzione di misure sempre più stringenti e l'aumentare del numero di contagi da coronavirus, la preoccupazione per la salute delle persone è divenuta il tema centrale.

È per questo che, alla luce delle allarmanti notizie provenienti dal resto della Lombardia e dalle continue presenze di persone di altre province, soprattutto nei fine settimana, il Prefetto di Sondrio, nella nota sopracitata, datata giovedì 12 marzo 2020, scriveva al Presidente del Consiglio: «Vi è una problematica relativa ai proprietari di seconde case, cioè cittadini che hanno residenza fuori provincia, per esempio a Milano, che avendo una seconda casa in provincia di Sondrio, si trasferiscono in questo territorio provinciale nel fine settimana, spesso con il proprio nucleo familiare, per poi rientrare al lavoro all’inizio della settimana successiva».

Il giorno successivo, lo stesso Prefetto di Sondrio, Salvatore Pasquariello, con un videomessaggio aveva voluto avvertire i proprietari di seconde case perchè tenessero conto che venendo da fuori Sondrio avrebbero trovato dei controlli, invitandoli così a seguire alla lettera le indicazioni date secondo le quali la possibilità di spostarsi è consentita solo per casi di stretta necessità.

Parole decisamente poco ascoltate visto che nel fine settimana del 14 e 15 marzo scorso numerosi sindaci della provincia di Sondrio hanno lanciato l'allarme.

«L’ho già detto e lo ribadisco, di turismo viviamo, ma questo è il momento della responsabilità. Arrivare in valle, ora, per i villeggianti, può significare contagiarsi e contagiare gli altri. Con l’aggravante dei su e giù nei fine settimana. Senza dire che sono persone che, qui, non hanno l’assistenza medica anche perchè, in questo periodo, non è attiva la guardia medica turistica. Quindi, questa situazione deve finire. Anche ieri notte mi hanno segnalato arrivi» aveva dichiarato Renata Petrella, sindaco di Chiesa in Valmalenco. 

Parole condivise non solo in provincia di Sondrio, tanto che Uncem, Unione di Comuni ed Enti Montani, per voce del suo presidente, Marco Bussone, aveva dichiarato: «I comuni alpini non sono luoghi di villeggiatura per passare questi giorni di blocco delle attività economiche e scolastiche Non è questo il momento in cui fare i turisti. Evitiamo movimenti da e per le valli che non hanno senso. La montagna è accogliente, ma non ora».

Lunedì 16 marzo arriva il cortocircuito locale. Il presidente della Provincia, Elio Moretti, in occasione di una conferenza stampa per fare il punto della situazione coronavirus in Valtellina e Valchiavenna dichiara: «La provincia di Sondrio non ha assolutamente nulla contro i turisti, abbiamo bisogno e vogliamo i turisti, ci mancherebbe altro. In questo momento, però, al di là di quello che c’è scritto e non c’è scritto nei Dpcm, serve buon senso. Se un turista non ha necessità impellente di venire in provincia di Sondrio, come in qualunque altra parte, deve rimanere in casa. Se, poi, un turista ha la casa in provincia di Sondrio e ritiene che venire qui da noi lo tuteli maggiormente perché abbiamo numeri che raccontano una valle meno sfortunata di altre, va bene, ma poi deve restare nella seconda casa e rispettare le disposizioni».

Una dichiarazione in controtendenza con quanto affermato dalla maggior parte dei sindaci della Provincia che non sono passate inosservante. Numerose le proteste di valtellinesi allarmati, preoccupati perchè i proprietari di seconde case possano portare tra le vallate valtellinesi altri contagi di covid-19.

La parola fine alla questione seconde case arriva nella giornata di martedì 17 marzo 2020, ancora una volta dal prefetto di Sondrio, il quale, con una circolare, facendo riferimento alle "domande frequenti" (FAQ), pubblicate sul sito della Presidenza del Consiglio ha dichiarato come non sia possibile raggiungere la propria casa di vacanza in assenza di residenza o domicilio.

«La circolare del prefetto è stata richiesta a gran voce da tanti sindaci tra i quali il sottoscritto. Limita la possibilità di chi ha una seconda casa e proviene da fuori provincia di poter risiedere o domiciliare nel nostro comune ed evitare in tal modo contagio da parte di persone provenienti da luoghi a maggior diffusione del coronavirus e non mettere in crisi i servizi di emergenza per eccesso di popolazione» ha sottolineato il sindaco di Tirano, Franco Spada.

«Certamente la nostra provincia vive di turismo, ma per ogni cosa c’è il suo tempo e ora è il tempo di rimanere a casa. Le parole di Moretti sono parole che stupiscono, riconosca l’errore compiuto, ed inviti tutti a stare a casa piuttosto che muoversi e mettere a rischio la propria e l’altrui salute» hanno commentato i rappresentanti di Fratelli d’Italia Sondrio.

Parole ed opinioni contrastanti e divergenti che permettono, probabilmente, a tutti di interpretare le norme vigenti per contrastrare il proliferare del coronavirus in provincia di Sondrio a proprio piacimento. Questioni diverse che trovano una veloce ed univoca risposta: «Rimani a casa!».

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