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La fase 2 è iniziata: quando capiremo se la situazione resta sotto controllo?

Tenendo conto del tempo di incubazione del Covid-19, tra due settimane avremo un quadro credibile dell'andamento dell'epidemia in Italia. Ogni venerdì sarà misurato l'indice di contagio R0

Ci vorranno 10-14 giorni per capire come evolverà la curva epidemica dopo la fine del lockdown sancita il 4 maggio, tenendo conto che l'incubazione del virus varia dai 2 giorni alle 2 settimane. Il numero di contagi risalirà in modo sensibile? E' possibile, perché milioni di persone tornano a uscire di casa, in primis per andare al lavoro. Sono giorni delicati, e lo saranno ancora di più a metà maggio, il 18, quando riaprirà a meno di scossoni la gran parte delle attività. I virologi indicano la strada e guardano il calendario.

«La speranza è che gli italiani continuino a uscire con i 'piedi di piombo', in una sorta di libertà vigilata che possa consentire di contenere la diffusione del coronavirus. Dobbiamo però prepararci al peggio: nuovi casi possono emergere e questo lo dobbiamo tenere a mente come lo scenario più pesante e negativo che si possa avere. Scenario che può però essere un elemento su cui lavorare, per agire al meglio» dice all'Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano. «Occorreranno almeno 2 settimane per fare un bilancio della fase 2 in Italia - ricorda - dato che l'incubazione dell'infezione va da 2 a 11 giorni con una media di 5 giorni. Possiamo sapere, dunque, che almeno per 2 settimane non verremo 'richiusi'. Voglio ricordare a tutti i cittadini che se hanno dei sintomi devono contattare il medico di famiglia o la Asl, che devono abbondare piuttosto che lesinare in misure di prevenzione del contagio, auto-isolandosi in attesa di indicazioni e di una diagnosi per tutelare la propria famiglia e la comunità». 

Per aver una visione corretta sull'andamento dell'epidemia post-lockdown serviranno due settimane, ma con una media di incubazione del Covid di circa 5 giorni, anche prima potrebbero arrivare segnali importanti. «Per avere un primo bilancio dei nuovi casi di Covid-19 che si verificheranno nella 'fase 2' dovremmo attendere il tempo di incubazione che è in media di 5 giorni, ma prudenzialmente ne attendiamo almeno 14 - dice Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell'università di Padova, membro della task force Covid-19 del Veneto. - E potremo iniziare a capire cosa è successo con la riapertura parziale dell'Italia, se sarà cambiato il valore di R0, tenendo sempre presente che la percentuale di persone esposte al virus varia da regione a regione, ma si aggira attorno al 90-95%, anche se ad esempio in Lombardia sarà più bassa dato che i focolai sono stati più intensi». 

Fondamentale, per tenere sotto controllo la situazione, sarà la tracciabilità di tutti i contatti dei casi positivi: «Occorrerà seguire attentamente quello che succede e isolare i contatti primari - continua Palù -, ma anche secondari e terziari dei positivi, con la massima attenzione. E bisognerà sapere chi ha fatto il tampone, chi la sierologia. Il Veneto lo sta facendo anche grazie a un trial attivato con un certo numero di aziende, abbiamo tracciato alcune migliaia di soggetti anche grazie all'anagrafe di sorveglianza epidemiologica. Insomma, alcune regioni sono pronte, anche la Lombardia si sta adeguando, altre meno». 

Nelle prossime due settimane dovremo essere ancora più rigidi sulle nostre abitudini e comportamenti rispetto a quanto fatto finora, perché potenzialmente "potremmo andare incontro a un'epidemia ancora maggiore rispetto alla prima", continua l'esperto. 
"Questo rigore - conclude Palù - deve passare attraverso i controlli su chi sono i soggetti suscettibili e quelli in pre-esposizione, cioè quelli che sono venuti a contatto non solo un caso positivo, ma anche con un contatto di un caso positivo, o con un contatto di un contatto di un paziente positivo. Questo si può fare se si ha un'anagrafe dettagliata, un sistema di analisi epidemiologica con tamponi e test sierologici anche nelle aziende". Ecco, da questo punto non siamo messi benissimo, soprattutto in Lombardia. Ma, visto che anche i virologi sembrano navigare a vista, speriamo che almeno il caldo possa darci una mano.

Fonte: Today.it

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