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Impianti sci chiusi, il neoministro Garavaglia: «Danni per 4,5 miliardi, servono risposte immediate del Governo»

Il presidente lombardo, Attilio Fontana: «La mancata riapertura? Una doccia gelata»

Risposte immediate, indennizzi concreti, politiche del lavoro adeguate per gli 'stagionali' rimasti fermi a causa della chiusura degli alberghi per oltre 10 mesi, nuove modalità di programmazione per le scelte dell'Esecutivo nazionale e recupero della competitività del sistema Montagna, fondamentale per il turismo italiano. Questi i punti essenziali dell'intervento del ministro per il Coordinamento di iniziative del settore del Turismo, Massimo Garavaglia, intervenuto in conferenza stampa a Palazzo Lombardia insieme al presidente Attilio Fontana e agli assessori regionali Massimo Sertori (Montagna ed Enti locali) e Lara Magoni (Turismo, Marketing territoriale e Moda).

«Abbiamo voluto capire l'entità del danno subito dagli operatori della montagna - ha detto Garavaglia - a causa della scelta del Governo: i danni vanno indennizzati, non si parla di ristori. Abbiamo raccolto suggerimenti concreti per poter dare una risposta subito, già nel prossimo decreto. Sappiamo che è in arrivo il Decreto 'ristori quinquies': le prime risposte devono essere contenute nel testo del Decreto in modo siano operative da subito e non in sede di conversione, con gli emendamenti, perché si perderebbe altro tempo».

«In un documento condiviso dalle Regioni la valutazione del danno, esclusi gli impianti e le funi - ha evidenziato il ministro Garavaglia rispondendo alle domande dei giornalisti - è di circa 4,5 miliardi. E' stata portata all'attenzione del precedente Governo e già depositata, va data una risposta. A queste vanno aggiunte le risorse per gli impianti, va fatta una valutazione e una quantificazione concreta. Sicuramente una quota importante dei 32 miliardi previsti dal prossimo Decreto andranno alla montagna. Ne discuteremo con il Ministero dell'Economia e delle Finanze».

«La montagna finora è stata dimenticata - ha continuato - al sistema montagna è arrivata finora qualche briciola e purtroppo ci sono stati alberghi che non hanno lavorato per 10 mesi, ci sono stagionali che quest'anno non avranno la possibilità di proseguire la loro attività. Gli investimenti concreti devono andare in questa direzione, individuando soluzioni, con le politiche del lavoro».

Prospettiva

«Per ripartire - ha aggiunto - servono due cose: la programmazione, perché non si può sapere il giorno prima cosa succede il giorno dopo), bisogna avere il tempo per programmare con serietà cosa succederà quest'estate e cosa accadrà nella prossima stagione; l'altro elemento è lavorare per mantenere la competitività del sistema montagna che è importantissimo per il nostro Paese e per l'industria del turismo. Non possiamo permetterci di perdere competitività verso i nostri Paesi competitor e quindi usare bene le risorse del Recovery per fare investimenti mirati, efficienza energetica, intervenire sugli impianti in modo che quando si riparte lo si faccia alla grande, come la nostra montagna sa fare».

Il commento di Attilio Fontana

«Il Governo riveda modalità e tempi con cui si decidono i cambiamenti di colore e le riaperture, così è schizofrenico e non va nella direzione di contrastare efficacemente epidemia - ha commentato Attilio Fontana -. Abbiamo ascoltato il grido di dolore di tanti operatori, dei sindaci e dei rappresentanti delle Comunità montane. Ci hanno espresso la loro angoscia e disillusione perché questo può essere davvero un colpo decisivo per le sorti di tanti comprensori».

«La contestazione principale - ha chiosato Fontana - è anzitutto al metodo. Meno di una settimana fa il Cts aveva dato il via libera alla riapertura degli impianti, i gestori si erano attrezzati e noi avevamo emesso un'ordinanza per riprendere le attività sciistiche nel rispetto delle regole concordate fra Regioni, Governo e Cts. La nostra, in particolare, prevedeva riaperture al 30%. Purtroppo all'ultimo momento è arrivata questa doccia gelata che ha bloccato la ripartenza. Da parte di tutti si sono sollevate una serie di richieste, di ristori e di risarcimenti del danno».

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