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Sentenza importante

Concessioni idroelettriche: i produttori dovranno pagare i canoni aggiuntivi

La corte di cassazione ha rigettato i ricorsi di A2A ed Edison

Sono di fresca pubblicazione le ordinanze della Corte di Cassazione - Sezione Unite Civili che rigettano i ricorsi di A2A e Edison rispetto alle deliberazioni di Regione Lombardia sulla prosecuzione in via transitoria nell’esercizio delle derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico nonché la determinazione della misura del canone aggiuntivo.

La corte ribadisce la legittimità della richiesta del canone aggiuntivo confermando quando già detto dalle sentenze del Tribunale Superiore delle acque pubbliche. "Con questo pronunciamento la questione dovrebbe essere definitivamente chiarita ed i produttori dovrebbero pagare quanto dovuto - commentano con soddisfazione dal comitato del grande idroelettrico della provincia di Sondrio -. Molto interessanti le motivazioni e le osservazioni della Cassazione rispetto alla prosecuzione in via temporanea di una concessione già scaduta:

  • il canone aggiuntivo rappresenta di fatto il corrispettivo per lo sfruttamento supplementare della derivazione idrica nonché della gestione dell’impianto nonostante l’ammortamento ormai completato. (“principi giustificano l’imposizione del canone aggiuntivo che, lo si ripete, è «correlato al beneficio aggiuntivo ottenuto dal concessionario uscente tramite la prosecuzione, anche se temporanea, della gestione della derivazione mediante l’impiego protratto di risorse naturali ed impianti già del tutto ammortizzati») 
  • il periodo successivo alla scadenza della concessione, periodo in cui, come queste Sezioni Unite hanno già rilevato, il concessionario uscente gestisce l’impianto «in via di fatto e per conto della Regione» 
  • la corte inoltre esclude i profili di illegittimità costituzionale come invece richiesto dai ricorrenti.
  • la corte conferma la legittimità della Regione nel quantificare il valore del canone aggiuntivo.

"Quanto dice la Cassazione ricalca quello che sostiene il comitato. Le concessioni sono scadute e i beni bagnati sono nella disponibilità della Regione. Non ci sono motivi per non andare ad un rinnovo con procedure di evidenza pubblica per ottenere più vantaggi per ambiente e territori montani. A meno che la strategia non sia quella di andare avanti con i permessi temporanei chiedendo man mano qualche euro in più - concludono i rappresentanti del comitato -. La prosecuzione temporanea è un grosso vantaggio per i concessionari scaduti e non si capisce perché queste aziende non vogliono pagare quanto dovuto. Se fossero aziende vicine al territorio dovrebbero pagare tutto il richiesto ed investire parte degli utili per portare lavoro in montagna dove sfruttano la risorsa per produrre energia. Ci preoccupa questo silenzio assordante su questi pronunciamenti. I territori hanno bisogno di queste risorse e di un piano per spenderle al meglio". 

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