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Davide Van De Sfroos: "Manoglia è un inno alla vita"

Venerdì 13 ottobre è uscito il primo album acustico del cantautore lariano: l'intervista

La prima sensazione che si prova ascoltando le nuove canzoni di Manoglia, ottavo lavoro di inediti di Davide Van De Sfroos uscito venerdì 13 ottobre, è quella di un piacevole stupore. Non solo per le nuove sonorità acustiche che avvolgono l'album ma soprattutto per la mai esaurita vena poetica su cui si regge. Risalendo il lago di Como per raggiungere De Sfroos nella sua Tremezzina emerge lentamente tutta la strada fatta da un'artista che non ha mai cercato scorciatoie, che ha dato e ricevuto, che ha pagato e avuto, che ha visto l'ombra ma non si è mai arreso alle tenebre. Dentro, nel profondo della sua anima, la luce non si è mai spenta. E Manoglia è la luminosa dimostrazione di come le fragilità che covano in noi possano anche trasformarsi in pillole di salute per sé stessi e per gli altri.

Ogni  incontro con De Sfroos è innanzitutto un viaggio, un viaggio in compagnia di un uomo che non dimentica, di un artista che al rumore delle autostrade ha sempre preferito le voci dei vicoli stretti: "Tu sei stato, me lo ricordo sempre, uno dei grandi sostenitori di un mio disco acustico. Ma non è Nebraska, soprattutto liricamente un album che ricordiamo tutti desolato e spettrale. Manoglia è una carezza alla vita anche quando ti ritrovi in mano sono le sue foglie che cadono. Con Manoglia ho cercato di raccogliere i molti frammenti intimi che avevo conservato in un cassetto. Ad esempio Zia Nora parla della mia iniziazione a questo percorso di narrazione. Con lei ho trascorso parte della mia infanzia, è stata una sorta di guru depositaria di leggende, fantasmi, superstizioni e spiritualità di paese ma con una grande apertura alla mia passione per la fantascienza che ha sempre saputo integrare nelle sue storie. Grazie a lei, e a personaggi come El Giuvanonn, ho iniziato a viaggiare. E in questo disco tutto riaffiora come una piacevole nostalgia".  

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La ballata del mascheraio, forse il pezzo più bello del disco, è assolutamente aderente al clima di umanità che si respira in queste 11 nuove tracce firmate da De Sfroos: "Quando fai una maschera che ride non puoi essere triste. E quando la fai arrabbiata non puoi essere cattivo, perché magari poi la indossa qualcuno che ha paura e dietro la maschera vuole solo nascondere le sue ferite". Manoglia è quindi un disco in cui le fragilità umane non sono narrate con disperazione ma anzi con quella luce che apre nuovi orizzonti. Il tutto immerso in un ambiente naturale: "La natura non prende la mira, arriva nel bene o nel male: un raggio di sole, così come una tempesta, toccano tutti, buoni e cattivi. Noi invece la natura, che può essere estremamente generosa ma anche inevitabilmente prepotente, spesso la usiamo senza capirla. E allora più che prendere una nave per partire, mi sono messo sulla riva a farmi attraversare da tutto ciò che accade". 

Un disco acustico, sì, ma con tante nuove intuizioni musicali: "Innanzitutto ho chiesto a Gianpiero Canino (il suo manager, ndr) e a Silvio Centamore che gestisce la sala di registrazione di poter lavorare in questo modo: incidere tutti i pezzi chitarra e voce e poi giocarci con gli altri strumenti. In alcuni abbiamo poi capito che volevano solo il pianoforte, altri invece si sono arricchiti di suoni acustici e quindi abbiamo lavorato tutti insieme sull'ossatura del disco. Dal vivo (data di debutto all'Arcimboldi di Milano, ndr) ho i musicisti che volevo per riportare integre sul palco le canzoni di Manoglia. Il fatto che saremo nei teatri ci permetterà di mantenere questo mood, anche lavorando su una scaletta che porti pezzi da altri dischi in sintonia con questa atmosfera". 

de sfroos foto alessio Pizzicanella

Di De Sfroos, come detto, dopo tanti anni di carriera colpisce la freschezza lirica delle sue canzoni, la voglia di essere ancora un narratore sognante del nostro tempo: "Succede quando le cose le vivi ancora, accade se hai voglia di ascoltare o anche semplicemente di osservare ciò che ti circonda; la vita, attraverso le persone o la natura, ha sempre qualche segreto da raccontarti. Mai come in questo tempo ho dovuto cercare un rifugio dove ritrovare una dimensione umana che mi permettesse di vivere il presente senza per forza rincorrere il passato".

Cosa si prova quando alla fine ci si trova tra le braccia un altro figlio come Manoglia? "La soddisfazione più grande l'ho provata quando mi hanno portato a casa il vinile e l'ho messo sul giradischi per la prima volta al tramo. Ascoltandolo mi sono detto che era esattamente ciò che avevo immaginato quando ho iniziato a lavorarci. Un disco che sento appartenermi molto anche quando cerco di mantenere un certo distacco emotivo. Non volevo che ci fossero canzoni fuori contesto e così è stato. Io credo che Manoglia lo si debba ascoltare abbassando le difese, come fosse un antidoto alla tristezza".  

Per cogliere la bellezza della vita, ma soprattutto per riportarla nelle canzoni, occorre tanta sensibilità, un'arma a doppio taglio che spesso porta sofferenza personale: "La sensibilità tanto dà e tanto toglie. Ma se tu metti su carta solo le tue sensazioni di angoscia e tristezza dovute alla complicata relazione con mondo che ci circonda, finisce che rendi contagioso il tuo disagio. Se invece metti su disco la via che hai usato per proteggerti e difenderti, allora tutto questo può essere utile anche agli altri, come una cura". 

Dopo tanti anni di carriera, dopo molti dischi, ancora colpisce l'affetto che accompagna la musica di De Sfroos: "Credo di capire perfettamente quello che dici. Mi rendo conto di essere circondato da un popolo che è come una famiglia, che torna ai concerti sentendo il bisogno di esserci. Tutto questo porta una grande responsabilità e spesso mi chiedo del perché ci sia ancora così tanta attenzione per delle canzoni. Ma forse le persone che vengono ai miei concerti chiedono solo di stare bene, nulla di più". 

Per chiosare, un altro elemento, nemmeno secondario, che aiuta anch'esso a dare un senso fisico a tutta questa musica: "Con il mio management e con la mia casa discografica BMG, abbiamo deciso di pubblicare questo album solo in formato fisico e in download digitale e non in streaming. Il tema che mi sono posto è principalmente legato al fatto che le piattaforme streaming siano sempre più orientate a supportare e promuovere musica di artisti che suonano generi diversi dal mio. Confortato anche dal successo del disco del mio amico Francesco Guccini, che non fu pubblicato in streaming, abbiamo deciso di seguire la stessa strategia e proporre al mio pubblico questo mio nuovo album a cui tengo tantissimo soltanto in formato vinile, cd o download". 

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