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Il Governo impugna la legge regionale sulle grandi derivazioni idroelettriche

Dubbi di legittimità sulla norma di Regione Lombardia. Sertori: «Non mi stupisce. Noi siamo dalla parte dei territori mentre da Roma seguono le logiche dei concessionari»

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ha esaminato sei leggi delle Regioni e delle Province Autonome e ha deliberato di impugnarne quattro. Tra queste quattro anche la legge della Regione Lombardia n. 5 del 08/04/2020, che 'Disciplina delle modalità e delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche in Lombardia.

Secondo il Governo le modifiche introdotte in materia da Regione Lombardia, soprattutto alcune norme riguardanti le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico violano gli articoli 9 e 117 della Costituzione, che attribuiscono allo Stato la competenza legislativa in materia di ordinamento civile e tutela del paesaggio.

Modifiche lombarde che violano altresì l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione, con riguardo alla materia produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, nonché gli articoli 42 e 43 della Costituzione i quali impongono alla legge di "riconoscere un indennizzo ai privati che subiscano limitazioni nella disponibilità di beni di loro proprietà o necessari per lo svolgimento di un'attività d'impresa".

La reazione di Sertori

«Non sono assolutamente meravigliato che il Consiglio dei Ministri abbia impugnato la Legge regionale sull'assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, perche' bastava leggere le bozze di legge del Partito Democratico che recentemente hanno cercato di far approvare. Evidentemente c'e' chi sta dalla parte dei territori e chi dei concessionari, tanto e' vero che una delle proposte di legge del Partito democratico prevedeva il condono tombale di circa 50 milioni di euro di canoni aggiuntivi che i concessionari devono alle Regioni» ha commentato l'assessore regionale agli Enti locali, Montagna e Risorse energetiche, Massimo Sertori.

«La legge nazionale approvata nel 2018, che qualcuno ha avuto il coraggio di criticare - ha aggiunto Sertori - e' arrivata dopo vent'anni di assoluta inerzia da parte dei governi che si sono succeduti e che non hanno reputato importante legiferare in materia. Tale legge andava inoltre a sanare l'infrazione comunitaria a carico del nostro Paese. Cio' detto, leggeremo nel merito le osservazioni dell'impugnativa e, qualora ci fossero delle osservazioni accoglibili e sensate avremo modo di valutarle e di recepirle». 

«Per le altre - conclude l'assessore - provvedera' la Corte Costituzionale a decidere chi ha ragione. Una cosa e' chiara, ovvero che ci sono due visioni: quella del territorio e della montagna che recita la legge regionale approvata lo scorso 31 marzo, e una che vuole centralizzare tutto a Roma allontanando le risorse dai territori montani e, per quanto legittime, segue palesemente le aspettative dei concessionari».

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