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Asilo nido privatizzato, taglio di personale e aumenti alle tariffe: cresce il malcontento a Sondrio per le novità del Comune

L'attacco della minoranza: «L'Amministrazione spende per iniziative voluttuarie, che portano facile consenso, a discapito dei servizi essenziali alle persone, che costano fatica, denaro e sono meno visibili e utili a fini di propaganda»

Cresce a Sondrio il malcontento per la gestione dei servizi scolastici comunali alla luce delle importanti novità che la Giunta Scaramellini vorrebbe introdurre nei prossimi mesi. A farsi carico delle preoccupazioni di operatori e genitori i gruppi di minoranza eletti a palazzo Pretorio del centrosinista: Sondrio 2020, Sondrio Democratica, Partito Democratico, Sinistra per Sondrio e Lista civica Giugni.

«Quelle approvate dalla Giunta per servizi scolastici del Comune di Sondrio sono pessime novità ed a farne le spese sono il sistema scolastico e di istruzione della Città oltre che le tasche delle famiglie» si legge in una nota congiunta dei gruppi di minoranza. Il riferimento è alle quattro recenti novità pensate per il settore Istruzione, gestito dall'assessore Marcella Fratta.

«Il segnale, peraltro, è in sintonia con la propensione di questa Amministrazione a prediligere le spese per iniziative voluttuarie, che portano facile consenso, a discapito dei servizi essenziali alle persone, che costano fatica, denaro e sono, del tutto evidentemente, meno visibili e utili a fini di propaganda» hanno rimarcato senza troppi giri di parole i consiglieri comunali.

Di seguito proponiamo per interno il comunicato stampa dei gruppi di minoranza con le loro perplessità e critiche alle novità pensate dall'Amministrazione comunale di Sondrio per il settore dell'istruzione cittadina.

L'esternalizzazione dell'asilo nido "La Coccinella"

Dal prossimo anno scolastico, l'asilo nido "La Coccinella" non sarà più comunale, ma verrà dato in gestione su appalto a privati. Queste le parole, chiare e inequivocabili, pronunciate dall’Assessore Fratta nel corso del consiglio comunale del 29 novembre 2019, a fronte di una specifica interrogazione da parte dei gruppi di minoranza.

La motivazione? Ufficialmente la difficoltà nel garantire le assunzioni necessarie di personale a fronte della collocazione a riposo di alcuni educatori. In realtà la scelta di esternalizzare il servizio è squisitamente politica, ed è un grave e inequivocabile segnale di disimpegno da parte dell’Amministrazione. 

Il Comune, infatti, non solo può assumere personale, essendo venuti meno gran parte dei blocchi al turn-over, ma lo sta facendo in molti altri settori: basti pensare che per il solo anno 2019 sono stati indetti o sono in fase di svolgimento concorsi per l’assunzione di 14 dipendenti: 5 destinati alla Polizia Locale, 3 all’Ufficio Tecnico, 6 a Uffici amministrativi vari.

Ciò significa che, se solo si fosse voluto, si sarebbe potuto predisporre un piano di assunzioni anche per sostituire le unità di personale che verranno a mancare al Nido.

E ciò significa anche che questa Amministrazione ritiene che vi siano settori di serie A, che meritano assunzioni per sostituire il personale in quiescenza, e settori di serie B, dove non si ritiene di investire.  L’asilo Nido e i servizi per l’infanzia appartengono, purtroppo, a questo secondo settore.

Le locuzioni ambigue che vengono utilizzate nelle comunicazioni alle famiglie e nei comunicati stampa, laddove si parla di “ricerca di diverse modalità organizzative”, oltre ad essere indici di malafede, non superano il dato reale: o il servizio è gestito dal Comune e, quindi, sono responsabilità diretta dell’Amministrazione anche il progetto educativo, il rapporto con i dipendenti e le famiglie; oppure, come si vuol fare, il servizio è dato in gestione a un privato terzo, sulla base di un bando di gara e di un progetto nel quale contenuti ed aspetti economici vanno di pari passo. 

Al Comune resterebbe il potere/dovere di verifica circa l’adempimento degli impegni assunti, ma con scarse possibilità di controllo e ancora minori possibilità di sanzione contrattuale.

La preoccupazione per l’esternalizzazione del servizio è quindi rivolta sia alla possibilità in concreto di mantenere gli standard di qualità fino ad oggi garantiti, sia alla tutela della professionalità acquisita dal personale, che verrebbe (presumibilmente) collocato in comando esterno, ma assoggettato alle direttive di un datore di lavoro privato -usualmente una cooperativa- e impegnato a rendere remunerativa l’attività.

Impossibile, del tutto evidentemente, in queste condizioni garantire il necessario rapporto utenti/educatore; garantire -se non sulla carta- il rispetto degli orari di lavoro e la parità di trattamento tra lavoratori, alcuni dei quali assunti dal privato e con contratti diversi; assicurare -se non sulla carta- la formazione e l’aggiornamento del personale…

Non ultimo, questo segnerà l’addio a una formazione e istruzione pubblica per la prima infanzia, non essendovi altre realtà pubbliche in Città, con buona pace dei principi di inclusione e parità di accesso sottesi all’azione dell’Ente Pubblico. Ci sarà un risparmio di spesa? Forse, ma nemmeno questo è stato chiarito.

In ogni caso, il risparmio ricadrà sulla pelle dei bambini e delle famiglie, a nulla rilevando, evidentemente, che il Nido sia, da sempre, uno dei fiori all’occhiello del Comune, grandemente apprezzato dalle famiglie e dagli utenti.

Tagli agli assistenti alla mensa a discapito degli studenti più bisognosi

Con l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021 il Comune non coprirà più i costi degli assistenti alla mensa nelle scuole che osservano il tempo pieno. Vale a dire di quegli educatori addetti alla cura e all’educazione degli alunni presso i centri di refezione, nell’ora e mezza di pausa tra le lezioni mattutine e quelle pomeridiane.

A che cosa servisse l’assistenza scolastica è presto detto: a liberare risorse di personale docente per le attività propriamente didattiche curricolari, e a consentire le compresenze a sostegno degli alunni più fragili e bisognosi di attenzione individualizzata.

Come è noto nessuno dei plessi cittadini si vede assegnare personale docente per il numero di ore necessarie a coprire il tempo lungo (pari a 44 ore settimanali): la coperta corta dell’insufficiente assegnazione di insegnanti è infatti sempre stata completata liberando le risorse di docenti nel periodo della pausa mensa. 

Così non sarà più per il futuro, con un taglio di risorse che produrrà gravi disagi alle scuole cittadine, che dovranno senz’altro rinunciare alle compresenze di insegnanti in classe (a sostegno degli alunni più bisognosi) e, forse, saranno costrette a ridurre il tempo scuola.

Trasporto scolastico a pagamento verso le frazioni

In barba alle proclamazioni di voler sostenere le frazioni e la vivibilità nelle stesse, anche attraverso la tutela delle scuole per l’infanzia e primarie, viene introdotto il pagamento per il trasporto scolastico degli alunni frequentanti i plessi delle frazioni di Triangia e Ponchiera.

Verranno chiesti 100 euro all’anno: una contribuzione anche per i residenti in città, per i quali il trasporto scolastico non sarà più gratuito, e che certo non favorirà le iscrizioni e il mantenimento delle scuole frazionarie.

Aumento delle rette per la mensa scolastica

L’aumento delle rette delle mense scolastiche è nascosto in una tabella di difficile intelligibilità, allegata alla delibera di Giunta 361/2019. Ma i conti sono presto fatti attraverso il sistema di interpolazione lineare: chi ha un ISEE compreso tra 10.000 euro ed 19.000 euro si vedrà aumentare le rette. Un esempio: il costo pasto per chi ha un ISEE di 16.000 euro passerà da 3,06 euro a 3,63 euro, con un aumento del 18%.

Ci si chiede: hanno senso tagli e aumenti di tariffe, quando, in altro settore, si spendono 100.000 euro per una cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi dei Sordi che si terranno -come è logico- nelle località sciistiche della Valle?

I consiglieri dei gruppi:
Sondrio Democratica
Sondrio 2020
Partito Democratico
Lista civica Giugni
Sinistra per Sondrio

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